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Politiche universitarie

L'istruzione superiore nell'Ue e l'Azione Jean Monnet


 
 
01 febbraio 2007
di Jàn Figel'*
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Venerdì 24 novembre 2006, il commissario europeo per l'Istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo, lo slovacco Jàn Figel', ha tenuto nell'aula magna del palazzo centrale dell'università di Catania la lezione inaugurale del seminario di apertura del "Jean Monnet project 2006/ 2007", con una relazione sul tema "L'Azione Jean Monnet nel contesto delle politiche di alta formazione nell'Unione europea".
L'incontro, che è stato aperto dagli indirizzi di saluto del rettore Antonino Recca e del direttore del dipartimento di Scienze economico-agrarie ed estimative (Diseae) Francesco Bellia, è stato organizzato dal Diseae e dalla cattedra ad personam "Jean Monnet" dell'università di Catania «integrazione economica europea nelle aree rurali», coordinata dal prof. Filadelfio Basile.
In occasione della sua giornata catanese, inoltre, il commissario Figel' ha incontrato i rettori delle quattro università siciliane per un confronto sui temi della didattica e della ricerca e sulle opportunità offerte dall'Unione europea per gli atenei meridionali, in termini di incentivi di sostegno allo sviluppo e all'innovazione tecnologica.

Vorrei iniziare questo mio intervento con una nota personale. Ringrazio di tutto cuore il professor Filadelfio Basile per avermi invitato qui con voi. Il professore non lo sa, ma il suo invito mi ha consentito di colmare una grave lacuna nella mia vita. Pensate, in tutti questi anni non ero mai venuto in Sicilia. Quindi, alla fine di questa giornata sarò doppiamente felice, perché avrò visitato la vostra bella università e questa straordinaria terra.

L'università di Catania partecipa attivamente alla rete Jean Monnet fin dall'inizio, ha un dinamico Centro di eccellenza, sotto l'abile guida del professor Fulvio Attinà, e ben nove "moduli" Jean Monnet. Inoltre, l'attività di studio dell'integrazione europea dei professori Basile, titolare di una cattedra Jean Monnet ad personam, Maugeri e Longo, hanno fatto crescere fino a quattro le cattedre Jean Monnet. Insomma, Catania è senza dubbio un centro di punta degli European studies e mi congratulo perciò con tutti voi.

Far parte dell'azione Jean Monnet significa far parte di una rete globale che oggi comprende 720 cattedre e 112 centri di eccellenza in 60 paesi di tutti i continenti. Il vostro lavoro di sensibilizzazione e di informazione è di importanza straordinaria. Grazie a voi, c'è una conoscenza molto migliore della complessità, o forse dovrei dire dei misteri, dell'Europa unita. 

Programma di modernizzazione relativo al settore università in Europa
Oggi vorrei introdurre il tema del futuro dell'istruzione superiore in Europa. Sono certo che voi - in qualità di professori, ricercatori, studenti - siate molto interessati alla riflessione su quale università vi piacerebbe nei prossimi anni.

Le sfide. Ciascuno di noi concorda sul fatto che le università sono elementi trainanti fondamentali per lo sviluppo ed il benessere dell'Europa. La loro importanza crescerà sempre più in futuro poichè l'Europa si muove lungo un percorso indicato che la trasformerà in una società, e in un economia, basata sulla conoscenza. L'istruzione superiore dovrebbe pertanto favorire questa ambizione essendo un meccanismo per la creazione e la trasmissione di conoscenza e capacità professionali, un generatore di innovazione, e un catalizzatore per il dibattito sociale e culturale.

Tuttavia, l'istruzione superiore non ha la possibilità di manifestare pienamente il suo potenziale, a causa del modo in cui è attualmente strutturata, governata e finanziata. Vi sono infatti delle significative differenze di interpretazione rispetto ad altri sistemi universitari nel mondo. Vi illustro questi punti.

Principalmente, noi rimaniamo ben indietro rispetto agli Stati Uniti e alcuni paesi asiatici in termini di partecipanti all'istruzione superiore. Il tasso di accesso nell'attuale Unione europea a 25 stati è mediamente appena il 56% della popolazione giovane (tra i 20 e i 24 anni), ma in alcuni stati membri scende fino al 29%. Negli Stati Uniti è dell'81% e sopra l'80% in Corea del Sud.

In secondo luogo, le nostre università hanno perduto terreno nel settore della ricerca. Noi abbiamo una porzione sempre minore di brevetti e premi Nobel rispetto agli stessi Stati Uniti, così come è inferiore a quello degli Usa la percentuale di prodotto interno lordo europeo destinata alla ricerca universitaria. E chiaramente gli Stati Uniti sono una sede di ricerca molto attraente, parecchie aziende multinazionali europee ad esempio svolgono gran parte della loro ricerca attraverso le loro affiliate nel Nord America.

In terzo luogo, una delle più rinomate graduatorie internazionali delle università indica che l'Europa ha solo due istituzioni tra le principali venti al mondo. Queste classifiche dovrebbero essere interpretate cum grano salis, ma tuttavia hanno una loro importanza. Infatti ci suggeriscono la necessità di incrementare il nostro impegno per raggiungere i più alti livelli di eccellenza, a partire dal nostro «punto di forza», ossia le oltre 200 istituzioni europee che rientrano fra le «top 500». Questo dato conferma il potenziale dell'istruzione superiore in Europa: il valore medio è già molto buono; adesso occorre promuovere anche l'eccellenza. Abbiamo tutto ciò che ci serve, possiamo puntare a riguadagnare la nostra supremazia mondiale nel settore dell'istruzione superiore.

Risposta alle sfide. Negli ultimi anni, noi della Commissione europea stiamo lavorando intensamente ad un'agenda per l'istruzione superiore che miri ad elevare il livello europeo. Il nostro ultimo sostanziale  contributo è una «comunicazione» su come modernizzare le università europee, ufficializzata nel maggio scorso. Eccone alcuni punti.


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Abbattimento delle barriere. Entro il 2010 il nucleo delle «riforme di Bologna» dovrebbe essere attuato. Entro il 2015, almeno un terzo di tutti gli studenti di master e un quinto dei laureati di primo livello dovrebbero avere trascorso almeno un periodo all'estero, e qui programmi quali Erasmus saranno di grande supporto. Il principio di mobilità sta espandendosi rapidamente. Per esempio, la mobilità è assolutamente obbligatoria all'Università di Lussemburgo da poco fondata. Come corollario a questo aspetto, è inoltre essenziale che il riconoscimento dei titoli e delle qualifiche ottenuti in altri stati membri sia più semplice e rapido. È grazie alla possibilità di riconoscere i titoli che gli europei del futuro viaggeranno all'interno dell'Unione, come cittadini piuttosto che come turisti.

Questo è il motivo per cui abbiamo proposto un EQF ("European Qualifications Framework") per l'apprendimento permanente (lifelong learning).

Gli europei spesso incontrano ostacoli nel momento in cui si spostano da un paese all'altro per motivi di studio o lavoro. L'EQF fornirà un linguaggio comune per descrivere le qualifiche che supporteranno governi, impiegati e individui a comparare i titoli nei vari sistemi, rendendoli più facilmente trasferibili e promuovendo la mobilità.

Fornire le giuste qualifiche per il mercato del lavoro. Una delle maggiori preoccupazioni per il sistema di istruzione superiore in Europa è che le nostre università producano troppi disoccupati con un elevato livello d'istruzione. Ciò avviene perché le istituzioni di istruzione superiore dovrebbero essere maggiormente responsabili dell'integrazione dei propri laureati all'interno del mercato del lavoro, sebbene questo compito non rientri fra quelli tradizionali delle università. Ritengo invece che non vi sia affatto contraddizione tra un impegno allo sviluppo e alla diffusione della conoscenza e la determinazione a preparare i laureati fornendo loro tutto ciò che necessita per riuscire nel posto di lavoro e nella vita.

Ricoprire il divario relativo ai fondi. Negli ultimi decenni, la popolazione studentesca in Europa è cresciuta, ma le risorse disponibili per lo studente all'interno delle università hanno avuto un calo. Il divario relativo alle risorse con le università statunitensi è di circa 10.000 euro per studente all'anno. Questo è insostenibile. Noi diciamo agli stati membri che, entro il 2010, il finanziamento totale per l'istruzione superiore non dovrebbe essere inferiore al 2% del prodotto interno lordo nazionale. Al momento la proporzione è: Stati Uniti 2.7% - di cui lo 0.9% di provenienza pubblica e l'1.8% privato -, Unione europea appena l'1.15%.

Si noti che la differenza maggiore con gli Stati Uniti è nel settore del finanziamento privato. Se intendiamo occuparci seriamente del futuro delle nostre università, fondi ulteriori dovrebbero pertanto giungere da altri canali privati. La «comunicazione» raccomanda inoltre di puntare sul sostegno sia nel settore dell'istruzione che della ricerca. Questo è un aspetto fondamentale: non dobbiamo pensare di dirottare una maggiore quantità di denaro alle università, solo per far sì che queste possano portare avanti le loro attività come al solito. In molti Paesi europei, l'istruzione superiore ha seriamente bisogno di riforme: direzione, responsabilità sociale ed economica, e legami ravvicinati con l'industria sono solo alcuni dei punti che mi vengono in mente. Il punto principale è che l'istruzione superiore necessita maggiori fondi per portare a termine finalmente un concreto processo di modernizzazione; e non certo per mantenere lo status quo. Ciò che abbiamo in mente è un migliore e maggiore investimento.

Creare una reale autonomia e responsabilità. Le università dovrebbero inoltre essere più libere. Noi riteniamo che i governi dovrebbero dare una direzione strategica per l'istruzione superiore nella sua globalità, stabilire delle politiche per l'accesso, la diversità e il finanziamento. All'interno di tale quadro, le università dovrebbero avere la libertà e la responsabilità di sviluppare i loro profili, le missioni e le strategie. Autonomia e responsabilità sono due facce della stessa medaglia.

In tale contesto, vorrei parlare del piano della commissione per la creazione di un "European Institute of Technology". Nel febbraio del 2005, il presidente della commissione europea, Juan Manuel Barroso, ha presentato questa idea come parte del programma di medio-termine di revisione della strategia di Lisbona. L'Istituto dovrebbe essere un fiore all'occhiello per l'eccellenza nel campo dell'istruzione superiore, la ricerca e l'innovazione, in relazione a tre importanti obiettivi.

. Primo: riunire istituzioni eccellenti e persone di talento per potere arrivare ad essere tra i migliori al mondo.

. Secondo: creare un polo d'attrazione per la cooperazione tra mondo accademico e imprese.

. Terzo: agire come modello di cambiamento, esemplificando i benefici di una struttura moderna e flessibile. Questo è importante poiché i settori interdisciplinari emergenti richiedono nuove metodologie di lavoro dinamiche e flessibili e nuovi modelli di governance.

I leader nazionali dell'Ue hanno dato la loro approvazione all'EIT al meeting informale tenutosi il 20 ottobre 2006 in Finlandia. Ciò significa che - se tutto va secondo le linee pianificate - nel 2008 potranno iniziare le attività.

Lasciatemi approfondire gli ultimi due punti nella nostra «comunicazione»:

. Riconoscere e premiare l'eccellenza;

. Migliorare l'immagine delle università europee nel mondo.

In altre parole, riportare l'eccellenza al centro dell'agenda delle università europee è il "cuore" del nostro programma nel settore dell'istruzione superiore in Ue.


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Programma di formazione permanente e Jean Monnet
Vi anticipo alcune novità: il nostro programma di formazione permanente relativo al periodo 2007-2013 è stato approvato potrà essere operativo già dai primi mesi del 2007. Con un budget totale di 7 miliardi di euro, il programma supporterà l'interscambio, la cooperazione e la mobilità tra istruzione e sistemi di formazione all'interno dell'Ue, assegnando la principale responsabilità alle autorità nazionali e regionali. Noi ci muoviamo, infatti, sempre osservando il principio di sussidiarietà.
Il programma di formazione permanente integra i suoi pilastri all'interno di uno spazio coerente per l'istruzione e la formazione:

1. COMENIUS per l'istruzione prescolastica e scolastica fino alla scuola secondaria superiore.

2. ERASMUS per l'istruzione superiore.

3. LEONARDO DA VINCI, che copre istruzione e formazione professionale.

4. GRUNDTVIG per l'istruzione in età adulta.

Altri programmi coprono, per esempio, la politica di cooperazione e innovazione, l'apprendimento delle lingue, lo sviluppo e l'aggiornamento delle tecnologie d'informazione e comunicazione, eccetera. Infine, l'istruzione permanente include la nuova Azione Jean Monnet. 

Azione Jean Monnet. Nell'ambito del nuovo programma di formazione permanente europeo, l'Azione Jean Monnet viene promossa allo stesso livello di Erasmus o Leonardo. Questo è un risultato molto importante, poichè significa che l'azione continuerà ad operare almeno fino al 2013. Gli obiettivi del programma Jean Monnet sono rimasti in linea di massima gli stessi:

. stimolare l'eccellenza nell'insegnamento, nella ricerca e nella riflessione negli studi sull'integrazione europea, all'interno delle istituzioni di istruzione superiore comunitarie ed extracomunitarie;

. rafforzare la conoscenza e la consapevolezza tra gli specialisti universitari e tra i cittadini europei su argomenti pertinenti all'integrazione europea.

Io credo nell'efficacia a lungo termine di azioni come la "Jean Monnet", specialmente nella loro idoneità a far da ponte tra le differenze. Sono fermamente convinto che possiamo sviluppare il nostro potenziale in pieno solo se siamo in grado di lavorare e progredire insieme.

La vostra università fu fondata nel 1434, per cui costituisce tuttora un altro esempio impressionante della nostra ricca tradizione. Oggi, la nostra sfida prioritaria è quella di combinare la nostra tradizione con una spinta verso la modernizzazione. Quando mi chiedono come mai riesca ad essere così fiducioso sulla possibilità di riuscire a conseguire questi obiettivi, a volte utilizzo le parole dello stesso Jean Monnet: "Non sono né ottimista né pessimista, sono determinato". Non ho perciò dubbi sul fatto che abbiamo tutti i mezzi per condurre l'istruzione superiore europea verso il nuovo millennio: cervelli, tradizione e volontà politica. La nostra inflessibile determinazione renderà questo programma attuabile.

Lasciate che concluda ancora con un altro messaggio al quale tengo molto. L'Azione Jean Monnet è stata confermata nei nostri nuovi programmi perché, come si dice, "squadra che vince non si cambia". Ciò significa soprattutto veder riconfermata la base di risorse umane della nostra rete. Per me, non c'è nulla di più importante, perché i professori Jean Monnet sono gli ambasciatori dell'Europa unita nel mondo.

Questo ruolo diventa ancor più centrale oggi che la commissione ha deciso di portare le politiche dell'Unione più vicino ai cittadini. È chiaro che i professori Jean Monnet si troveranno al centro di questa impresa perché da sempre stimolano la conoscenza e il dialogo sulle questioni europee. E sono convinto che nessun'altra fonte può avere lo stesso impatto sulla coscienza civica perché la vostra sarà sempre una voce informata, critica e indipendente.

*Commissario europeo per l'istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo (traduzione di Giusy Andolina)