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Memoria d'Ateneo

La ricerca in Archivio storico: una testimonianza


 
 
01 dicembre 2017
di Giustiniano Reitano

Il progresso scientifico corre a velocità vertiginosa e costringe a seguirlo con un costante impegno che non consente una pausa, sia pure breve, in quanto si finirebbe con l'essere irrimediabilmente sorpassati. Ma, andando avanti con gli anni, diviene sempre più difficile mantenere questo ritmo incalzante e ci si comincia a sentire inadeguati a recepire tempestivamente le nuove acquisizioni. Così, quando la stanchezza comincia a farsi sentire e rallenta la corsa verso il futuro in perenne movimento, viene istintivo cercare di rivolgersi verso qualcosa di più riposante, di più stabile. E cosa c'è di più immobile, di più distensivo, ma anche di più interessante ed istruttivo del nostro passato?

Queste considerazioni rispecchiano il mio stato d'animo nel periodo finale della mia carriera universitaria, tant'è che per la mia ultima conversazione pubblica, alla conclusione dei miei cinquantuno anni di servizio in Clinica pediatrica, non ho prescelto un argomento medico come è consuetudine, ma ho preferito parlare delle vicende dell'insegnamento della Pediatria nel nostro ateneo.

Fu una scelta piuttosto azzardata in quanto non avevo la benché minima esperienza archivistica. Cominciai leggendo sistematicamente tutti i verbali delle sedute della facoltà di Medicina e Chirurgia, del consiglio accademico, del consiglio di amministrazione e del senato accademico, allora depositati temporaneamente presso l'Archivio di Stato.  Ma la svolta fondamentale la ebbi quando entrò in funzione l'Archivio Storico della nostra università nei nuovi funzionali locali del Palazzo centrale; ebbi così la possibilità di consultare tanti interessanti documenti messimi a disposizione.

La scrupolosa catalogazione informatica del materiale raccolto mi ha consentito di rintracciare nei fascicoli dell'amministrazione centrale e nei fascicoli del personale una grande mole di dati, sulla base dei quali, senza ovviamente alcuna pretesa storica, ho potuto stendere la cronaca degli avvenimenti che si sono succeduti nel tempo.

Ma, raggiunto l'obiettivo che mi ero prefissato, ho continuato a frequentare l'Archivio perché se per gli studiosi di storia esso è una fonte preziosa per le loro ricerche, per me, che mi accosto da profano a questi documenti, è una sorgente di grandi emozioni. Infatti è stato veramente emozionante vedere il curriculum studentesco, le tappe della carriera universitaria, i registri delle lezioni e degli esami dei grandi maestri del passato. Con grande commozione ho letto e trascritto integralmente le tesi di laurea, a quel tempo manoscritte, in Giurisprudenza (1888) e in Lettere (1890), presentate dal mio nonno omonimo. Molto istruttiva, poi, mi è parsa la lettura del verbali del consiglio di facoltà e degli organi di governo che danno un'idea chiara dello svolgimento della vita universitaria cento e più anni or sono e più volte, rivivendo queste vicende, mi è sembrato che i comportamenti odierni ricalchino - sia pure con diverso stile - quelli dei nostri lontani predecessori.

Queste piacevoli sensazioni mi spingono a continuare a frequentare l'Archivio Storico dell'università nelle sole due mattinate settimanali nelle quali la carenza di personale consente l'apertura. Mi sono proposto alcuni argomenti da approfondire, però non so se riuscirò nell'intento; ma per me è solo importante, fino a quando ne avrò la possibilità, continuare ad osservare da vicino e conoscere meglio coloro che ci hanno preceduto nella vita universitaria.