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Proposte

Crisi delle lauree scientifiche

Come arginare il fenomeno

 
 
01 febbraio 2007
di Anna Maria Di Falco
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Sempre meno studenti scelgono di frequentare le facoltà scientifiche: non è certo una novità dell'ultima ora, se ne parla ormai da tempo, anche se solo negli ultimi anni si stanno cercando strategie e sinergie per arginare il fenomeno, che, iniziato negli Stati Uniti, ha raggiunto l'Europa mettendola seriamente in crisi.

Per restare in ambito nazionale, le statistiche degli ultimi dieci anni sono molto inquietanti, perché mettono chiaramente in luce la progressiva e inarrestabile disaffezione degli studenti per le facoltà scientifiche e in particolare per la Fisica, la Chimica, la Matematica, la Geologia e le Scienze statistiche e naturali.

Un problema, questo, di grande portata da risolvere nel più breve tempo possibile, perché non può esserci sviluppo economico in un paese in cui la ricerca scientifica non occupa un posto di primo piano e non viene tenuta nella dovuta considerazione dalle nuove generazioni, anzi il rischio concreto che si corre è quello dell'emarginazione nella ricerca e di un regresso economico, culturale e sociale. L'allarme, infatti, è già scattato nelle industrie, che si vedranno costrette, se non si corre ai ripari, a importare figure che il nostro mercato non potrà più offrire; nelle università, che non potranno far fronte al ricambio generazionale; nelle scuole, che avranno difficoltà a reperire docenti di discipline scientifiche.

A fronte di tale tendenza emerge, non soltanto in Italia, ovviamente, ma anche in tutta Europa,  da parte del mercato del lavoro una crescita della domanda di laureati in discipline scientifiche, tale da rendere prioritario nell'agenda di Lisbona, insieme a quello di arginare il fenomeno della dispersione scolastica, l'obiettivo di incrementare il numero delle iscrizioni nelle facoltà di Matematica, Scienze, Tecnologia e Chimica, mediante un apporto sinergico di tutti gli stati dell'Unione Europea.

Ma per realizzare questo obiettivo è necessario prima chiedersi perché i giovani disertano le facoltà scientifiche nonostante vi sia una forte domanda di mercato e occorre volgersi indietro e analizzare le cause anche più remote. La disaffezione degli studenti allo studio delle discipline scientifiche nasce molto spesso, infatti, sui banchi di scuola sin dai primi anni e, salvo eccezioni, tende ad acuirsi man mano che si procede negli studi, fino al distacco finale con la scelta di una facoltà non di ambito scientifico. Di qui la necessità di una collaborazione tra scuola e università, del resto da tempo avvertita da più parti, che solo da un anno è sfociata nella realizzazione del "Progetto Lauree Scientifiche", promosso dal vecchio Miur, dalla Confindustria e dalla Conferenza nazionale dei presidi di Scienze. Tale progetto si propone di invertire nel giro di pochi anni questa tendenza negativa a favore di una riscoperta della cultura scientifica da parte di un numero sempre maggiore di studenti, riscoperta che possa rendere appetibile la scelta di una facoltà scientifica, nonostante l'impegno necessario, mediante la programmazione di strategie di carattere informativo sugli sbocchi professionali e sulle applicazioni delle discipline scientifiche nei diversi settori del mondo del lavoro, e di carattere formativo, mediante lo sviluppo non soltanto dell'interesse per la matematica, la chimica, le scienze, ma anche delle potenzialità cognitive degli studenti.

Ma quali strategie didattiche implementare nella scuola per sviluppare l'interesse per la ricerca scientifica? Come collegare l'acquisizione teorica con l'applicazione tecnologica utile a dare un senso all'apprendimento scientifico?

Una inversione di tendenza radicale presuppone:

·         una maggiore valorizzazione della cultura scientifica da parte della scuola e da parte dell'università;

·         un approccio didattico innovativo alle discipline scientifiche, nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, che superi l'ormai datata impostazione tradizionale della separatezza tra cultura umanistica e cultura scientifica a favore di un approccio pluridisciplinare su tematiche comuni e condivise nell'ambito dei consigli di classe;

·        l'acquisizione continua delle nuove conoscenze che si susseguono con rapidità vertiginosa e il possesso delle competenze necessarie alla loro spendibilità;

·        la capacità di coniugare insegnamento teorico e operatività, condizione necessaria, questa, per dare un senso agli apprendimenti di ciascun alunno. Spesso, infatti, l'insegnamento delle discipline scientifiche rimane teorico e, in quanto tale, lontano dal mondo esperienziale degli alunni e dalla loro motivazione ad apprendere. Risulta, pertanto, di basilare importanza dare un senso alle enunciazioni teoriche mediante la simulazione di situazioni attive e l'incremento delle attività laboratoriali, in quanto il piacere suscitato dalla scoperta è una molla potente che spinge gli alunni ad andare sempre avanti sulla strada dell'apprendimento;

·        l'elaborazione di una programmazione comune dell'insegnamento secondario e universitario con l'esplicitazione delle competenze fondamentali di base e delle attività laboratoriali ritenute fondamentali;

·        lo sviluppo dell'interesse per le discipline scientifiche anche attraverso l'organizzazione, da parte delle scuole e delle università, di competizioni, a diversi livelli, a carattere locale e nazionale;

·        lo sviluppo dell'abitudine alla ricerca con un monte ore curricolare ad attività ad essa dedicate.