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Università e territorio

Talenti per lo sviluppo


 
 
01 febbraio 2007
di Enrico Rizzarelli
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Venerdì 22 dicembre2006, nell'Auditorium "Giancarlo De Carlo" dei Benedettini, si è svolto il tradizionale appuntamento natalizio organizzato dalla Scuola Superiore di Catania, con la cerimonia d'inaugurazione dell'attività didattica 2006-2007 e la consegna della pergamena di licenza agli allievi interni che hanno conseguito il diploma finale della Scuola.
Dopo gli indirizzi di saluto del prorettore dell'università Antonio Pioletti, il nuovo presidente della Ssc, Enrico Rizzarelli, ha tenuto una relazione incentrata sugli obiettivi per i prossimi anni di attività della Scuola Superiore di Catania. Successivamente sono intervenuti due neodiplomati della Scuola che hanno completato il percorso di "eccellenza" di primo livello e che hanno presentato i lavori di ricerca svolti per il conseguimento del diploma: Leonardo Sciacca, dottore in Scienze della comunicazione, che ha parlato del ruolo del fruitore tra nuovi e vecchi media, e Roberta Sinatra, dottoressa in Fisica, che ha invece illustrato un'analisi statistica dei motivi nei proteomi.
A conclusione della mattinata il rettore Antonino Recca ha consegnato le pergamene ai 23 neodiplomati:  Michele Calabretta, Fabio Ferrara, Romano Foti, Fabrizio Garufi, Alessandro Gennarino, Eugenia Magnano San Lio, Filippo Privitera, Leonardo Sparti, Roberta Zerbito, Marco Berritta, Federica Ficicchia, Iolanda Lanzafame, Marco Lolicato, Mariacarmela Mancarella, Antonio Mio, Alessandro Ossino, Simone Petralia, Elio Profumo, Leonardo Sciacca, Carmen Scirè, Roberta Sinatra, Samuela Tomasi e Gabriella Verdura.


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Oggi ci incontriamo per condividere la comprensibile soddisfazione e il legittimo orgoglio di questi giovani e delle loro famiglie per il conseguimento del diploma di licenza. Consentitemi di ringraziare il Rettore che, proponendomi - con il consenso unanime del Senato accademico dell'ateneo - come presidente della Scuola Superiore di Catania, mi dà l'opportunità di esser partecipe di questo momento tanto importante per i nostri studenti eccellenti.

È a loro, prioritariamente, che sono indirizzate queste mie riflessioni che non possono non risentire del fatto che solo da ieri ho cominciato - forse potrei dire: ho ricominciato - a lavorare per la Scuola nella mia nuova veste, rilevando gli impegni del prorettore Antonio Pioletti che ha mostrato comprensione per le mie esigenze ed ha retto la Scuola per più di un mese. Lo ringrazio anche a nome degli studenti che lo hanno apprezzato e naturalmente confido in un suo costante coinvolgimento e nel contributo dei Presidi delle Facoltà.

È nella centralità del ruolo dello studente che ho scelto il titolo di questa mia relazione: "Talenti per lo sviluppo". Naturalmente questa affermazione acquista una valenza particolare per questi studenti. Per loro vale quanto altri hanno autorevolmente detto, e mi riferisco al Presidente Ciampi, nel gennaio 2000, incontrando una prima generazione di studenti eccellenti della Scuola Superiore di Catania: "Valorizzare il merito è sempre stato un efficace correttivo di discriminazioni sociali".

Questa affermazione, valida per un Paese a scarsa mobilità intergenerazionale, si correla con la sempre maggior condivisione che la capacità di vincere la competizione per lo sviluppo è strettamente connessa alla capacità di mobilitare, attirare e proteggere il talento creativo umano. Ogni dimensione fondamentale della leadership economica internazionale, dall'eccellenza produttiva al progresso scientifico e tecnologico, dipenderà da questo fattore.

Sono sicuro che queste convinzioni sono state condivise da coloro che hanno profuso il loro appassionato impegno per la Scuola in questi anni e che, ne sono certo, non vorranno farci mancare il loro generoso contributo. Consentitemi di rimarcare in particolare quello del prof. Emanuele Rimini che ha rappresentato la continuità istituzionale, pur nel succedersi di differenti governi dell'ateneo. L'applauso a cui spero vorrete unirvi è per lui e per tutti gli altri protagonisti della breve ma intensa storia della nostra Scuola.

Ed è nel tentativo di voler ricordare come siamo nati che vorrei rinforzare il senso dell'appartenenza di questi nuovi diplomati che, sono sicuro, vorranno aderire alla costituenda associazione Ex-alunni della Scuola. Ecco, non ricordo se in altre occasioni è stata ricordato da dove originò quell'iniziativa che ha portato alla nascita della Scuola Superiore di Catania.

Nel 1994 mi venne segnalato dal prof. Luciano Modica, ora sottosegretario di Stato al Mur, un articolo pubblicato sulla rivista "Il Mulino". Non intendo chiosare tutto il contenuto di quell'articolo. Una considerazione spinse l'ateneo a proporsi come obiettivo la creazione della Scuola: "Una società come la nostra, che si evolve in tempi rapidi e secondo indirizzi e orientamenti complessi e non facilmente decifrabili, presenta una domanda di istruzione progressivamente impegnativa in termini numerici e variamente articolata nella sua struttura qualitativa. Non si chiede più di preparare soltanto un numero adeguato di tecnici e di specialisti, ma la domanda si rivolge anche alla formazione di coloro che si usa definire con i termini di élite o quadri dirigenti: studiosi raffinati, candidati a ricerche di punta, alla gestione di imprese nazionali, alla consulenza finanziaria nei grandi mercati".

Nel 1998 venne firmato l'Accordo di Programma che dava origine alla Scuola Superiore di Catania, insieme a quella di Lecce e di Pavia. Si dava origine ad un periodo quinquennale di sperimentazione, rinnovabile previa valutazione. Nel 2000 si ottenne un primo riconoscimento con la creazione della Rete di Eccellenza. Oggi la situazione si è modificata e malgrado la nostra Scuola abbia superato brillantemente la valutazione, tanto da ricevere anche un riconoscimento di natura finanziaria, il numero di Scuole di Eccellenza è geograficamente distribuito in modo asimmetrico, così come "asimmetrica" è stata la nascita delle Scuole di Lucca e di Firenze, che non hanno subito alcun processo di valutazione. Senza voler dividere il Paese in due, risulta evidente, dalla mappa acclusa (figura 1), la concentrazione territoriale. Eppure la rete aveva inglobato le nuove iniziative, perché queste - almeno Catania - volevano ripercorrere la stessa strada che aveva portato alla nascita del Sant'Anna, succursale di quella Normale creata da Napoleone e le cui caratteristiche sono riassunte come descritte dall'attuale direttore Salvatore Settis nella tabella 1.


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La nostra Scuola, istituzionalizzata dal ministro Moratti all'interno dell'ateneo catanese, dal 2005 è più recentemente impegnata ad attuare l'accordo di programma che si presenta particolarmente impegnativo ed il cui oggetto definisce l'orizzonte verso cui muoveremo nei prossimi anni. In parte, l'accordo integra attività già in atto, e favorirà la realizzazione della nuova sede presso la ristrutturanda Villa San Saverio, che vedrà 100 posti letto che si aggiungeranno a quelli (altrettanti) già disponibili ed in cui si trovano studenti di 9 facoltà (figura 2). L'attività per studenti provenienti da altre regioni risulta crescente anche se entro valori percentuali limitati (figura 3).

Questo andamento è in controtendenza rispetto a quello in atto nelle regioni meridionali, come si ricava dai valori di mobilità degli immatricolati con residenza nelle tre aree più popolate del Sud. Purtroppo non si perdono solo immatricolati, ma anche la nostra efficienza di "produrre" laureati è inferiore alla media nazionale, con uno squilibrio che è di quasi 4 punti percentuali rispetto alla media nazionale. Percentuale che non tiene conto dei laureati, residenti nelle regioni del Sud, ma degli immatricolati negli atenei del Centro-Nord. Per molti di questi ultimi, la mobilità si trasformerà in emigrazione, con un sostanziale impoverimento di "capitale" umano per le regioni meridionali soprattutto nel settore socio-economico e scientifico-tecnologico.

La Scuola Superiore di Catania si propone anche di esser strumento contro quel "brain-drain" che rappresenta un pericolo non solo per il nostro meridione e che è stato attribuito al culto della mediocrità (. "widespread cult of mediocrity plays a major role in the brain drain to the USA, which afflicts European science in all fields and causes an immense loss in terms of education investments and technological progress" - G. A. Fava, Psychotherapy and Psychomatics, 2005). Se è vero che "Talento, Tecnologia e Tolleranza" costituiscono il volano dello sviluppo economico, come sostiene Richard Florida (L'ascesa della classe creativa, Mondadori, 2003) ed in particolare dello sviluppo regionale (figura 4), l'attrattività di una realtà come la nostra Scuola può rappresentare un vantaggio competitivo. Ciò anche in relazione ad un contesto italiano debole sia come peso della "classe creativa" (figura 5) che come capacità di innovazione. Ecco quindi che la nostra Scuola può rispondere ad un reale bisogno del Paese. Il proprio compito può esser così definito e riassunto: "Looking for talent, innovation and unconventional thinking is indeed the mission of." Scuola Superiore di Catania.