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Facoltà

Un premio tra Sicilia e vicino Oriente

A Zafferana la trentottesima edizione del "Brancati"

 
 
31 ottobre 2007
di Katerina Papatheu
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Nell'ambito della trentottesima edizione del premio letterario "Brancati Zafferana" si è svolto il convegno internazionale "Sicilia e Mediterraneo tra Oriente e Occidente. Storia, cultura, letteratura". Inaugurato mercoledì 26 settembre a Catania nell'auditorium "Giancarlo De Carlo" del Monastero dei Benedettini,  si è concluso sabato 29 settembre con la cerimonia di premiazione, presentata dal conduttore televisivo e attore Neri Marcorè. La giuria ha assegnato il premio per la narrativa ad Antonio Pascale (S'è fatta ora, minimum fax), per la poesia a Gianni D'Elia (Trovatori, Einaudi), per la saggistica a Carlo Ginzburg (Il filo e le tracce, Feltrinelli). Rilevante novità di questa edizione, il premio speciale per la carriera, assegnato a Titos Patrikios, uno dei più celebri poeti della Grecia moderna, importante figura civile in prima linea nella Resistenza greca antitedesca e nei movimenti di dissidenza negli anni dei regimi totalitari.

La manifestazione - sostenuta dal Comune di Zafferana Etnea, in collaborazione con la Regione Sicilia e la Provincia di Catania - si è valsa della direzione scientifica di Rita Verdirame, docente della facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Catania. Studiosi dell'area mediterranea si sono confrontati su temi e problemi che hanno attraversato la storia del Mediterraneo occidentale e orientale.

Diversi anche i momenti dedicati ai suoni mediterranei dove versi e melodie dei canti arabi si confondono con le sonorità siciliane. Insieme con una mostra sull'Islam, presenti anche i video: il regista Vladimir Di Prima ha curato la proiezione del cortometraggio Shalev hu haiam cui hanno partecipato Lucio Dalla e Lando Buzzanca; il laboratorio la.mu.sa. della facoltà di Lettere ha realizzato le riprese di un'intervista della giornalista e scrittrice Elvira Seminara a Franco Battiato sul tema "Note arabe nella musica contemporanea".


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Il Mediterraneo - come ha sottolineato Giuseppe Giarrizzo nella sua introduzione al convegno, e Mario Mazza ha ribadito - rimane elemento di rilevanza attuale per poter comprendere quel che si può definire la complessa "koiné culturale" - una "lingua franca del mare" - che ha sempre contraddistinto gli scambi fra le sponde orientali e occidentali del Mediterraneo. Atene, Roma, Gerusalemme, gli apici del triangolo mediterraneo ed europeo, sono state portatrici di elementi antinomici, disgreganti, eppure dal loro incrocio e dallo scambio vivace e attivo che ne è derivato si sono raggiunte le più alte espressioni della nostra vita artistica e letteraria.

Il Mediterraneo, infatti, sin dall'antichità non si configura come spazio che divide le terre ma come una fitta rete di "vie" tracciate sul "mare nostrum", i keleutha che hanno permesso la comunicazione con altri luoghi, altri popoli, altre civiltà. Sono le vie che, da costa a costa, hanno condotto il navigante dall'Europa in Asia, in Egitto, in Sicilia. Sono le vie degli scambi con gli altri esseri umani, del frumento, del vino, dell'olio, dell'oro, delle opere d'arte - scambi che sono la ricerca di una convivenza fra le varie tradizioni, civiltà e strutture linguistiche attraverso cui il mondo occidentale si è incontrato e confrontato con quello orientale. È più volte emerso che la chiave interpretativa più idonea all'interpretazione di questa koiné culturale non può essere unicamente quella della ricerca storica, quanto piuttosto quella offerta dallo studio multidisciplinare. Lo conferma l'articolata indagine delle tracce della maniera moderna nei dipinti della Sicilia orientale, e in particolare l'analisi di un'interessante tavoletta rappresentante la Sacra Famiglia, ospite del Museo Diocesano di Catania e prodotto del convergere della cultura leonardesca, lombarda, con la produzione artistica locale. Si sono, inoltre, individuate le influenze dell'Oriente bizantino e musulmano sull'architettura religiosa della conquista e  della prima Contea normanna in Val Demone.

Non sono mancate in questa direzione anche stimolanti riflessioni filologiche sugli scambi linguistici che hanno caratterizzato la koiné culturale del Mediterraneo: si sono illustrati alcuni esempi di prestiti lessicali di origine neopersiana in italiano, spagnolo e turco senza tralasciare alcuni importanti fenomeni linguistici nei dialetti arabi e nel dialetto siciliano.


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Attraverso l'analisi della stampa satirica su Grecia e Turchia e delle immagini pubblicitarie sui pacchetti di sigarette fra fine Ottocento e inizi Novecento, si è inoltre evidenziato come il significato e l'iconografia del "barbaro" - slegato da confini geografici - si riveli concetto estremamente variabile sia per il mondo che veglia ansioso ad Occidente sia per quello che si estende misterioso a Oriente. Il tema delle problematiche dell'interculturalità nel bacino del Mediterraneo e della moderna "solitudine dell'Occidente", sospettoso e spesso incapace di comunicare con l'Oriente, è stato poi oggetto di un appassionante dibattito fra i relatori. Nella stessa direzione si è spiegato il ruolo delle politiche comunitarie nelle progettazioni delle vie ferroviarie e stradali relativamente alla divisione del Mediterraneo fra area di benessere e area di disagio. E se l'Occidente ha voluto visitare l'Oriente attraverso il filtro dei modelli che ha trasmesso, l'Oriente - e nello specifico la cultura arabo-spagnola - ha influenzato il sistema letterario e filosofico europeo attraverso i motivi presenti nel Corano che anticipano quelli della Bibbia.

Sempre in campo letterario, è, inoltre esemplare da una parte, l'uso in lingua araba della voce femminile per esprimere il tema amoroso, dall'altra i legami, tramite la filosofia medievale, con il Dolcestilnuovo. Le influenze del mondo arabo non sono riscontrabili però solo nel Duecento ma arrivano anche al Novecento italiano. Forte è l'impatto immaginifico e linguistico del racconto orientale, primo fra tutti quello di Shahrazad nelle Mille e una notte, sugli scrittori italiani contemporanei come Elio Vittorini, Elsa Morante o anche Gesualdo Bufalino. Le suggestioni di quest'Oriente favoloso sono tali tutt'oggi da far parte anche dei percorsi formativi e di conoscenza supportati dai progetti del Circolo didattico di Zafferana, che introducono a scuola la conoscenza del mondo arabo.

Nel dibattito sulla letteratura geografica, da una parte emerge l'importanza, dei racconti di viaggio e in particolare di quello legato all'occasione del viaggio di nozze - fra Gaeta, Sicilia e Malta - della nobildonna Maria Felice Colonna, sposata col principe siracusano Buccheri. Dall'altra, la produzione cartografica d'età moderna permette di ricostruire l'immagine del Mediterraneo tra XVI e XIX secolo: interessanti in questa direzione le prime carte nautiche occidentali, i disegni cinquecenteschi dell'ammiraglio ottomano Piri Reìs, la nuova geografia dell'Academie des Sciences di Parigi o ancora i rilievi della marina militare inglese. E in questa ricostruzione e nelle cartografie del tempo la Sicilia, per la sua posizione strategica al centro del Mediterraneo, riveste sempre un ruolo di rilievo.

A conclusione del convegno Titos Patrikios è intervenuto su "La voce di un poeta greco contemporaneo dalla Grecia alla Sicilia": «Per un greco - ha detto commuovendo gli ascoltatori - la Sicilia non è un altrove come poteva esserlo per i viaggiatori del Nord Europa. Dalla Sicilia ho visto la Grecia in uno specchio e sono emerse risposte significative sull'identità greca».

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