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Facoltà

"Cultura del progetto" come programma di governo

Intervista al nuovo preside di Architettura

 
 
31 ottobre 2007
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D. Prof. Dato, la sua elezione a preside della Facoltà di Architettura è avvenuta al primo scrutinio e giunge dopo un periodo difficile per la Facoltà a causa di un confronto, talora aspro, tra due diverse "correnti di pensiero". Cosa può significare questa sua elezione per il futuro di architettura e quale ruolo intende svolgere durante il suo mandato?
R. La facoltà, con la mia elezione al primo scrutinio, ha fatto la scelta chiara di affidarsi a un docente che, pur da punti di vista diversi e a volte anche in contrasto con la precedente gestione, ne ha vissuto tutte le fasi di crescita e ne conosce pertanto i problemi irrisolti.
Il futuro della facoltà non può essere affidato soltanto alla mia volontà di cambiamento ma richiede di una convinta sinergia di tutte le forze, interne ed esterne all'istituzione, che con me vogliono concorrere ad un processo di ulteriore sviluppo. Da questo punto di vista intendo svolgere un ruolo di garante di tutte le istanze che provengono dal corpo docente, dal personale tecnico-amministrativo e dagli studenti per dare voce ed ascolto a tutti.

D. Al centro del suo programma per la presidenza sta un approccio ai problemi della facoltà che si sviluppa  a partire da quella che lei chiama "cultura del progetto". In cosa ritiene che ciò significhi marcare discontinuità con la fase che si concluderà il 31 ottobre e cosa intende conservare del settennio gestito dal prof. Ugo Cantone?
R. Ho messo al centro del mio programma la "cultura del progetto" come base fondativa della Facoltà di Architettura ed in ciò non sottolineo alcuna discontinuità con la precedente gestione che anzi, con i numerosi laboratori di progettazione attivati, oltre quelli curriculari, ha ben caratterizzato l'iter formativo dell'allievo architetto. Voglio semplicemente dire che la "cultura del progetto", partendo da una lettura del territorio in cui la facoltà è insediata, deve trovare componenti nuove di riflessione sulle emergenze ambientali consolidando metodi progettuali da spendere in qualsiasi luogo. Materia prima del progetto non può non essere la qualità dell'abitare, da perseguire con gli strumenti della composizione architettonica, della conoscenza strutturale e tecnologica, dell'urbanistica, del restauro e del recupero.
Del settennio gestito dal prof. Ugo Cantone intendo conservare soprattutto lo spirito ottimistico con cui si è affrontato ogni tipo di difficoltà.

D. Nel suo programma aveva scritto che intende coinvolgere nella gestione della facoltà la generazione dei docenti più giovani, quelli che hanno meno di 50 anni e che costituiscono la parte più consistente tra i professori della facoltà. Perchè ha fatto questa scelta?
R. Ho scelto di coinvolgere la generazione dei docenti più giovani per due motivi. In primo luogo, per operare un vero e proprio cambio generazionale nella gestione della facoltà che nella sua fase iniziale ha visto alcuni docenti, oggi con più di 60 anni, svolgere ruoli di responsabilità importanti. Se pur con tempi diversi, essi si avviano a concludere le loro carriere. Questi docenti saranno sollevati dal peso della gestione quotidiana, ma ovviamente devono essere coinvolti in tutte le decisioni che riguardano il profilo culturale e scientifico della facoltà.
In secondo luogo, ho puntato sui giovani per formare un nuovo nucleo dirigente più partecipe del profondo cambiamento che sembra profilarsi nelle università italiane con la revisione dei criteri di reclutamento del corpo docente e con la nuova riforma delle classi di laurea.


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D. Il ministero dell'Università ha avviato la ennesima riforma delle classi di laurea che dovrebbe comportare una drastica riduzione degli esami che gli studenti devono sostenere per conseguire la laurea o la laurea magistrale. Cosa significherà questo per la facoltà di Architettura e come intende gestire questa fase di transizione?
R. La riforma delle classi di laurea per le Facoltà di Architettura e in particolare per quella che mi accingo a presiedere è davvero fondamentale perché consentirà di calibrare meglio le figure professionali che si vogliono formare e soprattutto di semplificare l'iter formativo degli studenti.
La Facoltà di Architettura con sede in Siracusa ha un primato negativo con il più alto numero di esami fra i corsi di laurea a ciclo unico quinquennale delle università italiane.
É mio intento promuovere al più presto un ampio dibattito fra i docenti della facoltà sui tre corsi di laurea esistenti - quello in "Architettura" a ciclo unico quinquennale, quello in "Scienze dell'ingegneria edile e dell'architettura" di I° livello e quello in "Restauro dell'architettura" di 2° livello - per valutare, sulla base delle esperienze maturate, i cambiamenti da fare all'interno di ogni classe e gli eventuali cambiamenti di classe.
Il dibattito deve coinvolgere almeno gli ordini professionali delle province di Siracusa, Catania e Ragusa, nonché alcuni attori che operano a vario titolo nel processo edilizio e di trasformazione delle città e del territorio. Il fine è quello di meglio individuare la domanda di cambiamento che proviene dal mondo del lavoro e di adeguare più efficacemente l'offerta formativa.

D. La facoltà di architettura è l'unica dell'ateneo catanese ad essere "fuori sede". A volte questa condizione è stata considerata un handicap quanto meno per le relazioni con la centrale e le altre facoltà; in altri casi è stata ritenuta un vantaggio. Cosa pensa a riguardo e che ruolo intende svolgere nei rapporti tra ateneo e facoltà e tra facoltà e territorio che la ospita?
R. La condizione della facoltà come sede decentrata dell'Ateneo di Catania ha comportato qualche sofferenza soprattutto per quanto riguarda le attrezzature e i servizi agli studenti (aule, mense, alloggi, attività sportive, ecc.). Intravedo tuttavia dei segni molto positivi nella nuova conduzione dell'ateneo da parte del Rettore prof. Antonino Recca che ha già provveduto a modificare lo Statuto con l'istituzione dei poli scientifici e didattici con autonomia amministrativa e di gestione. Questa modifica è da ritenersi opportuna sul piano funzionale ma non deve essere intesa come "distacco" dall'ateneo catanese. In particolare, credo che sia opportuno, in questa fase di revisione delle classi di laurea, dialogare con la Facoltà di Ingegneria che ha una classe di laurea (l'attuale 4S) presente anche nella Facoltà di Architettura. In questi ultimi anni si sono avute in entrambe le facoltà domande per i test d'ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso davvero significative, più del doppio dei posti disponibili. E' un segno positivo del successo dei corsi di laurea 4 e 4S, che le due facoltà devono saper cogliere con una proposta di offerta formativa differenziata che superi il semplice dato numerico in CFU indicato nel decreto sulle nuove classi di laurea. Per evitare che gli studenti delle lauree di 1° livello, ancor prima di laurearsi, chiedano di passare alla laurea quinquennale a ciclo unico, si rende necessaria un'approfondita riflessione sugli sbocchi professionali delle lauree di 1° livello procedendo, anche in questo caso, ad un'offerta differenziata da parte delle due facoltà, senza inutili e dannose competizioni.
La facoltà, in merito al rapporto con il territorio in cui è insediata, ha da svolgere compiti davvero rilevanti sia come motore indiretto di un processo di risanamento dell'isola di Ortigia (si pensi alle prospettive di recupero della ex-caserma Abela a sede della facoltà, di ex-conventi come sedi di futuri dipartimenti e al processo di risanamento del patrimonio edilizio indotto dalla domanda di alloggi da parte degli studenti) sia come luogo di ricerca scientifica per la riqualificazione urbana ed ambientale. Da questo punto di vista è mio intento rinsaldare i rapporti di collaborazione con il consorzio universitario "Archimede" e con gli enti locali, per promuovere ricerche e offerte formative capaci di attrarre la domanda proveniente non soltanto dalla Sicilia ma anche dai Paesi del Mediterraneo.

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