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Facoltà

Educare e formare nel territorio

L'impegno della Facoltà di Scienze della Formazione per i suoi laureati

 
 
31 ottobre 2007
di Simona Rizzari
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Nel corso degli ultimi vent'anni il progressivo slittamento delle politiche assistenziali verso una dimensione più propriamente pedagogica e la conseguente accresciuta erogazione di servizi di cura e di sostegno alle persone hanno suscitato una rinnovata attenzione per le professioni socio-educative, decretando la nascita di nuovi profili professionali - come quello del formatore - e la riqualificazione di quelli già esistenti - come quello dell'educatore.

Ad entrambe queste professionalità, per la complessità dei compiti di cui sono investite, sono richieste oggi delle competenze sempre più ampie ed approfondite rispetto al passato. Esse devono essere di tipo sia sistemico che teorico-pratico - nei campi dell'educazione e della formazione - tali da consentire la progettazione, la realizzazione, la gestione e la valutazione di idonei interventi di formazione.

Svariati sono, in teoria, i settori di intervento entro cui l'educatore può operare dopo la laurea, in qualità di "riabilitatore sociale" e di "promotore dello sviluppo": da quello dell'handicap e della promozione della salute a quello dell'integrazione interculturale e intergenerazionale; da quello della devianza e della marginalità a quello dell'animazione socio-culturale. Egli può, ad esempio, favorire l'inserimento e l'integrazione sociale degli immigrati all'interno di strutture di accoglienza multietniche, agevolare il recupero dei minori e degli adulti devianti in apposite comunità-alloggio residenziali; può, altresì, sviluppare progetti interculturali e di promozione educativa nelle scuole e nei centri di aggregazione per le diverse fasce d'età (centri per l'infanzia, associazioni sportive, ludoteche, biblioteche per ragazzi, musei, laboratori, circoli ricreativi per gli anziani, ecc.). Per il formatore, a sua volta, vasti campi lavorativi si aprono nell'ambito delle istituzioni scolastiche, delle imprese, dei centri di formazione e di quelli per l'impiego. Egli può svolgere la sua attività sia come progettista/erogatore della formazione, sia come consulente dell'orientamento, supportando gli individui nell'elaborazione autonoma di un proprio progetto formativo e/o lavorativo.

Tali interventi educativi possono trovare, però, concreta attuazione solo nel quadro di una fattiva politica di welfare sul territorio,a patto cioè che l'università e gli enti locali operino in stretta sinergia tra loro.


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Se è vero, d'altronde, che spetta all'Università il compito di essere una fucina della ricerca e del cambiamento e di formare i professionisti che di tale cambiamento saranno protagonisti, è pur vero che le sue azioni devono trovare il necessario supporto - soprattutto in termini di sbocchi professionali per i laureati - da parte delle istituzioni politiche e sociali del territorio.

Ad un più costruttivo dialogo tra l'Ateneo catanese e gli enti locali è finalizzato, in tal senso, l'impegno della Facoltà di Scienze della Formazione che, su iniziativa della Preside, prof.ssa Febronia Elia, ha inteso avviare una politica di intervento volta a garantire l'adeguato riconoscimento professionale e maggiori spazi di inserimento lavorativo alle figure dell'educatore e del formatore. Accade, infatti, che i giovani laureati siciliani non riescano a trovare un'idonea occupazione per la carenza di strutture nel territorio, sia pubbliche sia private, ma soprattutto perché soffrono la concorrenza di coloro i quali hanno conseguito un analogo titolo di studio postdiploma attraverso corsi di formazione di durata annuale o semestrale (corsi, è bene precisare, spesso erogati dalla Regione stessa). La confusione generata da tale ambiguità e il conseguente scarso riconoscimento professionale costringono i laureati, pertanto, ad accettare mansioni che esulano dalle loro competenze, facendo sì che essi risultino, il più delle volte, sottopagati e sottoutilizzati. La situazione risulta ancor più grave se si considera che, a seguito del decreto del Ministro della sanità 520/1998, gli educatori provenienti dal corso di laurea in Scienze della Formazione non possono più operare nell'ambito delle istituzioni sanitarie pubbliche.

L'individuazione di un possibile piano d'azione ha costituito, dunque, l'argomento principale dell'incontro dello scorso luglio organizzato dalla Preside, alla presenza del Rettore, prof. Antonino Recca, tra i docenti e gli studenti della Facoltà e l'Assessore Regionale alle Politiche per la famiglia e gli enti locali, on. dott. Paolo Colianni. Nel rispondere alle domande e alle richieste che gli sono state poste, l'Assessore ha ipotizzato l'apertura di un tavolo di discussione tra la Facoltà di Scienze della formazione di Catania e la Regione siciliana per giungere all'approvazione, entro il termine massimo di fine anno, di un protocollo d'intesa in cui siano chiaramente definiti le linee di indirizzo e gli standard operativi di riferimento per l'attuazione delle politiche sociali sul territorio. Proprio all'interno di tali standard dovrebbe essere incluso il riconoscimento del profilo professionale degli educatori e dei formatori, prevedendo, quale primo passo per una effettiva integrazione dei sistemi, la determinazione di accordi che vincolino le strutture del territorio all'assunzione di personale in possesso del diploma di laurea.

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