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Storia dell'Ateneo

I viaggi oubliés dei naturalisti ottocenteschi


 
 
01 marzo 2008
di Mario Alberghina
malber@unict.it
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La letteratura sui viaggiatori stranieri che sono arrivati in Sicilia durante la stagione del Grand Tour, i saggi critici che su di loro sono stati scritti e alcune traduzioni dei diari di viaggio sono molto apprezzati da noi tutti. Di molti ammiriamo tutt'oggi le pregevoli incisioni, le acqueforti e le opere pittoriche sull'isola (vedi J. Hoüel, l'Abbé de Saint-Non, i disegnatori al seguito di Hamilton, Goethe, Dolomieu, Schinkel, e i tanti indipendenti) che hanno sopperito alla mancanza o alla povertà di artisti e vedutisti locali nell'immortalare affascinanti paesaggi, costumi, scene di vita quotidiana di una Sicilia sette-ottocentesca altrimenti perduti. Alcune opere di questa schiera di visitatori sono state tradotte in italiano, tra tutte il Voyage pittoresque di Hoüel, il Voyage en Sicile di Dominique Vivant Denon, A tour through Sicily and Malta di Patrick Brydone, Campi Phlegraei: observations on the volcanos of the Two Sicilies di William Hamilton, l'Italienische Reise del maestro di Weimar.

Costoro, gli umanisti e gli antiquari, non furono i soli a viaggiare. Vi è un'altra schiera di personaggi, soprattutto ottocenteschi, ignota ai più, che ha percorso in lungo e in largo l'isola alla ricerca di cose diverse dai monumenti classici, dal frammento archeologico o da arcadiche visioni in una terra ricca di storia. Sono i naturalisti inglesi, tedeschi e francesi giunti per studiare e collezionare fauna, flora, minerali e resti fossili e per confermare teorie scientifiche maturate ad Oxford, Berlino e Parigi. Tutti costoro, oltre a considerare la Sicilia un territorio dell'anima, un itinerario intellettuale ed emotivo, hanno scritto rapporti, libri, pamphlet, hanno elegantemente disegnato esemplari naturalistici ritrovati sull'Etna, nel mare dello Stretto, sui vulcani estinti della Val di Noto, sulle spiagge dei lunghi litorali dei tre mari.

Al contrario dei loro colleghi "letterati" o archeologi, i loro rapporti di viaggio sono stati ignorati e dimenticati; pochissime le eccezioni. Un'operazione di repêchage o di redressement è stata fatta, ad esempio, per il naturalista Constantin S. Rafinesque Schmaltz, di cui si è avuta la riproduzione dell'edizione del 1810 pubblicata a Palermo, Animali e piante della Sicilia  (Palermo 1995, pp. 105). Un'operazione precedente è stata anche lanciata per il geologo inglese George Bellas Greenhough, di cui è stata pubblicata la traduzione del Diario di un viaggio in Sicilia, 1803 (A. Lombardi, Siracusa 1989, pp. 111).

Soffriamo in ogni caso della grave mancanza di traduzione di almeno due opere che nulla hanno a che invidiare, dal punto di vista sia scientifico che letterario, a quelle dei professionisti della scrittura, illuministi o romantici: il Der Aetna di Wolfgang Sartorius e le lettere contenute nell'Italienfahrt, Briefe an die Braut (7 febbraio 1859-10 aprile 1860) di Ernst Haeckel, pubblicate in originale tedesco anche su Internet.


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Il primo libro, curato da A. von Lasaulx e pubblicato postumo in due volumi a Lipsia nel 1880, parla dei viaggi in Sicilia del geologo-vulcanologo-geodeta barone di Waltershausen, compiuti negli anni 1835-1869.
Le seconde furono scritte dal giovane naturalista darwiniano ad Anna Sethe, sua fidanzata e poi moglie, morta di febbre tifoide in giovanissima età e a cui il celebre biologo dedicherà una bellissima medusa Cyanea annasethe, durante il lungo viaggio da lui compiuto a 24 anni in Italia e in Sicilia, molto lontano da Berlino. Il precedente letterario di quest'opera era costituito dalle Lettere alla fidanzata del drammaturgo romantico Heinrich von Kleist (1777-1811), mentre un successivo esempio si avrà con Cartas de amor (Lettere a Ofelia in italiano, 1988) di Fernando Pessoa, libro di corrispondenza epistolare tradotto in tedesco proprio come Briefe an die Braut (1995). Entrambe le opere, oltre ad appartenere al genere diaristico, a mio avviso sono di una forte rilevanza letteraria.

Non sono le uniche dimenticanze da parte di studiosi, cultori, editori e specialisti di letteratura straniera.
Di seguito posso citare una serie di brevi rapporti o libri di cui sarebbe auspicabile fare almeno un'antologia, estrapolando la parte diaristica da quella strettamente scientifica (vedi box in calce alla pagina). Sono memorie, cataloghi, rapporti lunghi per le sedute di società scientifiche, veri e propri libri con scopi strettamente accademici dove però l'autore ha indugiato piacevolmente sul resoconto di viaggio, di costume, su considerazioni antropologiche o talvolta linguistiche.

In queste pagine leggiamo presunzione, sciovinismo, ammirazione, rabbia per l'incompiuto, critiche per l'arretratezza delle condizioni economiche dell'isola, financo l'elogio del territorio incolto e selvaggio, come nello scritto di Lyell, al quale era sembrato che in nessuna parte d'Europa l'assenza dei segni e del lavoro dell'uomo sugli strati geologici relativamente moderni fosse stata più rilevante che in Sicilia.
Quali le ragioni per tanta dimenticanza? Quali i motivi della scarsa considerazione di storici e letterati per personaggi che si sono sforzati di essere ancora enciclopedici, che hanno ereditato due culture in un'unica mente, che hanno professato un ideale scientifico totalizzante, non dimenticando il terreno umanistico su cui era stata fondata la loro educazione e capacità d'espressione? Dalle nostra parti spetta davvero ai pochi dell'altra cultura, quella scientifica, celebrare i propri eroi?

Non esiste un terreno comune o una terra di nessuno, una scuola di Atene del Vero razionale di raffaelliana memoria, su cui comporre panegirici o celebrare per i naturalisti le stesse ipertrofiche feste dionisie riservate a Münter, von Riedesel, Swinburne, Gigault de la Salle, Dumas, von Platen?

Credits


Pierre L. A. Cordier Rapport sur le voyage de M. Constant Prévost à l'Île Julia, à Malte, en Sicile, aux îles Lipari et dans les environs de Naples, Comp. Rend. Acad. Sci, Paris 1836, pp. 243-245.

John Hogg, A catalogue of Sicilian plants; with some remarks on the geography, geology and vegetation of Sicily, London 1842, pp. 51.

Alfred de Malherbe, Faune ornithologique de la Sicile, avec des observations sur l'habitat ou l'apparition des oiseaux de cette île, soit dans le reste de l'Europe, soit dans le nord de l'Afrique; précédée d'un aperçu de l'histoire politique, scientifique, littéraire et artistique de la Sicile, Metz, S. Lamont 1843, pp. 243.

Jean L. A. Quatrefages de Breau, Souvenirs d'un naturaliste. Les côtes de Sicile, V. L'Etna, Paris, Revue des deux mondes, 1847, pp. 1-32.

Charles Lyell, On the stuctures of lavas which have consolidated on steep slopes; with remarks on the mode of origin of mount Etna, and on the theory of "Craters of Elevations", Philosophycal Transactions, London 1858, pp. 703-786.

Charles Murchison (ed.), Palæontological memoirs and notes of the late Hugh Falconer, edited, with a biographical sketch, 2 vols., London, R. Hardwicke 1868.

Rudolph A. Philippi, Sicilien und Südcalabrien. In dem Jahrzehnt von 1830-1839. Abhandlungen und Bericht XLVII des Vereins für Naturkunde zu Kassel, Kassel 1902, pp.1-49.