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La didattica

La comunità educante

La scommessa sociale della facoltà di Scienze della Formazione

 
 
01 marzo 2008
di Febronia Elia
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Nel tentativo di realizzare un migliore modello di Welfare State ed incrementare la propria capacità di confronto e di competitività su scala globale, una nazione deve innanzitutto prestare particolare attenzione e sollecite cure verso i fenomeni della conoscenza e dell'apprendimento. Di recente, la rivelazione dell'«apprendimento permanente» della popolazione adulta come perentoria necessità sociale è stata riconosciuta e prevista nelle strategie europee ed ampiamente confermata dalle decisioni dell'Unione (vd. l'incontro di Lisbona e lo spirito cui si informa il VII PQ.).
Sicché, il lifelong learning è destinato a divenire uno dei compiti istituzionali delle Università, soggetti pressoché unici della ricerca scientifica e tecnologica e della formazione superiore dei giovani.
Tuttavia ricordiamo che questi temi connotano la lunga tradizione intellettuale della nostra civiltà occidentale e si fondano su un'idea di «progresso non finito» del potenziale intellettuale
di ciascun individuo, che viene spinto a migliorarsi soprattutto attraverso l'uso delle risorse educative in possesso della compagine sociale.

D'altra parte la società di oggi, più dinamica, più aperta, più esigente, impone una formazione che sia capace di far fronte alle innovazioni culturali, sociali e tecnologiche; in altre parole, una formazione continua che rivendichi la necessità di un collegamento tra tutte le scienze sociali per dare un fondamento scientifico all'istruzione ed all'educazione.
Tale esigenza apre la strada alle Istituzioni per una comune riflessione sul grande tema della necessaria creazione di opportunità formative, accessibili a tutti fin dalla primissima infanzia. Insomma, il primato del «senso comune» comporta non solo una vera e propria rivoluzione contro il dominio del "puro spirito", ma anche scelte coraggiose che stanno alla base delle scienze contemporanee: la constatazione sovversiva dell'eguaglianza politica e filosofica dell'uomo, cioè di una parità universale in nome di una comune, insuperabile finitezza e precarietà esistenziale, ha decretato la sconfitta della cultura meramente intellettuale e libresca. E si può dire di più: questa posizione è ormai fondamentale nella logica scientifica contemporanea fin da quando è stata posta alla base delle metodologie sia del pragmatismo americano (J. Dewey) sia dei teorici della «Encyclopedia and Unified Science» (Neuhrat, Carnap, Russell). Insomma, tra il «dotto» e il comune studente non si frappone più né mediazione, né autorità, ma la pura e semplice evidenza di fatti, scrutabili con la sperimentazione.

Nel complesso mondo contemporaneo, le comunità locali assumono il giusto ruolo di snodo centrale nella vasta «rete» dell'apprendimento, proprio perché in un territorio omogeneo sotto il profilo delle peculiarità, cioè nella piccola scala, ci pare sia possibile realizzare un'efficace integrazione delle specificità sociali ed economiche del territorio con quelle educative più generali. La città si trova pertanto a giocare un ruolo fondamentale per lo sviluppo di una cultura dell'educazione permanente per tutta una serie di ragioni, che possono così sintetizzarsi: 1) gli individui creano  relazioni e costruiscono, a partire dallo spazio in cui vivono e lavorano, una fetta importante della loro identità, che è parte di quella collettiva; 2) la città costituisce un punto di coagulo delle attività formative, poiché l'intero sistema educativo, in senso lato, non si presenta  in sé come un insieme coerente, ma soggetto alla frammentazione e spesso alla competizione, se non alla conflittualità (scuole, università, attività extra-scolastiche, attività sportive, ricreative, associative); 3) i contenuti di buona parte dell'apprendimento rendono possibile, per fenomeno osmotico, la costruzione di altrettante proficue occasioni culturali per strati ancora più larghi della comunità, a condizione che i contenuti stessi trovino uno stretto collegamento con le attività della comunità stessa.

I motivi sopra richiamati dimostrano a sufficienza che le città d'origine della nostra utenza universitaria sono una fonte inesauribile di possibilità e di opportunità formative, che andrebbero adeguatamente e costantemente esplorate ed incrementate. Anche al di fuori delle aule universitarie e degli orari canonici, è possibile favorire la crescita delle capacità umane e le possibilità di creare ambienti favorevoli per l'apprendimento, l'innovazione, la creatività ed il cambiamento,  attraverso la condivisione di valori e di esperienze, cioè con una nuova e più forte alleanza con il territorio.
Con il progetto "Comunità educante" la nostra Facoltà, sulla scorta di queste riflessioni, intende rispondere ai bisogni di apprendimento di coloro che fanno parte della nostra comunità (dalla prima infanzia alla vecchiaia), usando l'apprendimento stesso come mezzo di coesione sociale, di rigenerazione e di sviluppo economico; in tal modo verrebbero incrementati i legami tra la compagine sociale e le agenzie formative, siano esse formali, non formali ed informali.
A nostro avviso, per il suo ruolo e la sua lunga storia, l'Università è chiamata ad assumere il ruolo di motore nell'attivazione di tali possibilità educative. Le conoscenze prodotte, l'esperienza posseduta, le competenze tecnico-scientifiche delle figure professionali implicate, i collegamenti a più livelli (locale, nazionale e globale) costituiscono elementi funzionali alla leadership di questa istituzione per la diffusione di una vera e libera cultura dell'apprendimento.

In tale ottica intende inscriversi l'operato della facoltà di Scienze della Formazione, da sempre vocata ed operante nella costruzione delle figure professionali dedicate all'educazione ed alla formazione, e fortemente consapevole delle notevoli possibilità di raccordo e di integrazione fra le offerte formative presenti nel territorio. Così, la densa e fitta agenda di appuntamenti culturali - relativi a varie tematiche di carattere geografico, legale, museale, psico-pedagogico, storico-sociale - presenti nel progetto rispecchia il carattere multidisciplinare della Facoltà che intende assumere, con sempre maggiore consapevolezza e responsabilità, il ruolo di catalizzatore di interventi formativi sul e per il territorio, in un disegno ampio che coinvolga anche altri aspetti della condizione umana. Insomma, un apprendimento dalla cattedra alla piazza e viceversa, senza alcuna priorità di senso di marcia: un percorso virtuoso che inevitabilmente renderà vincente la scommessa per il sociale che la facoltà di Scienze della Formazione intende giocare.

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