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Orizzonti internazionali

Formazione dottorale internazionale

Professioni ed economia basata sulla conoscenza

 
 
01 marzo 2008
di Giuseppe Ronsisvalle
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I problemi connessi alla struttura del sistema dottorale sono evidenziati dalla difficoltà che i dottori di ricerca incontrano quando tentano di immettersi nel mondo del lavoro. Il rettore dell'Università di Cambridge ha recentemente richiamato l'attenzione (A. Richard, THES "The Times Higher Education Supplement", Oct. 5 2007, No.1, 814) sull'urgenza di finanziare le attività di post-dottorato, associando le scarse prospettive occupazionali al continuo calo di domande di ammissione. È ampiamente dimostrato che in un sistema economico basato sulla conoscenza, la prosperità di una nazione e il ricambio generazionale nei ruoli professionali più avanzati sono garantiti esclusivamente da una buona formazione dottorale. Limitare il dropout crescente e garantire l'ammissione ai corsi di studenti qualificati e motivati diventa tanto importante quanto adeguare le strutture formative.

Illustro alcune riflessioni presentate lo scorso novembre a Bologna durante la cerimonia della consegna delle pergamene ai dottori di ricerca dell'ateneo felsineo (G. Ronsisvalle, Keynote speech, www.fondazionealmamater.unibo.it), analizzando i punti di forza e quelli di debolezza dell'attuale sistema dottorale e indicando alcune opzioni volte a migliorarlo.
La formazione avanzata, costretta ad operare in una società sempre più globalizzata e competitiva, non può trascurare ancora per molto tempo le esigenze locali e regionali. Una società industrializzata, se vuole restare competitiva, nel momento in cui i paesi più ricchi orientano la produzione verso settori ad alto valore aggiunto e su prodotti sempre più basati sull'ampliamento degli orizzonti conoscitivi, dovrà investire continuamente in innovazione sia a livello nazionale, sia in ambito locale. E questo vale soprattutto per le regioni svantaggiate, dove il gap tecnologico rischia altrimenti di diventare incolmabile, considerata la rapida obsolescenza delle competenze. Nella prospettiva di un'interconnessione tra globalizzazione e localismo, la disponibilità locale di conoscenze e competenze avanzate sarà fattore decisivo per la crescita del territorio. Se si vorrà contribuire allo sviluppo regionale, politiche pubbliche e accademiche dovranno convergere. (foto a destra: Palais de l'Europe a Strasbourg, sede del Consiglio d'Europa e del Parlamento Europeo)


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Ma come può l'università concorrere allo sviluppo del territorio in un periodo di risorse calanti e in un sistema in cui le strategie della ricerca sono decise centralmente? L'OCSE-IMHE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico-Institutional Management in Higher Education), nel suo recente studio su Sviluppo Locale e Globalizzazione (Valencia, sett. 19-21, 2007), suggerisce di intervenire a diversi livelli.
In particolare, creando conoscenze attraverso la ricerca e il trasferimento tecnologico; sviluppando al massimo quest'ultimo processo attraverso una formazione particolare per i laureati di secondo livello e i dottori di ricerca (dottorato di ricerca tradizionale e professionale, con riforma delle scuole di specializzazione); contribuendo allo sviluppo culturale delle comunità locali (regioni dell'apprendimento - http://ec.europa.eu) onde creare le condizioni per sfruttare economicamente l'innovazione; agevolando una forte presa di coscienza del problema da parte dei politici regionali e sollecitando un cambiamento di prospettiva, con la creazione di "tavoli regionali" per la definizione delle strategie di sviluppo di ricerca e formazione nei settori più innovativi, in un'ottica interregionale e globale.
Lo studio sul dottorato di ricerca che abbiamo condotto con l'EUA (European University Association) - Catania è stata una delle tre università italiane partner del progetto, cfr. il report su www.eua.be - ha evidenziato gli aspetti strutturali che è necessario approfondire per consolidare la formazione dottorale: la struttura e l'organizzazione dei programmi; la supervisione, il monitoraggio e la valutazione; la mobilità, la collaborazione europea e i dottorati congiunti. Sulla struttura e l'organizzazione dei programmi, in particolare, la ricerca ha evidenziato l'esigenza di un'attenta riflessione allo scopo di tenere in debito conto le differenze disciplinari e curricolari, e la rilevanza della professione affine al percorso di formazione alla ricerca. Tutto ciò non può non avere influenza sulla struttura e sulle dimensioni delle diverse scuole dottorali (aspetto, a mio avviso, sottovalutato dalle Linee guida MiUR recentemente presentate al CUN - www.miur.it). Per quanto concerne la supervisione, il monitoraggio e la valutazione, gli aspetti su cui le singole università dovranno riflettere maggiormente, anche alla luce delle considerazioni sopra esposte, sono la responsabilità, l'eccellenza e la formazione dei tutor, insieme alla valutazione della qualità di sistema oltre che di prodotto. L'equilibrio tra competenze per la ricerca e competenze professionali sarà decisivo al momento dell'inserimento del dottore di ricerca nel mondo del lavoro.

Ancora, la mobilità e la collaborazione europea dovranno diventare parte integrale della formazione dottorale, per i corsi di dottorato di tutti i settori disciplinari. Occorrerà creare appropriati meccanismi di mobilità, risolvendo problemi amministrativi ed economici, personali e culturali, focalizzando la ricerca stessa sulla inter-istituzionalità e utilizzando al massimo i network universitari di eccellenza di cui si fa parte. Se ne potrà estendere l'utilizzo a quei settori disciplinari che ne sono ancora esclusi.
Infine, sono sotto gli occhi di tutti i risultati positivi ottenuti con lo sviluppo dei dottorati congiunti (recentemente valutati in un convegno euro-mediterraneo qui a Catania), strumenti di valutazione della qualità, capaci di elevare gli standard formativi e di aumentare le opportunità di carriera dei candidati dottorali (foto a sinistra: Palais de l'Europe a Strasbourg, sede del Consiglio d'Europa e del Parlamento Europeo)


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Dottorato professionale e capacità per l'inserimento nel mondo del lavoro e della ricerca
Il dottorato professionale è un particolare tipo di dottorato capace di immergere la ricerca nella pratica professionale. Gli standard di qualità sono quelli del dottorato di ricerca ma è differente il titolo, non legato ad una disciplina scientifica ma ad una professione. Tale dottorato non è basato su una ricerca originale, ma utilizza i risultati di indagini avanzate e innovative, ed è compatibile con il lavoro professionale. Il tutor è un docente affiancato da un professionista.

Nuovi scenari
Il nuovo dottorato di ricerca deve correlarsi ai due cicli precedenti, deve prevedere competenze trasferibili ed essere interdisciplinare, intersettoriale e internazionale. Le università ricorreranno ai descrittori di Dublino per strutturare i corsi, specificare i requisiti di ammissione, illustrare i risultati della formazione nonché le opportunità di mobilità e di titoli congiunti. Esse dovranno chiarire come intenderanno incentivare il post-dottorato e con quali risorse, facendo riferimento alla Carta europea dei ricercatori.

Competenze trasversali da includere nella formazione dottorale
Capacità di impostare una ricerca e conoscenza delle tecniche di ricerca.
Gestione di ambienti di ricerca.
Gestione della ricerca e del budget.
Capacità personali.
Capacità di comunicare.
Leadership e capacità di lavorare in team.
Elementi di psicologia di gruppo.
Capacità di creare reti di ricerca nazionali ed internazionali.
Gestione della carriera e del proprio sviluppo professionale.
Trasferimento tecnologico e capacità di impresa.

(foto a destra, in basso: Chateau de la Muette, sede dell'OCSE a Parigi)

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