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Comunicare l'Europa

L'attività del Cde dell'Università di Catania

 
 
26 marzo 2007
di Irene Alì
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I cittadini conoscono poco e male i dati e i temi chiave dell'Europa e hanno una debole percezione dei valori comuni europei: spesso infatti questi concetti, anche se veicolati attraverso attività di comunicazione specifica, non arrivano o non sono percepiti efficacemente dai cittadini. È partendo da questo presupposto che, nell'ultimo decennio, la comunicazione istituzionale dell'Ue ha assunto una strategia che punta sempre più a rendere comprensibili le regole e le istituzioni comunitarie e il loro ruolo a supporto dei cittadini. La risposta della Commissione Barroso si traduce in un programma tratteggiato da due documenti-chiave: il "Piano D" (per democrazia, dialogo e dibattito) sul coinvolgimento dei cittadini nel dibattito ad ampio raggio sull'Ue e il suo futuro, e il "Libro bianco per una politica europea di comunicazione". Canali e strumenti privilegiati di questo processo di integrazione sono, da una lato, la rete capillare di centri di informazione presenti sul territorio, dall'altro gli strumenti di comunicazione on line, mezzo privilegiato di trasmissione della comunicazione istituzionale, con una crescita impressionante delle fonti informative e degli spazi di coinvolgimento interattivo.

È in questa strategia che si inseriscono i "Centri di documentazione europea" (Cde), nati per promuovere e sviluppare a livello universitario gli studi e la ricerca sull'integrazione europea, gestire e catalogare in un unico fondo le pubblicazioni comunitarie, fungere da punto di smistamento per il materiale di carattere comunitario prodotto dalle università.
In Sicilia i Cde sono quattro e sono collocati nelle università di Catania (nella foto sopra: l'ingresso del Cde etneo), Palermo e Messina e nella Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione di Acireale. Il Centro di Documentazione europea di Catania è stato istituito alla fine del 1996: «Istituita a partire dalla metà degli Anni '60 per rispondere a un'esigenza di stimolo agli studi sul processo di integrazione europea e sulle politiche comunitarie nel mondo universitario - spiega la responsabile scientifica del Cde di Catania, prof.ssa Nicoletta Parisi -, la rete dei Centri di documentazione rappresenta un modello "atipico" nel panorama delle reti informative europee, tradizionalmente meno vocata ad un'utenza occasionale e ad esigenze di informazione "di primo livello". I Cde sono collocati in una grande biblioteca universitaria (a Catania il Centro è ospitato nella sede della facoltà di Giurisprudenza di via Gallo 13), all'interno della quale opera una documentalista con specifiche competenze sia in materia di diritto e politiche comunitarie, sia di gestione delle risorse elettroniche, in grado di assistere e orientare gli utenti nella ricerca di informazioni specifiche e di approfondimento. Responsabile organizzativo è la dott.ssa Chiara Cantarella, a cui è possibile rivolgersi per informazioni e assistenza nella ricerca e nella consultazione del materiale (orario di apertura al pubblico: dal lunedì al sabato dalle 8 alle 14, il pomeriggio su appuntamento; il Cde può essere contattato anche all'indirizzo e-mail cde@unict.it, o telefonicamente al numero 095.317525; web: www.lex.unict.it/cde).


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«La presenza dei Cde nell'Università e nei Centri di ricerca - prosegue Parisi - trova oggi la sua ragione in un differente e più complesso rapporto della comunità accademica con la dimensione comunitaria. Studenti e ricercatori di ogni settore disciplinare sono quotidianamente chiamati ad inquadrare e confrontare i propri temi di ricerca con i dati, le acquisizioni e la produzione, documentale e scientifica di un "universo europeo complesso", costituito da istituzioni, agenzie specializzate, comitati consultivi, gruppi di esperti indipendenti, reti di ricerca, think tank, gruppi di pressione, e trovano nei Cde un osservatorio privilegiato, in grado di operare un monitoraggio costante e fornire servizi di reference differenziati: dalla ricerca di un singolo documento "raro", all'aggiornamento periodico sui principali avvenimenti e sui documenti relativi a singoli settori, alla costruzione di dossier tematici specializzati a supporto di tesi, pubblicazioni scientifiche, progetti di ricerca, richieste di finanziamento». «In questo senso - aggiunge Cantarella - la funzione dei Cde si pone a cavallo tra la più generale evoluzione dei servizi specialistici di reference nelle biblioteche universitarie e le attività di supporto alle politiche di internalizzazione di altre strutture universitarie (ad esempio Uffici Europa, Ricerca, Relazioni internazionali, Liason Office) o all'offerta di servizi specialistici dalle Università ad altri soggetti istituzionali ed economici (imprese, liberi professionisti, enti locali)».


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«Ho contattato per la prima volta il Centro di documentazione europea dell'Università - racconta Rossella Coco, 22 anni, studentessa del corso di laurea in Ingegneria per l'Ambiente della facoltà di Ingegneria  - per consultare il testo integrale della direttiva sulla valutazione di impatto ambientale perché seguivo il corso di "Impatto delle infrastrutture" e avevo necessità di integrare le lezioni del docente. Ho ricevuto anche indicazioni su alcuni rapporti della Commissione europea collegati al tema della valutazione ambientale. Da allora consulto periodicamente il sito Internet e la newsletter mensile per tutti gli aggiornamenti in materia ambientale. Devo ammettere di non avere quasi mai il tempo di leggerli integralmente, ma sto costruendo un archivio virtuale che spero possa servirmi in futuro per la tesi».

«La consulenza del Centro di documentazione europea mi è stata utilissima - conferma Andrea Sardo, 31 anni, imprenditore agricolo, laurea di I livello in Gestione ambientale della facoltà di Agraria - per comprendere i meccanismi della politica agricola comunitaria e per capire i diversi ruoli che svolgono la Commissione europea, i governi nazionali e le regioni nella programmazione delle misure di sviluppo rurale. Ancora oggi il Centro resta il mio "punto di riferimento" per districarmi nel labirinto delle novità normative e delle iniziative di cooperazione e di finanziamento che tengo d'occhio per la mia attività. È un servizio di informazione e di orientamento che la nostra Università dovrebbe pubblicizzare e valorizzare meglio: io l'ho scoperto quasi per caso».