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Didattica

I nuovi ordinamenti delle facoltà di Agraria

Alcune considerazioni sull'applicazione della riforma

 
 
26 marzo 2007
di Salvatore Barbagallo*
facoltà agraria.jpg

Così come si è verificato in tutte le aree disciplinari, uno degli effetti dell'introduzione dell'autonomia didattica nell'ambito agrario è consistito nell'ampliamento dell'offerta formativa. Tale ampliamento è stato nel complesso equilibrato in relazione alle risorse umane e strutturali presenti. L'autonomia didattica ha consentito di valorizzare le competenze multidisciplinari che da sempre hanno caratterizzato le facoltà di Agraria (nella foto a fianco: la sede del polo bioscientifico di Santa Sofia della facoltà di Agraria di Catania). Pertanto, oltre alla tradizionale, caratterizzante e sempre valida offerta formativa nelle aree delle Scienze agrarie (prevalentemente orientata alla produzione), delle Scienze forestali e delle tecnologie alimentari, sono stati progettati nuovi corsi, alcuni dei quali assolutamente innovativi, tra i quali è utile ricordare quelli in: scienze gastronomiche; ristorazione; qualità e sicurezza dell'alimentazione; biotecnologie; verde urbano e paesaggio; territorio e ambiente.

Così come si è verificato in altri ambiti, il nuovo modello formativo ha avuto un positivo riscontro da parte della società testimoniato dall'incremento superiore al 20% del numero di studenti immatricolati. In alcune sedi si è verificato, soprattutto nei primi anni di avvio dei nuovi ordinamenti didattici, il ritorno agli studi di molti che avevano abbandonato la carriera universitaria, ma soprattutto di studenti già inseriti nel mondo del lavoro.

Pur con la dovuta cautela, peraltro giustificata da una possibile disomogeneità dei campioni di dati presi in esame, si evidenzia con il nuovo modello formativo un miglioramento dell'efficacia degli studi. Nel complesso: è significativamente aumentato in tutte le sedi universitarie il numero di studenti che conseguono la laurea nei tempi previsti; è migliorato il rapporto tra durata legale e durata reale degli studi; è stato sufficientemente potenziato e valorizzato il rapporto con il mondo del lavoro e della produzione; è aumentata la percentuale di studenti decisamente soddisfatti del corso di studi nella fase post-riforma.

Tuttavia, il nuovo sistema formativo universitario, marcatamente differente da quello precedente, basato su un unico ciclo di studi, ha trovato le Facoltà di Agraria non completamente preparate per progettare e realizzare corsi basati su due cicli. Nella prima fase di applicazione, la progettazione e l'organizzazione dei corsi di studio sono state caratterizzate da una serie di lacune, tra le quali:

  1. i contenuti e l'articolazione dell'attività formativa sono stati fissati non sempre in modo coerente con gli obiettivi dei corsi. In alcuni casi la progettazione, eseguita in sede di prima applicazione in tempi troppo ristretti, è stata realizzata comprimendo i contenuti degli insegnamenti nella laurea (anche per non aver potuto progettare i corsi di secondo livello contestualmente a quelli di primo livello) senza riuscire in modo chiaro a caratterizzare e differenziare la formazione di primo livello da quella di secondo livello; ciò ha determinato una sovrapposizione e una non adeguata differenziazione tra i corsi di laurea triennali e i corsi di laurea magistrali;
  2. l'istituzione e l'attivazione, in 16 Facoltà su 23 e comunque nel complesso, di un numero di corsi di primo livello superiore a quello di secondo livello costituisce un'anomalia nell'applicazione della riforma e probabilmente non risponde alla logica sottostante ad una formazione che dovrebbe portare ad un secondo livello di elevata specializzazione; tuttavia occorre anche tener conto che l'incremento del numero di corsi di secondo livello comporterebbe un incremento dei costi totali della formazione (oggi non dappertutto sostenibile) anche in relazione al ridotto numero di studenti rispetto al primo livello;
  3. l'assegnazione dello stesso rapporto (per ogni CFU e per tutti gli insegnamenti) tra ore di didattica frontale (o di esercitazioni) e ore di studio individuale ha presentato non pochi limiti, con la conseguenza di creare sovradimensionamenti per alcune discipline e sottodimensionamenti per altre;
  4. si è verificata un'eccessiva frammentazione e "coriandolizzazione" dell'attività formativa, prevedendo in molti casi un numero elevato di discipline con pochi CFU e soprattutto corsi integrati con un numero spesso eccessivo e non sempre omogeneo di moduli che ha conseguentemente generato un numero reale di esami finali di gran lunga superiore al numero teorico;
  5. nel caso di trasferimenti di studenti ad altra sede, sono stati talvolta rilevati notevoli problemi nel riconoscimento dei CFU acquisiti a causa dell'eccessiva caratterizzazione di alcuni corsi di studio, evidenziando l'assenza di una comune identità.

Anche nelle facoltà di Agraria, così come in tutto il sistema universitario nazionale, si sono manifestate non poche difficoltà nel perseguire gli obiettivi, pur condivisibili, della riforma universitaria in assenza di risorse finanziarie aggiuntive. E' risultato difficile operare con efficacia per far conseguire, nei tempi previsti, il titolo di studio a un numero di studenti di gran lunga superiore rispetto alla situazione pre-riforma senza però migliorare il rapporto docenti/studenti e in assenza di risorse aggiuntive per potenziare le attività di orientamento, assistenza e tutoring, per incrementare le attività di laboratorio, per collegare sempre più l'attività di formazione tradizionale con il mondo esterno. Se da un lato si può essere soddisfatti dall'ingresso nelle facoltà di Agraria di un elevato numero di studenti-lavoratori, dall'altro si è avvertita una grande responsabilità nel dovere cercare di predisporre strumenti e supporti per l'apprendimento differenziati rispetto a quelli utilizzati per gli studenti full-time.In assenza di tali strumenti e soprattutto delle necessarie risorse per la loro predisposizione, si è spesso verificato il rischio, volendo assicurare una formazione dello stesso livello qualitativo per queste due categorie di studenti, di creare l'illusione di una possibile agevole acquisizione del titolo di studio da parte degli studenti lavoratori, registrando talvolta repentini e massicci abbandoni.

L'ormai imminente emanazione dei decreti attuativi del D.M.270/04 rende necessario il rapido completamento dell'attività di analisi e di verifica dell'offerta formativa, dell'articolazione dei singoli corsi di studio e dei risultati conseguiti con l'applicazione del D.M. 509/99, attività che la Conferenza Permanente dei Presidi delle facoltà di Agraria e le singole facoltà hanno già da tempo avviato.

I decreti attuativi del D.M. 270/04 prevedono importanti elementi innovativi tendenti a migliorare l'applicazione del modello formativo articolato su due cicli di studi. E' assolutamente condivisa la scelta di limitare, presumibilmente a 20 per i corsi di primo livello e a 12 per i corsi di secondo livello, il numero di esami di profitto. Tuttavia tale limite non risulta sufficiente a rendere efficace e meno complessa l'articolazione degli studi se non verranno fissati ulteriori vincoli nella progettazione dei corsi integrati e nell'individuazione dei moduli e del loro peso. Occorrerà utilizzare l'occasione che ci viene offerta dalla nuova riforma per rivedere, correggendoli, alcuni aspetti negativi che nel passato si sono talvolta verificati nella definizione di discipline e prove di esame per pressioni di singoli settori scientifico-disciplinari e per un eccessivo presenzialismo disciplinare. A tale scopo, al fine di evitare lacerazioni all'interno delle facoltà con conseguenti mediazioni che spesso non risultano idonee per l'efficacia degli ordinamenti, sarebbe opportuno definire alcune regole fondamentali e porre vincoli stringenti nell'ambito del Regolamento didattico di ateneo.

*Presidente della Conferenza Permanente dei Presidi delle Facoltà di Agraria
Preside della Facoltà di Agraria dell'Università di Catania