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Dossier/ Il ruolo dell'Università per lo sviluppo di una cultura ambientale

Evoluzione e pianificazione del verde in città


 
 
30 marzo 2009
di Sharon Massari
Massari parco del Castello di Donnafugata (Rg).jpg

Oggi si riconosce al verde la capacità di giocare un ruolo interattivo nell'ambito della pianificazione grazie alle sue molteplici funzioni, quali quella estetica, paesaggistica, culturale, economica, etica ed ecologica; tali caratteristiche lo rendono una grande risorsa ed un valido strumento a disposizione dell'urbanistica.

Il concetto di verde urbano si è evoluto per adattarsi alle mutevoli esigenze della collettività. Nel passato la presenza limitata di vegetazione all'interno delle città, ad eccezione degli orti coltivati sul retro delle abitazioni, era dovuta allo stretto legame che i centri urbani avevano con la campagna ed il territorio circostante. Le mansioni ad esso riservate erano esclusivamente quelle di terreno di caccia nei pressi dei castelli, delle ville e dei possedimenti nobiliari, e quelle di "ornamento" all'interno degli stessi come "giardino".

Quest'ultimo termine è definito nel senso di "natura artefatta", che doveva esprimere massimo splendore e rispettare rigorosi impianti geometrici e compositivi che manifestavano la presenza della mano ordinatrice dell'uomo.

A seguito delle profonde trasformazioni sociali avvenute in Europa nel XVII secolo, il giardino andò trasformandosi nella direzione del "parco", uscendo dai muri di recinzione delle proprietà nobiliari ed entrando nelle città. Avvenne, così, quel passaggio culturale che sceglieva di privilegiare l'interesse privato rispetto a quello pubblico; in particolare, si tramandarono le mode aristocratiche del passeggio e dello sfoggio degli abiti, nel tentativo da parte della borghesia di imitare i modelli elitari. Il parco, dunque, è uno spazio che nasce per rispondere alle richieste sociali della nuova classe emergente.

Al verde, cominciarono ad essere riconosciute, oltre che valenze di decoro urbano, anche aspetti di fruizione pubblica e capacità di instaurare relazioni culturali. Dal punto di vista formale, il parco prese sempre più rapidamente le distanze dall'impianto planimetrico del giardino, poiché non derivava più da rigide e schematiche regole di composizione per soli fini estetici e formali, mostrando impostazioni più "naturali".

Fino al XVIII secolo, al di fuori dei grandi parchi urbani, il ruolo del verde a scala di quartiere rimase confinato a semplice elemento architettonico decorativo, capace di conferire bellezza, articolare e riconvertire centri storici e industriali. Le strutture arboree, arbustive e tappezzanti venivano integrate nelle strade e nelle piazze, allo scopo di costituire un quadro paesaggistico gradevole.

Nel XIX secolo i parchi si imposero definitivamente come luoghi di ritrovo per il tempo libero e, oltre a permettere la solita funzione di passeggio, si attrezzarono per consentire attività sportive, di svago e ricreazione. Essi divennero sinonimo di qualità urbana e attrezzature indispensabili, da integrare nei piani regolatori, per la costruzione della città moderna.

Il termine "verde" iniziava ad arricchirsi di svariati significati funzionali, le successive evoluzioni ne evidenziarono il valore igienico, relativo alla pulizia dell'aria e alla salute umana e ambientale. Durante l'epoca della rivoluzione industriale emerse la questione ecologica, riferita alla capacità ossigenante delle piante di rigenerare atmosfere soggette a forti inquinamenti.

L'esigenza di avere elementi naturali in città era dovuta all'allontanamento dei centri antropizzati dal territorio circostante, alla mancanza di contatto con la natura, all'insorgere dei problemi ambientali causati dallo sviluppo industriale, ai frequenti fenomeni di degrado urbano, al deturpamento del paesaggio causato dall'edificazione incontrollata e allo sviluppo di periferie-dormitorio senza identità storica, culturale ed architettonica, destinate solamente ad ospitare alloggi e fabbriche.


Massari parco nobiliare del castello del conte di Cavour.jpg

L'evolversi della "cultura del verde" ha permesso di superarne la restrittiva visione estetica, rendendolo una sempre più diffusa "strategia di pianificazione". Il contributo di Frederick Law Olmsted relativo al "verde sociale", che ha promosso valori etici e di integrazione ed emancipazione collettiva, consente ancora oggi a tutti i cittadini, comprese le fasce più deboli, di potere usufruire dei benefici di un parco all'interno delle aree urbane. Inoltre, l'introduzione di "quote di campagna" in città "naturalizzano" i centri antropici, migliorano la qualità urbana e rafforzano la coesione delle comunità.

Gli attributi che questi spazi pubblici devono possedere sono la facile raggiungibilità, la compresenza di elementi naturali e di attrezzature per la ricreazione e l'isolamento dal rumore e dal traffico, per consentire al fisico e alla mente di rigenerarsi.
Le intuizioni di F.L. Olmsted hanno offerto interessanti spunti per studi ed approfondimenti in ambito paesaggistico, ecologico e sociologico.

Dal punto di vista paesaggistico gli elementi naturalistici rappresentano un punto di riferimento e un segno distintivo, poiché contribuiscono a definire il volto della città e ne congiungono il passato al presente. La funzionalità architettonica delle piante ha il compito di nascondere alla vista sfondi poco gradevoli, garantire privacy, valorizzare le proprietà e le forme degli edifici, mitigandone l'impatto con il contesto ed accrescendone il valore.

A livello ecologico, gli alberi e le piante generano effetti benefici, tra cui la capacità di fissare gas tossici e particolato aerodisperso, liberando ossigeno e migliorando la qualità chimico-fisica dell'aria. Esse fungono da barriera acustica nei confronti del rumore generato dal traffico veicolare, difendono il suolo dal rischio di cedimenti e depurano le acque meteoriche assorbite dal terreno prima dell'arrivo alla falda. Inoltre, svolgono un'azione termoregolatrice del microclima urbano, attenuando gli eccessi di temperatura e gli effetti del vento e della pioggia.

Recenti indagini sociologiche hanno riconosciuto al verde grande rilevanza psicologica sugli individui dimostrando che l'ambiente fisico nel quale si vive ne influenza il comportamento. Il contatto con la natura, infatti, agisce sulla condizione mentale umana svolgendo un'azione distensiva e rilassante sui soggetti stressati dai ritmi frenetici delle città odierne. Oltre tutto, il verde svolge azioni terapeutiche nei confronti di persone affette da patologie psichiche e nel recupero dei tossicodipendenti. È stato dimostrato che l'inserimento di vegetazione all'interno delle strutture ospedaliere rende più sopportabile la degenza da parte dei pazienti, determinando minori tempi di ricovero.

Inserire il verde in città attraverso la realizzazione di parchi, orti e giardini pubblici, sia a scala urbana che di quartiere, oltre a migliorare la vivibilità, ha fini pedagogici, poiché stimola il rispetto e la cura dell'ambiente.