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Dossier/ Il ruolo dell'Università per lo sviluppo di una cultura ambientale

Il 'Green Public Procurement'


 
 
30 marzo 2009
di Pierluigi Catalfo
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Può certamente non stupire più la valutazione circa la grande influenza negativa sull'ecosistema che hanno le strutture amministrative e i settori che sviluppano la produzione del terziario. La pubblica amministrazione, ma anche implicitamente il mondo universitario, da tempo, hanno preso coscienza del rapporto tra il loro agire e le dinamiche di assorbimento e trasformazione delle risorse naturali.

Questo processo certamente agli inizi, lento, e dagli esiti incerti, passa all'affermazione del suo successo attraverso sottili questioni culturali che trovano una importante sponda sia nella capillarità della diffusione di sensibilità e modelli dell'agire, sia nello sforzo scientifico per la modellizzazione comportamentale e tecnico-giuridico che nella sostanza determina gli ambiti di ammissibilità di determinate azioni nella logica di governo dei loro effetti.

In questo quadro, matura la vicenda del Green Public Procurement (GPP) o, come meglio si conosce, del sistema degli acquisti verdi. Secondo questa logica, la pubblica amministrazione, nel procedere all'approvvigionamento di risorse o all'acquisizione di beni di consumo o di investimento, può derogare dallo stretto principio del minor costo, se il bene in questione garantisce qualità legate alla generazione di minori impatti ambientali in relazione al suo uso.

Più precisamente, essendo l'orientamento al GPP di derivazione europea, con le parole che specificano la definizione di Green Procurement, la Commissione europea, riferendosi alla pubblica amministrazione, nel caso specifico, suggerisce l'integrazione dei normali criteri di considerazione economica con quelli ambientali"in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull'ambiente lungo l'intero ciclo di vita".


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In altri termini il modello del GPP che comunque risulta a tutt'oggi ad applicazione volontaristica, si fonda su  una sensibilità ambientale e una attenzione che deve diventare determinazione politica e che incrocia il mondo della ricerca al quale è affidato lo sforzo di capire se, e in che misura, determinati prodotti o beni possano effettivamente produrre un risultato nella direzione del contenimento degli effetti dell'attività umana.

La logica di questa politica, fra l'altro, è estensiva. L'orientamento della pubblica amministrazione può divenire esempio o, più profondamente, requisito per la sua interrelazione con la società contribuendo alla diffusione di comportamenti virtuosi, ma, soprattutto in questo particolare momento storico, può costituire l'occasione per implementare una strategia di superamento dell'attuale crisi economica attraverso la valorizzazione di percorsi innovativi come quello ambientale.
Non c'è ormai, del resto, alcun dubbio sulla strategicità e l'opportunità dell'intervento pubblico in ordine al governo degli equilibri e delle dinamiche economiche, come, peraltro, di indubbio valore rimane il peso dell'innovazione e della ricerca per il superamento delle crisi. L'ambiente e l'operativa implementazione delle sue logiche nel processo di GPP può costituire un passaggio importante.

Dal ricorso estensivo al Green Procurement, si potrebbero, infatti, trarre benefici di duplice natura, migliorando sensibilmente, da un lato, l'impatto ambientale delle attività amministrativo-governative e dando, dall'altro, una risposta qualitativa alla crisi economica grazie alla portata innovativa di tutte le produzioni a basso impatto ambientale e al loro nesso con la ricerca e l'innovazione industriale.

Queste ragioni in sintesi hanno spinto a credere che  il GPP possa essere effettivamente una priorità di politica ambientale a livello sia europeo sia internazionale e, nel senso più generale, che il Green Procurement possa essere una possibile e reale indicazione per gli orientamenti strategici più innovativi in riferimento al sistema delle imprese private.


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Nella logica delle innovazioni sviluppate nella Comunicazione della Commissione europea  "Politica integrata dei prodotti, sviluppare il concetto di ciclo di vita ambientale - COM/2003 302" il Ministero dell'ambiente, e della tutela del territorio e del mare,  in accordo con la necessità di dare applicazione al comma 1126, articolo 1, della legge finanziaria del 2007, ha strutturato in sinergia con il Ministero dell'Economia e Finanza e il Ministero dello Sviluppo economico e con il supporto di alcune importanti strutture come CONSIP, ENEA, APAT (oggi ISPRA), e il sistema delle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale (ARPA), e attraverso un coinvolgimento degli enti locali, il "Piano d'azione per la sostenibilità ambientale dei consumi della pubblica amministrazione" o, come considerato comunitariamente, l'"Action Plan for the Environmental Sustainability of Consumption in the Public Administration Sector".
Il Piano è stato adottato con il decreto interministeriale n. 135 dell'11 aprile 2008 e pubblicato sulla "Gazzetta ufficiale" n. 107 dell'8 maggio 2008. 

Il mondo universitario, il nostro ateneo e con minore attenzione e rilevanza il sistema delle specifiche gestioni economiche delle facoltà, anche se senza una ben definita e dichiarata politica ambientale si muovono verso la logica del GPP guardando con attenzione ai momenti salienti e costitutivi dei processi di acquisto e di approvvigionamento delle risorse funzionali.

Certamente il GPP, che per molti versi, non può essere considerato sotto il profilo tecnico un sistema infallibile (un errore di valutazione sull'impatto di determinati prodotti o sostanze, potrebbe generare effetti teoricamente anche gravi dovuti all'uso estensivo del prodotto erroneamente considerato come ecocompatibile), senza l'attenzione e il coinvolgimento del mondo della ricerca, può divenire inefficace o dannoso e  anzi  può determinare comportamenti devianti dalla logica di  contenimento degli effetti dell'antropizzazione.

Gregory Bateson scrivendo Ecologia della mente  pensava alle idee come elementi di un sistema di interconnessioni che tende a sopravvivere per le relazioni che queste hanno e non per la singola individualità di ciascuna di esse.
Forse è il caso di comprendere che l'ecologia, vissuta in chiave di implementazione effettiva così come il GPP per le università  e la pubblica amministrazione, è una logica di integrazione dinamica e selettiva e per tale motivo essenzialmente diretta all'evoluzione pertanto essa non può, in assoluto, nel nostro modello di sviluppo, essere vista come freno o eventualità pesante da considerare. L'ecologia di cui parliamo è occasione - per dirla come altri hanno voluto sostenere - una difesa dagli assalti alla ragione.