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Facoltà

Bonaviri, ritratto in forma di documentario

Presentato ai Benedettini un video sullo scrittore di Mineo

 
 
16 aprile 2007
di Giuseppe Sorbello
giuseppesorbello@gmail.com
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La presentazione del documentario Bonaviri ritratto di Massimiliano Perrotta ha rappresentato un occasione per tornare a discutere sulla figura umana e la personalità letteraria di uno scrittore estremamente affascinante e complesso. L'incontro, avvenuto il 23 aprile al Monastero dei Benedettini di Catania,  segue quello di Roma del 17 marzo per la Cineteca Nazionale, e mostra come la Fondazione Bonaviri, che ha supportato attivamente il progetto del documentario e la sua diffusione, sia impegnata a rendere nota l'opera narrativa di un autore che ha fatto della Sicilia il suo centro essenziale di irradiazione poetica.

Giuseppe Bonaviri (Mineo 1924) fin dal suo primo romanzo d'esordio, Il sarto della stradalunga (1954), ha infatti incentrato la sua opera narrativa sul piccolo mondo paesano di Mineo, sulla sua vita semplice ma al tempo stesso carica di tensione lirica e magica. Egli ha creato un suo personale "realismo magico", in cui la realtà storica e sociale della Sicilia non viene mai tradita, ma rivissuta, secondo una tensione immaginifica, nelle sua millenaria stratificazione di tradizioni. Sarà questo lo sfondo narrativo e lirico del suo discorso artistico, in opere come La divina foresta (1969), Ghigò (1990), Il dottor Bilob (1995), L'asprura (1986), Il dire celeste (1994). L'attività letteraria è stata sempre per Bonaviri una passione, un'esigenza a cui non dover rinunciare, anche nella sua quotidiana professione di medico cardiologo che lo ha condotto a Frosinone, lontano da quella Sicilia che tuttavia riaffiora intatta nelle sue pagine. Per la sua ricca produzione letteraria, con cui ha cercato di rintracciare un senso profondo dell'esistenza, dal 1984 lo scrittore è stato più volte inserito nella lista dei candidati al premio Nobel.

L'appuntamento di Catania, realizzato in collaborazione con la facoltà di Lettere e filosofia e l'Istituto di Storia dello spettacolo siciliano, è stato aperto dai saluti della prof.ssa Margherita Spampinato, coordinatrice del dottorato di Filologia moderna, seguiti dagli interventi istituzionali della dott.ssa Serafina Perra, assessore provinciale alla cultura e dell'assessore Salvatore Barbagallo per il Comune di Mineo.


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Entrando nel vivo dell'incontro, la prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà, che ha ormai alle spalle lunghi anni di studio critico sull'opera letteraria dello scrittore, ha tracciato anch'essa nel suo intervento un ritratto dello scrittore, ma «a volo d'uccello», secondo una metafora cara allo stesso Bonaviri. Ha messo in evidenza alcuni elementi essenziali, iniziando dal luogo natio di Mineo, «locum sacrum» e metaforico, centro narrativo e cosmico. Mineo è infatti un luogo di verità antropologica, appreso dallo scrittore tramite la forma di un «epos familiare» custodito dalla madre, un «Decameron orale» depositario di una narrativa popolare in cui risiede un senso dell'esistenza sovrastorico e archetipico. Muscarà ha poi ricordato il giudizio di Vittorini, che riconosceva nella scrittura narrativa di Bonaviri «un senso delicatamente cosmico», ovvero un rapporto di straordinaria simbiosi con la natura, che diventa il pretesto per una dissoluzione delle categorie spazio-temporali e una continua contaminazione di scienza e fantasia. Una peculiarità, questa, che Silvano Nigro riconduce alla qualità «visionaria» della scrittura di Lucrezio. L'ultima parte dell'intervento ha affrontato le scelte stilistiche dello scrittore, volte a quella «ipertensione linguistica» (Massimo Onofri) che è anche la cifra sperimentale di molta narrativa siciliana contemporanea. Una lingua assolutamente personale e originale, tesa a un impasto di lessico letterario aulico e di termini dialettali, al recupero di una stratificazione linguistica che per la Sicilia è ricchezza culturale.

Con questo scrittore «linguisticamente complesso» si è confrontata la dott.ssa Nicoleta Pascu, seconda relatrice della giornata, che ha realizzato la traduzione in lingua rumena di due romanzi di Bonaviri (Il sarto della stradalunga,2004; Il fiume di pietra, 2007). Il secondo intervento ha così tracciato un excursus sulla diffusione di Bonaviri all'estero, traslato ormai in venti lingue (tra cui anche arabo, cinese, e giapponese), e ha centrato l'attenzione sulla ricezione dello scrittore in Francia e Spagna. La parte più interessante dell'intervento ha puntato sulle difficoltà di traduzione che la lingua così peculiare di Bonaviri comporta. Per la dott.ssa Pascu questa operazione deve essere intesa come una sfida di ordine tecnico, che scaturisce solo dopo la conoscenza del macrosegno (cioè dell'opera di uno scrittore nella sua totalità). Solo successivamente è possibile progettare un'accurata strategia traduttiva con cui tracciare alcune scelte di ordine linguistico. Chi affronta questo lavoro non deve infatti pretendere di creare un omologo dell'originale, perché il suo compito è inverso a quello dello scrittore: consiste nel liberare i segni del testo dalla chiusura semiotica voluta dall'autore, per farli circolare in un altro sistema culturale, arricchendolo così di nuovi significati.


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Il documentario di Massimiliano Perrotta, proiettato di seguito, è un viaggio attraverso le regioni biografiche dello scrittore, in alcuni momenti precedenti la sua formazione, e che ci fornisce di ulteriori suggestioni con cui penetrare nella sua personalità. Ed è un ritratto per molti versi riflesso,  in cui le riflessioni dello stesso Bonaviri sul proprio universo esistenziale sono punteggiate dalla lettura di alcuni brani della sua opera, e costellati dagli interventi di Sarah Zappulla Muscarà, Walter Mauro, Silvano Nigro, Walter Pedullà. I quattro studiosi, nel corso del filmato, propongono una prospettiva critica con cui inquadrare il contributo di Bonaviri alla narrativa italiana del secondo dopoguerra. Il filmato contiene anche un suggestivo ricordo di Ennio Morricone, che, in occasione dell'inaugurazione del conservatorio di Frosinone, ha musicato la lirica Ode di Bonaviri. Autore molto amato dal musicista, presente anche all'incontro di Roma, il quale ha ricordi molto intensi e vividi di quella collaborazione.

Bonaviri ritratto non è infatti soltanto un dovuto atto di omaggio a uno degli autori italiani contemporanei più importanti, ma anche un contributo grazie al quale è possibile scrutare le qualità umane che improntano il mondo lirico ed ermetico dello scrittore.