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Università e territorio

"Non lasciate seccare il giardino"

Un convegno per ricordare l'opera del prof. Giovanni Campo

 
 
16 aprile 2007
di Fausto Carmelo Nigrelli
Eticità del territorio 1.jpg

"Non lasciate seccare il giardino" è la frase che Giovanni Campo ha detto, in sogno, ad una familiare ed è la frase che è stata scelta quasi come uno slogan in occasione del convegno "Eticità del territorio" che si è tenuto presso la Facoltà di Ingegneria il 13 aprile 2007, in memoria del professore di Pianificazione territoriale scomparso un anno fa.

"Non lasciare seccare il giardino" è un'esortazione che si è prestata alle molteplici riflessioni che, partendo dall'attività di Giovanni Campo, i numerosi intervenuti hanno voluto sviluppare.

Il primo ambito di riflessioni è stato quello della pianificazione nelle aree a rischio sismico, ma non solo, che, a partire dagli anni Ottanta, quando il CNR con il Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti, iniziò a indagare su questo campo, ha coinvolto alcuni gruppi di ricerca in varie realtà italiane e ha visto nell'Università di Catania uno dei poli maggiormente interessati. Già nel 1994 si tenne a Catania, con il coordinamento di Dario Sanfilippo, un importantissimo convegno internazionale intitolato Piano e progetto nelle aree a rischio sismico, durante il quale venne fatto il punto delle ricerche con contributi di studiosi di varie nazionalità europee, giapponesi, messicane, statunitensi.

In quell'occasione Campo presentò i primi esiti di una ricerca che riguardava Catania, città che, fino agli anni Settanta del Novecento, non era stata classificata come zona sismica, nonostante fosse stata distrutta da terremoti più volte nel corso dei secoli. In quell'occasione venne dimostrato che «è possibile convivere in maniera consapevole con il pericolo "terremoto"», ma che la prevenzione non può essere demandata solamente a interventi di adeguamento e miglioramento antisismico delle costruzioni, quanto ad una nuova impostazione degli strumenti di analisi e pianificazione economica e territoriale. Il "miglioramento antisismico della città" venne dunque individuato come l'unico percorso praticabile per raggiungere l'obiettivo di ridurre al minimo il numero di vittime in occasione di terremoti o, più in generale, eventi calamitosi.

Ragionamento che i diversi gruppi di ricerca operanti in Italia hanno continuato a sviluppare estendendo le riflessioni ad altri tipi di eventi come le inondazioni («è sufficiente riflettere sul fatto che 10 mm di pioggia producono l'accumulo di volume di 1000 litri d'acqua, su una superficie impermeabile di appena 100 mq, per cogliere le responsabilità a carico delle superfici edificate e asfaltate delle nostre città e l'estrema pericolosità di talune parti di esse al sommarsi di condizioni particolari», scriveva Campo nel 2000).

"Non lasciate seccare il giardino" in questo ambito significa continuare a sviluppare le riflessioni condotte su Catania perché gli strumenti di pianificazione per l'area metropolitana catanese e quelli generali introiettino la cultura della prevenzione del rischio, ne colgano l'essenzialità anche utilizzando le più recenti riflessioni sulla possibile applicazione di metodi di perequazione per garantirne l'attuazione. O più in generale sviluppare le riflessioni attorno ad aree che vedono la concentrazione di straordinari fattori di rischio in prossimità di vaste concentrazioni di popolazione, come avviene per l'area industriale di Augusta-Priolo.


foto Giovanni Campo.jpg

Un secondo ambito di riflessioni riguarda la pianificazione ambientale e paesaggistica come strumento indispensabile per fornire un quadro di coerenze per il perseguimento di uno sviluppo sostenibile del territorio e delle città.

Anche su questo Campo ha lavorato a lungo prima mettendo a fuoco i problemi che attengono a un approccio ambientalista alla pianificazione del territorio e poi, nell'ultimo periodo, coordinando il vasto gruppo multidisciplinare che ha redatto il Piano paesaggistico dell'ambito 8 della provincia di Catania.

Questa esperienza, ormai quasi conclusa e presentata in occasione del convegno con un lungo video, è costruita a partire da due convinzioni che hanno sempre impregnato l'attività di ricercatore, di docente e di intellettuale di Giovanni Campo: la prima è che il territorio è un bene pubblico di cui ciascuno di noi, ciascun cittadino, è azionista; la seconda è che ad un territorio debba corrispondere un solo piano territoriale.

La questione è emersa ancora una volta con forza negli ultimi tre anni in Sicilia, in relazione alle redazione dei piani paesaggistici che le Soprintendenze BBCCAA hanno avviato per i 17 ambiti paesaggistici in cui è suddiviso il territorio regionale e che dovranno essere approvati entro il dicembre 2008. Alcuni Dipartimenti e Centri di ricerca dell'Ateneo di Catania (Dau, Astra e Cutgana) stanno collaborando con le Soprintendenze di Catania, Enna e Siracusa proprio per la redazione dei piani paesaggistici d'ambito e stanno sperimentando su territori assai diversi, dalle aree industriali della costa jonica alle aree minerarie dell'interno, dalle serricolture del sud-est, alle aree agricole dell'interno, dalle aree metropolitane ai centri rurali, la necessità di superare la settorializzazione della pianificazione territoriale, in particolare in una logica di sviluppo sostenibile.

"Non lasciate seccare il giardino" in questo ambito, dunque, significa continuare a sperimentare nelle pratiche di pianificazione il duro e difficile lavoro dell'analisi e della sintesi a fini operativi, della comprensione del territorio attraverso procedimenti di tassonomizzazione e, successivamente, di interpretazione olistica.


Eticità del territorio 2.jpg

La terza parte del convegno è stata, infine, dedicata all'attività di Giovanni Campo quale intellettuale e politico, personalità in grado di trasferire le sue convinzioni e il suo sapere in azione politica durante il mandato parlamentare nella XII legislatura, in particolare attraverso un disegno di legge che provava a unificare i diversi piani in un solo strumento urbanistico, a creare un fondo di solidarietà per la riqualificazione del territorio, partendo da una forte spinta ideale che, ancora una volta, si basava sulla convinzione che il territorio non è di proprietà nostra, ma ci è stato dato in uso da chi ci ha preceduto e a noi tocca il compito di consegnarlo a chi verrà dopo di noi.

Un convegno che non è stato, dunque, un ricordo sull'onda degli affetti e delle emozioni (che pure ci sono state), ma che è stato, in linea con lo spirito di Campo, un confronto tra studiosi e cittadini, tra accademici e politici, tra allievi e militanti dell'associazionismo. Tra coloro, cioè, a cui tocca il compito di non lasciare seccare il giardino.