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Dossier/ Il ruolo dell'Università per lo sviluppo di una cultura ambientale

I problemi dell'ambiente: pochi 'caratteri' per tanti perché


 
 
28 ottobre 2008
di Federico G.A. Vagliasindi
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Tommaso sul lungomare di Marina di Ragusa, a poco più di un anno di età guardava interessato i cestini stradali, sapeva dire "spazzatura", contemplava l'autocompattatore che svuotava cassonetti e mi obbligava a seguire l'idrospazzatrice che rimuoveva la sabbia trascinata dal vento sugli ampi marciapiedi.

Tommaso, oggi ha quasi cinque anni, ed è di frequente esposto alle problematiche ambientali più attuali e alle soluzioni ingegneristiche per esse sviluppate. Tommaso è mio figlio, e tra viva-voce in macchina, convegni e cene con colleghi (lui partecipa sempre, anche se i colleghi sono stranieri) e visite occasionali di impianti, è quasi costretto a nutrirsi, insieme ad altro, di normativa ambientale, di gestione integrata dei rifiuti, di bonifica di siti inquinati e di recupero funzionale di siti dismessi, di risparmio idrico, di trattamenti di acque reflue e di riuso e, in generale, degli argomenti che accompagnano la vita di un docente di Ingegneria sanitaria ambientale.


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Tommaso è nell'età dei perché, e ricevuta una spiegazione è normalmente pronto a tirarne fuori degli altri in rapida successione. Seguendo il suo esempio, ho pensato di utilizzare i settemila caratteri disponibili (ne restano soltanto circa 5.800) per sviluppare, su varie problematiche ambientali, la seguente serie di domande.

- Perché è il caso di parlare di Kuhn e della sua teoria dei paradigmi anche quando si parla di rifiuti e di acque reflue?
- Perché la normativa ambientale è tra quelle aggiornate più di frequente, soprattutto quando cambia il governo (con alternanza tra destra e sinistra)?
- Perché la produzione pro-capite dei rifiuti è in costante aumento?
- Quali sono state le ragioni dell'emergenza rifiuti in Campania?
- Perché la Sicilia è stata commissariata dal 1999 al 2007 per l'emergenza rifiuti?
- Perché il numero delle discariche attive in Sicilia è passato da oltre 300 a meno di 50 dal 1999 ad oggi?
- La produzione pro-capite dei rifiuti è notoriamente ben correlata al PIL pro-capite: perché in Sicilia questo dato è anomalo (produzione dei rifiuti più elevata rispetto al PIL)?
- Perché gli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) "idrici" sono 9 (uno per ogni provincia) e quelli "rifiuti" (nati nel 2002) 27?
- Perché il territorio comunale di Catania rappresenta un ATO rifiuti a sé?
- Perché il giudizio di tanti, sugli ATO, è fallimentare?
- Perché sempre più spesso viene sospesa la raccolta dei rifiuti?
- Perché una discarica che non contiene veleni e non inquina fa notizia?
- Perché i quattro termovalorizzatori previsti ed approvati in Sicilia non sono stati ancora realizzati?
- Perché il tasso di sofferenza nella riscossione della tariffa rifiuti è molto più alto che per altri servizi a rete (energia elettrica ed acqua)?
- Perché non è prassi valutare, attraverso specifiche metodologie ed indicatori, la prestazione dei servizi idrici e di igiene urbana?
- Perché il costo dei servizi idrici e dei servizi di raccolta e smaltimento rifiuti sono aumentati in maniera significativa negli ultimi anni?
- Perché i risultati della raccolta differenziata evidenziano una Italia a tre velocità (Nord, Centro e Sud)?
- Perché non esiste ancora un impianto di abbattimento del vanadio presente nelle acque captate da alcuni pozzi dell'acquifero etneo ed utilizzate per scopi potabili?
- Perché i lavori di scavo di una galleria in provincia di Catania sono stati fermi per oltre cinque anni? Perché sono stati riavviati da circa un anno?
- Perché i 15 iscritti al master in gestione dei rifiuti e bonifica di siti inquinati (organizzato dalla Scuola superiore di Catania) sono stati tutti assunti da primarie aziende del settore entro un anno dal completamento degli studi? Perché non è stata organizzata una seconda edizione del master?
- Perché in Sicilia è nota dal 2002 la presenza di oltre 1200 siti potenzialmente inquinati, e le attività di bonifica sono in una fase embrionale? Chi pagherà per i costi di bonifica dei suddetti siti?
- Perché il corso di Bonifica e recupero di siti inquinati è stato attivato soltanto dall'a.a. 2007/2008?
- Perché se un presidente di TAR chiede a tre diversi presidi di Ingegneria di indicare un esperto per un problema ambientale specifico, dai tre presidi si hanno indicazioni di docenti afferenti a settori scientifico-disciplinari diversi (al variare della sede)?
- Perché, per valutare progetti esecutivi di impianti di depurazione biologica redatti da ingegneri, si chiamano esperti non ingegneri (ad esempio dottori chimici)?
- Perché sono morte sei persone all'interno di un depuratore di reflui urbani in provincia di Catania nel giugno del 2008?
- Perché è necessario un intero numero del Bollettino d'Ateneo per parlare di ambiente?

Le risposte alle suddette domande potrebbero essere date, in alcuni casi in maniera certa e in altri come ipotesi, e potrebbero forse contribuire a sviluppare e a diffondere una (migliore) cultura ambientale.

Le risposte, attraverso alcuni specifici riferimenti, potrebbero anche aiutare a comprendere che l'Università dovrebbe sempre restare riferimento oggettivo ed autorevole, capace di progettare ed offrire percorsi formativi che rispondano alle reali esigenze del territorio (e dell'ambiente). E capace altresì di individuare e mettere a disposizione le (vere) competenze necessarie per affrontare i pressanti problemi ambientali su cui è chiamata a collaborare.

Purtroppo, però, sarebbe necessario disporre di veramente tanti caratteri (ne resta solo qualche centinaio) e di tanta diplomazia per articolare le risposte in questa sede...

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