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Facoltà

Carlo Muscetta traduce Victor Hugo


 
 
28 ottobre 2008
di Rosalba Galvagno
Galvagno1V.Hugo.jpg

Lo scorso 25 agosto 2008 si è tenuto ad Acitrezza il consueto appuntamento annuale intorno ad un edito o a riedizioni, ormai esaurite, di scritti di Carlo Muscetta, dedicato quest'anno alle traduzioni di alcune liriche di Victor Hugo (Antologia Minima, Il Girasole Edizioni, Valverde 2008).

Muscetta che ha tenuto, com'è noto, per numerosi anni l'insegnamento di storia della letteratura italiana nella facoltà di Lettere di Catania, ha affiancato alla sua attività di studioso, di critico militante e di professore, anche quella di traduttore e di poeta.

Quest'altra carriera, parallela a quella istituzionale, è rimasta durante gli anni del suo fervido lavoro editoriale e universitario, più riservata, più discreta. Soltanto nel 1984 e poi, a seguire, nel 1986, nel 1995 e nel 1998 verranno pubblicate le raccolte e le traduzioni poetiche. Al 1984 risale la prima edizione laterziana della traduzione delle Fleurs du mal di Charles Baudelaire (cui seguirà postuma nel 2005, la riedizione a cura di Giuseppe Savoca, nell'elegante collana 'Polinnia', presso l'editore Olschki di Firenze); al 1986 e al 1998 i volumetti Versi e versioni e Altri versi altre versioni (Il Girasole, Valverde); al 1995 risale il volumetto intitolato Il Cigno (C.u.e.c.m., Catania), che raccoglie alcuni testi e traduzioni delle composizioni liriche dedicate al tema del 'cigno' nelle età del romanticismo e del decadentismo. Altri due volumetti sono usciti postumi per l'amorevole iniziativa della vedova Marcella Tedeschi Muscetta: per poter vivere del 2005, e la traduzione da Molière del Tartufo o l'impostore del 2006 (Il Girasole, Catania).

Prima di illustrare il mio rapido percorso attraverso le liriche dell'Antologia Minima, bisogna sottolineare che, così come l'italianista Muscetta ha attraversato coi suoi studi l'intero arco della letteratura italiana, altrettanto il traduttore ha spaziato dai classici antichi (Virgilio, Petronio, Rutilio Namaziano) ai provenzali (Guillaume de Poitiers, Bernard de Ventadorn, Arnaut Daniel), agli umanisti (Petrarca, Sannazaro), a Shakespeare, per giungere, con un maggior numero di traduzioni, all'Ottocento, soprattutto francese (ma non solo), e al Novecento (Hugo, Desbordes Valmore, Rimbaud, Guérin, Pascoli, Eliot, Éluard, Noventa).
Tra queste numerose traduzioni, vorrei ricordarne almeno una, particolarmente toccante, la celeberrima Ofelia tratta dalle Poésies di Jean Arthur Rimbaud, da cui cito soltanto l'attacco dove spicca una magistrale struttura a chiasmo:

Su l'onda calma e nera ove le stelle dormono
Fluttua la bianca Ofelia simile a un grande giglio,
nei suoi veli adagiata placidamente fluttua.
[.]


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L'Antologia Minima, una «ghirlandetta» di alcune tra le più belle traduzioni di Muscetta da Victor Hugo, raccoglie dieci famosissime liriche tratte dai più celebri capolavori del grande poeta romantico francese, quali Le foglie d'autunno (Les feuilles d'automne 1831), I raggi e le ombre (Les rayons et les ombres 1840), Le contemplazioni (Les contemplations 1856) e, infine, da Tutta la lira (Toute la lyre 1888 e 1893).

La prima domanda che ci si pone, alla lettura di queste traduzioni, è rivolta naturalmente al particolare interesse e alla profonda simpatia che hanno ispirato il lavoro del traduttore. Muscetta si è accostato, questa volta, ad un poeta sensibilissimo certo alle problematiche politiche e sociali del suo tempo, ma che è stato anche il fondatore della scuola romantica francese, il rappresentante e propugnatore dei più alti ideali lirici del periodo post-rivoluzionario, dell'utopia romantica. Victor Hugo è insomma il poeta degli entusiasmi rivolti al futuro, della cosiddetta illusione feconda, ma anche della consapevolezza della sua fragile esistenza.
Della temperie romantica fanno parte certi notturni popolati da sogni chimerici e dall'ossessiva presenza dell'immagine degli alberi, come ad esempio si legge in Crepuscolo:

Lo stagno misterioso, come un sudario pallido
Rabbrividisce: appare fra i boschi la radura;
gli alberi son profondi e neri sono i rami;
avete visto fra le foglie Venere?


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Ma il tema che forse maggiormente domina, soprattutto nelle Contemplations, è quello dell'analogia, che tanto successo avrà presso i discepoli di Hugo.
Penso specialmente a Baudelaire del quale non si può non menzionare, nella magistrale traduzione di Muscetta, il celebre sonetto delle Correspondances dedicato appunto al tema dell'analogia. Ma già Hugo aveva fatto ricorso all'analogia. Un'analogia avvince l'uomo alla realtà naturale che lo circonda. Nella lirica Cosa dice la bocca d'ombra il poeta dice che "tutto ha un'anima" (Tout est plein d'âmes).

Quest'ultimo emistichio, tratto da una delle liriche più complesse delle Contemplations, Ce qui dit la bouche d'ombre, basta a identificare il procedimento linguistico, stilistico e ritmico adottato da Muscetta, che persegue l'ideale della traduzione 'bella e fedele', al punto da riprodurre, fin dove è possibile, l'alessandrino e la cadenza epica del leggendario poème victorughiano.

Un altro notevole esempio di questa capacità traduttoria si riscontra nella traduzione di Horror, tratta sempre dal capolavoro di Hugo:

Oh! Com'è nero il gorgo e come l'occhio è debole!
Abbiamo innanzi a noi questo silenzio immobile.
   Chi siamo? Dove siamo?

Dove è importante sottolineare la geniale soluzione adottata nel primo distico per rendere i vocaboli piani francesi 'débile', 'immobile' con gli sdruccioli 'debole', 'immobile', che mantengono meravigliosamente la rima, anche se lievemente imperfetta, e invece la soluzione, assolutamente letterale, del secondo distico dove le parole in rima permangono quasi identiche: rencontre, montre; 'incontra', 'mostra'.

Un'altra affascinante lirica delle Contemplations s'intitola "Era scalza, era tutta scarmigliata" (Elle était déchaussée, elle était décoiffée). Già dal titolo risalta la fedeltà e la creatività insieme del traduttore. L'allitterazione dei due aggettivi déchaussée e décoiffée è risolta con l'equivalente allitterazione degli aggettivi italiani scalza e scarmigliata:

Era scalza, era tutta scarmigliata
seduta a piedi nudi fra i reclinati giunchi.
Io passando di là la credetti una fata
e le dissi: Vuoi venirtene nei campi?

Il tema di questa lirica inoltre - l'apparizione della ninfa - discende dalla grande tradizione poetico-mitologica classica. Tema ben noto e frequentato dal traduttore, studioso, tra l'altro, degli umanisti, di Petrarca, Boccaccio, Sannazaro, Boiardo, Ariosto. Muscetta può pertanto disporre, quando traduce, oltreché della sua vocazione poetica originale e della profonda conoscenza della lingua dei poeti che sceglie di tradurre, dell'enorme bagaglio linguistico offertogli dalla nostra immensa tradizione letteraria.

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