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Post-laurea

Non eliminate la Sissis!


 
 
30 settembre 2008
di Giorgio Ragusa
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"Non leggete un solo tipo di libri, non parlate con un solo tipo di persone". Sono le parole di A. de Tocqueville che io dovetti commentare nel tema di italiano del mio esame di maturità e che acquisii come il vero senso della maturità e della razionalità: che cos'è, infatti, la razionalità se non la capacità di sollevarsi a livelli sempre più alti in grado di unificare la diversità apparente? 

Questo principio è stato in me rafforzato dal corso SISSIS (I ciclo) che frequentai nel biennio 2000-01 e che mi ha stimolato molte riflessioni in proposito.
Il corso SISSIS mi ha infatti messo di fronte a tre mondi teoricamente vicini, ma in realtà oggi molto distanti tra loro: quello dei docenti universitari delle facoltà "umanistiche", quello dei docenti universitari delle facoltà "scientifiche", quello dei docenti di scuola secondaria.

In ciascuna di queste categorie ho riscontrato una forte omogeneità e delle caratteristiche ben precise.
Nella prima ho notato la grande elasticità mentale portata a riflessioni sempre più universali ed astratte e che sfuggono ad ogni regola, schematismo o procedimento pratico.
Nella seconda ho notato la grande importanza data ai contenuti delle proprie discipline ed una forma mentis portata alla individuazione in ogni sistema, anche umano, di regole a cui attenersi rigidamente e senza possibilità di eccezioni.
Nella terza ho notato la grande attenzione data ai problemi organizzativi e metodologici, ai tempi e agli strumenti di realizzazione di un'idea.

Naturalmente questa è una schematizzazione della varietà di docenti da me incontrati in quei due anni (circa 40), che forse rivela che l'autore della presente tende ad avere le caratteristiche della seconda categoria, pur non facendone parte.


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Ciò, però, che mi ha colpito maggiormente è il fatto che in ogni esponente di ogni categoria la propria "caratteristica" fosse a tal punto forte da aver ormai quasi del tutto annullato le altre due.
E' questa,  a mio avviso, una conseguenza del fatto che da decenni quei tre mondi sono separati e la SISSIS tenta per la prima volta di farli incontrare, perché è indispensabile che un docente abbia tutte e tre quelle caratteristiche.

L'insegnante del Duemila deve necessariamente avere competenze sia psico-pedagogiche, sia disciplinari, sia organizzative affinché la scuola possa sperare di competere con le altre agenzie formative del mondo postmoderno: le ideologie politico-religiose, i mass-media, internet.

Per tali motivi ritengo che sia un terribile passo indietro la decisione del governo, appena tradotta in un emendamento al decreto legge economico, di eliminare le scuole di specializzazione per l'insegnamento, affidando la formazione dei futuri insegnanti a corsi di laurea magistrale delle singole facoltà.

Sarebbe forse più comodo per ciascuna delle tre categorie, ma i tre mondi tornerebbero ad allontanarsi e l'insegnante che ne uscirebbe avrebbe, come accadeva prima della SISSIS, buone competenze disciplinari ma scarse competenze organizzative e psico-pedagogiche.

Ciò che invece occorrerebbe fare nell'attuale SISSIS è creare momenti di interazione fra le quattro aree in cui essa è suddivisa (1. pedagogica; 2. disciplinare; 3. laboratoriale; 4. tirocinio) ed in particolar modo sia fra le prime due che fra le ultime due. Le scienze dell'educazione dovrebbero infatti differenziarsi maggiormente in relazione alle singole discipline e dunque integrarsi con le didattiche disciplinari. Ciò può non avvenire nella formazione degli insegnanti della scuola di base, poiché a quel livello le discipline non sono ancora emerse fortemente, ma è indispensabile nella scuola secondaria, dove i problemi psicologici che l'alunno incontra ad esempio nello studio della matematica sono molto diversi di quelli che affronta nello studio dell'italiano.

Altrettanto importante sarebbe l'interazione fra le ultime due aree, poiché è ovvio che laboratorio didattico e tirocinio dovrebbero essere fortemente connesse. Ovviamente perché ciò possa realizzarsi, è necessario che ciascuno sappia uscire dal proprio orticello, dal piccolo regno tranquillo, nel superiore interesse collettivo.

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