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Divulgazione scientifica

La didattica e la comunicazione delle scienze

"Sia rigorosa, semplice e accattivante!"

 
 
30 settembre 2008
di Liliana Mammino
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La didattica delle scienze e, piú in generale, la comunicazione di discorsi scientifici al di fuori dell'ambito degli specialisti, richiedono attenzione ad aspetti necessari e all'apparenza contrastanti: l'esigenza di rigore, intrinseca al discorso scientifico, l'esigenza di semplicità, per assicurare la comprensibilità e l'esigenza di attirare e mantenere viva l'attenzione di  chi legge.

A livello di istruzione terziaria, la fase più delicata è quella del primo anno, in quanto determina in larga parte l'atteggiamento dello studente verso il corso di laurea scelto. La ricerca di modi per migliorare l'efficacia della comunicazione, sia in termini di comunicazione dei contenuti, sia per mantenere vivo l'interesse degli studenti, ha portato a una varietà di iniziative. A titolo di esempio, si possono ricordare l'ICUC (International Center for First-Year Undergraduate Chemistry Education), nato all'Università dell'Illinois, o il "Progetto Integrale di Educazione Chimica" all'Università di San Luis (Argentina).

Ogni corso di laurea prevede discipline necessarie allo sviluppo della professionalità che spesso però risultano ostiche agli studenti. Una iniziativa particolarmente interessante per facilitare il contatto e la comprensione di temi e discipline "ausiliarie", per attirare l'interesse da parte di strati più vasti di studenti, è quella sviluppata dall'Università del Minnesota con l'introduzione, dal 1988, di un ciclo di nuovi seminari per matricole non legati ad alcun programma di studi in particolare. I docenti sono invitati a tenere seminari non convenzionali nell'ambito delle proprie discipline. Fra i temi proposti compaiono titoli come "Bioetica e genoma umano", "Commercio ed economia globale", "Sistemi complessi: dai mucchi di sabbia a Wall Street" o il "Colore rosso", un corso della facoltà di Chimica.

Uno dei seminari rivelatisi più accattivanti, a giudicare dal numero di studenti che lo frequentano, è quello introdotto nel 2001 dal professore di fisica James Kakalios e intitolato "Everything I Know about Science I Learned from Reading Comic Books". Gli aspetti "super" dei supereroi dei fumetti, che più caratterizzano l'eccezionalità, vengono utilizzati per una analisi che illustra conseguenze e implicazioni dei principi della fisica.
Queste analisi, raccolte in un libro rivolto a non specialisti, combina il rigore concettuale e la comprensibilità con la capacità di collegarsi a un interesse piuttosto diffuso e che spesso raggiunge le caratteristiche di vera e propria passione: quello appunto per i fumetti dei super-eroi (cfr. J. Kakalios, La fisica dei supereroi. Einaudi, Torino 2007).

La novità dell'idea, il fatto che giunga ai piú come una proposta e prospettiva inattesa, sono aspetti fondamentali della sua capacità di stimolare la curiosità del discente. Le applicazioni di un tipo inaspettato, quasi un laboratorio immaginato e sui generis, ma dotato di un fascino innegabile permettono di "contrabbandare" i concetti della fisica, con un discorso diverso ma reso consueto e appassionante. Ovviamente, non esiste una ricetta univoca su come combinare e armonizzare queste diverse esigenze.
Il linguaggio, tuttavia, è il veicolo che svolge un ruolo fondamentale nel realizzare l'esigenza di rigore e di semplicità. La scelta accurata delle parole e del modo di costruire frasi e periodi è il passaggio obbligato per la trasmissione di informazioni corrette, ma anche per assicurare la comprensibilità di quelle stesse informazioni (cfr. L. Mammino, Il linguaggio e la scienza, SEI, Torino 1995).

Il linguaggio della scienza assume questi aspetti come sue esigenze fondamentali. La comprensibilità dipende dal grado di rigore, che è di per sé strumento fondamentale di spiegazione, e dalla chiarezza del modo di espressione, che in genere si associa a una voluta semplicità di tale modo (cfr. L., Mammino in S. Seepe - D. Dowling, a cura di, The Language of Science, Vyvlia Publishers, Sud Africa, 2000, 52?71).
Gli obiettivi dell'accattivare, del rigore e della chiarezza/semplicità rimangono premesse fondamentali, ma potrebbero non bastare. Può occorrere qualcosa di piú che riesca ad attirare l'attenzione anche su piani diversi, come quello della curiosità, quello emotivo, o semplicemente tramite collegamenti o associazioni con interessi ed esperienze di altra natura.

Da qui l'ampio ricorso, nella didattica universitaria, alla visualizzazione, come strumento importante di spiegazione e chiarificazione, ma anche come modo per attirare l'attenzione e per rendere piú concreti oggetti e concetti (cfr. J. K. Gilbert, in J. K. Gilbert - M. Nakhleh, a cura di, Visualization: Theory and Practice in Science Education. Springer, U.K., 2008).

Sempre più spesso si ricorre all'ausilio di nuovi software per  la visualizzazione del mondo microscopico ai fini di costruire un certo livello di familiarità con entità che non fanno parte dell'esperienza diretta. Un'altra opzione fondamentale per attirare l'attenzione è costituita dai riferimenti all'esperienza quotidiana: invitare cioè a guardare da una prospettiva diversa oggetti e fenomeni che fanno parte della propria esperienza, contribuendo cosí a stimolare un atteggiamento scientifico (cfr. G. Pinto Cañon, a cura di, Didáctica de la Química y Vida Cotidiana, Universidad Politécnica de Madrid, Escuela Técnica Superior de Ingenieros Industriales 2003).

Ma la ricerca di modi efficaci per attirare l'attenzione verso il discorso scientifico può esplorare altre strade, cercando agganci con ciò che già interessa almeno una fascia degli studenti, e approcci che rendano l'aggancio il piú "naturale" e accattivante possibile. Rimane la sfida a costruire altri percorsi che possano attirare gruppi di studenti sempre più numerosi, utilizzando la loro passione per comunicare scienza.

* L'Autrice è docente presso il Dipartimento di Chimica, Università del Venda, Sud Africa, liliana@univen.ac.za

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