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Ateneo e comunicazione

Scenari emersi dal festival catanese delle radio universitarie


 
 
30 giugno 2008
di Carmelo Sturiale - Ornella Maci
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«Le radio universitarie sono il futuro». A dirlo non sono gli operatori radiofonici universitari, radunatisi a Catania da tutta Italia in occasione del festival delle radio universitarie del 29 e 30 maggio scorsi.  Ad affermarlo, convinta, è Carmen Consoli, tra i tanti protagonisti della due giorni organizzata dal Cof e dai Circuiti culturali, con Radio Zammù e l'associazione Raduni. Al festival, sostenuto da Telecom Italia e con la media partnership di Radio Rai, hanno partecipato ospiti di rilievo nazionale nel panorama dell'informazione e della comunicazione.

Se questa è la premessa, quel che è venuto fuori dal festival delle radio universitarie si può sintetizzare nello slogan scelto dall'organizzazione per il primo incontro, quello di giovedì 29: l'unione fa la forza. E' questo infatti il leit motiv su cui l'associazione Raduni (che raggruppa oltre 20 emittenti accademiche italiane) ha puntato e continua a scommettere per il futuro. La proposta è quella di fare "rete", di connettere le singole esperienze accademiche, di creare un "circuito" in cui si possano scambiare informazioni, best practices, anche format radiofonici. Insomma porre le basi per creare un network sul territorio nazionale che raggruppi tutte le emittenti d'ateneo.

E se da tutte le rappresentanze presenti a Catania - 23 provenienti da tutta Italia - c'è stato grande entusiasmo per questa idea, certamente non si tratta di un'impresa facile. Anche perché«nel lavoro di ricerca che abbiamo svolto in tutti gli atenei nazionali - spiega il presidente di RadUni, Romeo Perrotta - sono state individuate oltre settanta iniziative di media, da dividere tra attività radiofoniche o televisive, con un boom che ha interessato soprattutto gli ultimi due anni.

Ovviamente è stata riscontrata una disomogeneità tra le varie attività, sia per il diverso stato d'avanzamento, che per un diverso coinvolgimento iniziale. L'attività può infatti partire per opera dell'Ateneo, della singola facoltà, del singolo docente o di associazioni universitarie. Ed ancora sono state registrate diversità riguardo all'impatto avuto e soprattutto riguardo all'investimento iniziale. Non mancano però elementi comuni - aggiunge Perrotta - come la sperimentazione di nuovi generi o nuovi linguaggi o la medesima scelta nel veicolare contenuti culturali e musicali. RadUni cerca di convogliare tutte queste realtà in un unico progetto di comunicazione, che incoraggi a collaborare, scambiando informazioni e contenuti, per creare una rete comune che presenti delle proprie specificità. Tutto ciò non può avvenire solo con le nostre forze, ma occorrono sia risorse che alleanze».


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Questo è il punto. Ed è anche in questa prospettiva che si è dibattuto nel corso del workshop del 30 mattina, aperto dal rettore Antonino Recca. Il tema era "La rete delle radiowebtv universitarie: prove tecniche di un nuovo media". Ovvero, il terreno su cui si può costruire l'unione dei media d'ateneo. Non è un caso infatti che sia siano incrociati i temi di Internet, luogo "naturale" in cui nascono e crescono le esperienze accademiche e quello dell'etere radiofonico, in particolare quello della Rai.

Salvo Mizzi, responsabile del Digital Service Innovation di Telecom Italia, ha puntato l'accento sulla possibilità di creare un media autonomo che stia sul mercato dei media concepiti secondo la logica del web 2.0, ovvero quello dei contenuti creati dal basso ("bottom up"). Punto su cui ha insistito anche Lele Dainesi, Executive communication manager di Cisco: Un progetto condiviso da tutti, e che adesso può prendere corpo anche grazie all'interesse dimostrato dalla Dpixel, società di venture capital rappresentata da Gianluca Dettori.

Sull'altro fronte, la richiesta di RadUni, a nome delle emittenti aderenti all'associazione, è rivolta alla Rai: ottenere delle finestre nei palinsesti di Radio Rai, per dare spazio ai "laboratori creativi" che le emittenti d'ateneo possono rappresentare. Concordi, seppure con qualche distinguo, anche il direttore di Radio Rai no Antonio Caprarica e il direttore di Radio Rai Due Sergio Valzania, seppure nella logica del progetto condiviso e non del "dateci spazio in bianco". Logica condivisibile, tanto che Valzania, a margine del convegno, si è dimostrato disponibile a valutare «progetti, che abbiano elementi di freschezza ed entusiasmo».

Insomma, può essere questa la strada maestra che permetterà all'Italia di recuperare il gap con l'estero. «Nel confronto con l'estero noi italiani arriviamo in ritardo - spiega Caprarica -. In Gran Bretagna la prima radio universitaria nacque nel 1964 a Glasgow, e di seguito tutte le altre. Oggi, nonostante il periodo di crisi attraversato negli anni Ottanta, il web ha ridato fiato e potenzialità alle radio britanniche (anch'esse riunite in un'unica associazione, la NASTA), le quali puntano all'espansione verso il digitale. Il fenomeno italiano è ancora più in ritardo rispetto a quello americano, dove la corrispondente associazione universitaria, l'MTVU, raccoglie oltre 750 network».

Di fronte alle rosee prospettive di crescita e a una due giorni che ha raccolto consensi unanimi sia sull'organizzazione, sia sui contenuti della manifestazione (laboratori molto partecipati, artisti che sono voluti rimanere in città, grande affluenza di pubblico alle due serate di musica ai Benedettini, 3000 persone la prima sera, oltre 6000 la seconda) grande soddisfazione a Radio Zammù, "motore" dell'evento insieme con il COF e i Circuiti Culturali d'Ateneo: «E' stato un successo e devo ringraziare tutti i ragazzi della radio che si sono impegnati a fondo nell'organizzazione così come le strutture dell'Università - afferma Gianluca Reale, direttore di Radio Zammù - Spero che di questa esperienza l'ateneo faccia tesoro e che Radio Zammù possa sempre di più diventare strumento di servizio per l'ateneo, idoneo a raggiungere gli scopi istituzionali, garantendo accesso a tutte le componenti accademiche ed essendo al contempo palestra di "creatività" giovanile e di sperimentazione di nuovi linguaggi. Mi auguro anche che continui a crescere ai ritmi attuali (400% annui), con la collaborazione del gruppo Radio Amore».

Restano naturalmente alcuni nodi da affrontare che spesso sono comuni a tutti gli atenei che possiedono un'emittente. Li ha ricordati in chiusura di convegno, il 30 mattina, il presidente del COF, Vincenzo Perciavalle: «Appurato che gli atenei hanno risorse limitate, come si possono finanziare queste attività facendole stare sul mercato?». Una domanda a cui bisognerà dare presto risposta positiva, stante il ruolo primario che oggi tale strumento svolge sul piano della comunicazione a favore delle diverse componenti universitarie ed in primo luogo della categoria studentesca, come già evidenziato nell'articolo apparso su questo bollettino nello scorso maggio concernente: "Un innovativo strumento di comunicazione universitaria: Radio Zammù".

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