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Internazionalizzazione

L'idea di Europa e il sapere universitario

I "quaderni europei", la collana di papers del Cde di Ateneo per un dibattito multidisciplinare sull'integrazione europea

 
 
30 giugno 2008
di Nicoletta Parisi*
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Da oltre mezzo secolo è in atto nel continente europeo un processo - accidentato, tortuoso, non lineare, ma esaltante perché di portata epocale - indirizzato alla costruzione di una forma di integrazione che, partendo dalla materia economica, ha finito con l'abbracciare l'ambito sociale, culturale e giuridico, sostanziando un "processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa", secondo quanto espresso nell'art. 1 del Trattato sull'Unione europea.

Questa realtà si inserisce in un contesto di società globalizzata: come è noto, i fattori che hanno determinato tale situazione sono riassumibili, principalmente, nell'internazionalizzazione dei rapporti di produzione e di consumo, nella globalizzazione delle relazioni economiche, tecnologiche e culturali, nonché nella mondializzazione dei sistemi informativi. Si tratta di una realtà sempre più competitiva: le grandi sfide economiche, industriali, tecnologiche implicano grandi investimenti, anche nel settore della formazione e della ricerca. Sono sfide che richiedono un sapere non localistico né parcellizzato e pretendono un approccio nuovo rispetto a quello tradizionalmente abbracciato da ciascuna comunità scientifica nazionale.


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Nell'intitolare l'anno 2009 alla Creatività e all'Innovazione, l'Unione ha valutato quanto sia "necessario che l'Europa rafforzi la propria capacità di creazione e innovazione per motivi sia sociali che economici. L'innovazione è una valida risposta alle sfide ed alle prospettive della globalizzazione. Sono necessarie, in particolare, capacità e competenze che consentano a chi le possiede di adeguarsi al cambiamento [.] e di essere aperto a nuove idee che stimolino l'innovazione e la partecipazione attiva ad una società culturalmente diversificata e basata sulla conoscenza" (COM(2008)159 - Bruxelles, 28.3.2008).

Ciascuna persona che contribuisce al sapere universitario deve avvertire dunque la responsabilità dello sviluppo di una sensibilità, di un approccio ai problemi affrancato da una prospettiva "provinciale" per ragionare su scala continentale, in funzione di un investimento nella risorsa più preziosa della nostra società, il capitale umano giovanile. Non a caso Jean Monnet  scrisse che, se avesse dovuto pensare a riavviare il processo d'integrazione europea, avrebbe iniziato dalla cultura ("Si c'était à refaire, je commencerais par la culture": da Mémoires, Paris, 1976.) Certamente poteva dire ciò (nel 1976) perché la crisi del secondo dopo-guerra era stata superata attraverso quel potente strumento di pacificazione del continente rappresentato dal "governo" europeo dell'attività carbo-siderurgica.

Oggi la sfida che si pone alla comunità universitaria europea è quella di valorizzare la relazione di natura dinamica tra competenze e innovazione: sempre più spesso la Commissione europea richiama l'attenzione sul fatto che "le attitudini, nonché le capacità e competenze personali contribuiscono ad orientare l'innovazione e questa, a propria volta, contribuisce a modificare la domanda di qualifiche, a livello sia sociale che societario. Un atteggiamento favorevole al cambiamento può essere altrettanto importante delle qualifiche di carattere più formale. . Le qualità fondamentali, pilastri della capacità creativa e innovativa, sono la motivazione e lo spirito di iniziativa .. Riuscire a mantenere vivo l'interesse . dei giovani per la creatività rappresenta pertanto una delle principali sfide per i sistemi educativi. .".

L'ambito giuridico dell'integrazione europea ben si presta a saldare queste diverse esigenze. Il processo istituzionale che si è avviato in Europa non può e non deve prescindere dalla conservazione e dalla valorizzazione dell'identità culturale di ciascuno Stato membro o, meglio ancora, di ciascuna nazione che ad esso partecipa. Non a caso lo stesso Trattato di Unione ne valorizza l'esistenza, ponendo a carico dell'Organizzazione l'obbligo di rispettare le identità nazionali (art. 6, n. 3). Per quest'ordine di motivi il sapere universitario, i suoi contenuti, le modalità di insegnamento sono, tutte, questioni riservate alla competenza di ogni Stato membro.

Tuttavia, nel rispetto e nella valorizzazione della diversificazione culturale,l'Unione favorisce programmi multinazionali in materia di istruzione e di formazione dei giovani, progetti innovativi di didattica, reti di competenze in campo accademico e professionale, mobilità internazionale di studenti e ricercatori, trasparenza nei programmi di formazione ai fini di un loro reciproco riconoscimento. 


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In questo differente e più complesso rapporto della comunità accademica con la dimensione europea trova una propria ragion d'essere l'attività dei Centri di documentazione europea situati entro le Università attive in Europa. Studenti, ricercatori e operatori di ogni settore professionale sono quotidianamente chiamati ad inquadrare e confrontare i propri temi di ricerca, la propria attività, le proprie competenze con il tessuto normativo europeo, destinato ad integrarsi entro gli ordinamenti giuridici nazionali: i CDE costituiscono un osservatorio privilegiato di questa realtà, un canale di trasmissione di saperi, di informazioni, di dati. 

E' in questa prospettiva che nasce la nuova iniziativa del CDE dell'Ateneo di Catania: una collana di working papers on line - "I quaderni europei" -  che, per la varietà delle sezioni (economica, giuridica, linguistico-letteraria, storico-politologica, o pertinente alle relazioni internazionali, per iniziare), spera di contribuire a rispondere all'esigenza di creare uno 'spazio' aperto di dialogo e di visibilità alle ormai numerose riflessioni della nostra comunità scientifica sul tema oggetto della nostra attenzione.

La collana si propone, insomma, di contribuire al confronto di idee tra docenti e ricercatori dello stesso Ateneo, nonché di ospiti italiani e stranieri che, provenendo da altre realtà universitarie, sono portatori di saperi diversi. Dalla mia esperienza di insegnamento e di ricerca nel settore del diritto dell'Unione europea e più di recente, di responsabile scientifico del Centro di documentazione europea di questo Ateneo, ho tratto la consapevolezza, condivisa da numerosi Colleghi in diverse occasioni di dialogo, di quanto possano rivelarsi proficue la collaborazione e il dialogo interdisciplinare tra studiosi che, seppur con metodi e approcci differenti, hanno contribuito in questi anni a  mantenere viva l'attenzione sugli obiettivi e gli ideali dell'integrazione  europea attraverso l'approfondimento di tematiche comunitarie.

L'auspicio è che questa iniziativa  possa realmente costituire  un'occasione di confronto interdisciplinare e un'opportunità di crescita per tutti noi e per i nostri studenti.

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