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Sicilia spagnola, Sicilia aperta

Nuovi orientamenti storiografici

 
 
13 settembre 2007
di Maria Concetta Calabrese
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Dal 7 al 9 giugno si è  tenuto presso l'ateneo catanese un Colloquio italo-spagnolo sultema"Sicilia spagnola, Sicilia aperta. Nuovi orientamenti storiografici".L'iniziativa è stata promossa per la parte italiana, dalle facoltà di Scienze politiche e di Lettere e Filosofia e dal Dipartimento di Studi politici, e per la parte spagnola dall'Universidad Autónoma de Madrid e dall'Istituto Universitario "La Corte en Europa (siglos XIII-XIX)".

Hanno partecipato all'incontro studiosi spagnoli e italiani: José Martinez Millán, Antonio Alvarez-Ossorio Alvariño, Manuel Rivero Rodríguez (Università Autonoma di Madrid), Maria Antonietta Visceglia ("La Sapienza", Roma), Marcello Verga (università di Firenze), Rossella Cancila (università di Palermo), Giuseppe Giarrizzo, Vittorio Sciuti Russi, Domenico Ligresti (università di Catania), oltre ai molti intervenuti in occasione dei dibattiti che concludevano i lavori delle varie sedute.

L'esigenza di organizzare questo seminario è scaturita dalla considerazione che negli ultimi tre decenni la storiografia, come tutte le scienze, si è radicalmente rinnovata, e i mutamenti nei metodi, negli oggetti di ricerca e nelle categorie interpretative hanno comportato, oltre all'ampliamento e all'approfondimento, anche la revisione di molti giudizi storiografici.

Per quanto riguarda la Sicilia, sino agli anni Settanta del passato secolo la sua storia è stata in modo specifico oggetto di un pregiudizio caratterizzato dalla tematica dell'immobilismo. La revisione di questo schema, estremamente fuorviante per la comprensione storica, ha portato ad un'inusitata ricchezza di risultati, a nuove interpretazioni, a giudizi diversificati, che è necessario coordinare e integrare, discutere e analizzare.

L'attenzione dei convegnisti si è rivolta a un periodo cruciale e particolarmente caratterizzato della storia siciliana, l'arco cronologico compreso tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVIII, periodo in cui il Regno si trovò incardinato nel sistema territoriale degli Austrias di Spagna, un 'oggetto' difficilmente definibile con criteri odierni (Impero, Monarquía, Federazione).


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Dopo i saluti non rituali del Magnifico Rettore prof. Antonino Recca e dei presidi delle facoltà di Scienze Politiche, prof. Giuseppe Vecchio, e di Lettere, prof. Enrico Iachello, il primo incontro ha tratto spunto dalla presentazione della nuova monografia di Domenico Ligresti, professore di Storia moderna nella facoltà di Scienze politiche, Sicilia aperta (secoli XV-XVII). Mobilità di uomini e di idee, su cui sono intervenuti Vittorio Sciuti Russi e Maria Antonietta Visceglia,

Il professore Sciuti Russi, ordinario di Storia delle Istituzioni e dell'amministrazione pubblica presso la nostra facoltà di Scienze politiche, ha definito il volume di Ligresti "un importante lavoro di sintesi" costruito sulla base di ricerche condotte su inedite fonti archivistiche riguardanti, tra l'altro, la demografia, la famiglia, la storia urbana, i terremoti, l'organizzazione militare, i bilanci, i patriziati e la feudalità, le corti aristocratiche. In Sicilia aperta confluiscono i risultati di quella ricca, nuova storiografia sulla Sicilia moderna che, nel rifiuto di ogni nostalgia sicilianista e dei vecchi schemi interpretativi fatalistico-naturalistici, ha studiato in questi ultimi decenni innumerevoli concreti aspetti della storia isolana modificandone radicalmente l'interpretazione.

La professoressa Visceglia, dell'università "La Sapienza" di Roma, presidentessa della SISEM (Società italiana degli storici dell'età moderna) - che si è costituita da pochi anni e che è cresciuta sino ad accogliere tra i suoi soci la maggior  parte degli storici accademici italiani - ha sottolineato la validità della tesi di una Sicilia aperta e non sequestrata: la società siciliana dei secoli XV, XVI e XVII appartiene appieno alla comune civiltà europea con la quale, pur nelle diversità e divaricazioni, ha tratti comuni chiaramente riconoscibili. La studiosa ha auspicato un indirizzo di studi che porti, ancor più di quanto non sia finora accaduto, ad un'integrazione delle storiografie particolari relative agli stati antichi italiani, notando come molti dei personaggi menzionati in Sicilia aperta abbiano svolto, prima o dopo la loro presenza in Sicilia, compiti di grande responsabilità anche presso la corte pontificia, il regno di Napoli e il ducato di Milano, o siano stati protagonisti della vita intellettuale, culturale e artistica delle corti italiane ed europee.

Dopo le relazioni, si è svolto un animato dibattito al quale hanno preso parte numerosi studiosi presenti.


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La mattina di venerdì è stata occupata da una tavola rotonda sul tema "Verso quale storia dell'Italia spagnola? Nuove tematiche, nuove domande, nuove fonti", con gli interventi dei professori Antonio Álvarez-Ossorio Alvariño, Manuel Rivero Rodríguez e José Martínez Millán, Domenico Ligresti e Giuseppe Giarrizzo.

Secondo la prospettiva d'analisi adottata da José Martínez Millán, lo studioso spagnolo che più ha contribuito al rinnovamento degli studi sulla Corte degli Austrias nella Spagna moderna, «la corte surge en las monarquías europeas a lo largo del siglo XVI como una extensión del servicio doméstico que rodea a los monarcas medievales. Pero a lo largo del siglo irá evolucionando hasta convertirse en una compleja estructura de relaciones sociales y políticas entre el monarca, su familia y las personas a su servicio. La corte no es sólo un lugar de relaciones sociales o culturales sino que paulatinamente se convirtió en el centro de las decisiones políticas, hecho que la nobleza aprovechó acudiendo a ésta en busca de mercedes y de ascenso social luchando por ocupar los cargos más relevantes».

Antonio Álvarez-Ossorio Alvariño e Manuel Rivero Rodríguez sono intervenuti mettendo a frutto i risultati delle loro ricerche concernenti il periodo della dominazione spagnola in Italia e tese a collegare e far interagire le due storiografie nazionali su un terreno comune di analisi, proposte e discussioni.

I professori Giuseppe Giarrizzo, accademico dei Lincei, e maestro di tante generazioni di storici catanesi, e Domenico Ligresti hanno illustrato numerosi aspetti della storia politica sociale e religiosa dell'Europa moderna (lo Stato, la Corte, la Chiesa, l'uso di termini quali «Italia spagnola» o «monarchia cattolica», la definizione di ambiti giurisdizionali, l'utilizzazione di dati informatici e di internet nel lavoro storiografico e nella diffusione dei testi).

Il giorno successivo, oltre agli studiosi già citati, sono intervenuti anche il professore Marcello Verga, direttore del Centro interdipartimentale sulla storia delle città toscane dell'Università di Firenze, e la prof.ssa Rossella Cancila. Nel corso di quest'ultima fase dell'incontro, dedicata al  Sistema imperiale spagnolo. Recenti orientamenti storiografici, sono state presentate brevi relazioni da José Martínez Millán (La Corte madrilena), Vittorio Sciuti Russi (L'Inquisizione), Rossella Cancila (Il Mediterraneo), Manuel Rivero Rodríguez (Centro e periferia, Spagna e Italia), Antonio Álvarez-Ossorio Alvariño (Perspectiva comparada del gobierno de Nápoles, Sicilia y Milán entre Carlos II y Felipe V.), Marcello Verga («Finis imperii». Dagli Asburgo di Spagna agli Asburgo d'Austria).

Dalla discussione approfondita su aspetti e momenti fondamentali della storia della Sicilia, è emersa la necessità di rivedere o ribadire le periodizzazioni che a tale storia hanno dato senso, e di rimarcare l'importanza di eventi - come la fine della monarchia spagnola - che ne condizionarono profondamente lo svolgimento.