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Facoltà

I giovani e la modernità

Romano Luperini all'Università di Catania

 
 
29 maggio 2008
di Romano Luperini
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Nello scorso mese di marzo due importanti conferenze, tenute presso il Monastero dei Benedettini, hanno inaugurato il primo ciclo di incontri dell'ADI-SD, la Sezione Didattica dell'Associazione degli Italianisti. L'ADI-SD è un'associazione professionale riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione e in stretta sinergia con l'ADI (che rappresenta i docenti universitari italiani di Italianistica) si pone  l'obiettivo di stabilire un rapporto organico e un interscambio permanente di riflessione e di esperienze tra ricerca universitaria e scuola nell'ambito della didattica dell'italiano (della lingua e della letteratura italiana). A Catania l'ADI-SD è sorta per  iniziativa congiunta di docenti  della nostra Università e delle scuole della provincia, con l'intento di creare un collegamento permanente tra le due istituzioni sul terreno comune dell'insegnamento dell'italiano, nella convinzione di dover riaffermare,  nel momento attuale,  il valore formativo dell'educazione linguistica e letteraria, nel loro reciproco intreccio.
Il primo ciclo di iniziative dell'ADI-SD di Catania (Scritture e letture: la novella e il racconto nella letteratura italiana) è stato aperto   il 3 marzo da una conferenza  di Nicolò Mineo, dell'Università di Catania, su La grande novellistica europea. La voce delle donne: la sesta giornata del Decameron. L'interesse del mondo della scuola per le attività dell'ADI-SD, intese a sviluppare  e valorizzare lo scambio di esperienze tra università e scuola,  è stato significativamente testimoniato anche  dal saluto, alla conferenza inaugurale, del vicedirettore dell'Ufficio Scolastico Regionale della  Sicilia, dott. Giuseppe Italia. 
Nell'ambito della stessa serie di incontri, il 13 marzo Romano Luperini, dell'Università di Siena, ha tenuto una conferenza su La figura del giovane nella narrativa italiana fra Ottocento e Novecento. Luperini non è solo uno dei maestri riconosciuti della critica letteraria e dell'italianistica nel nostro Paese. In un momento di indubbia crisi della scuola e della tradizionale formazione umanistica,   Luperini, muovendo da una profonda consapevolezza  dei mutamenti intervenuti nella  società e nella  scuola,  ha lucidamente prospettato (nei volumi Il professore come intellettuale e Insegnare la letteratura oggi)  nuove ipotesi per l'insegnamento della letteratura italiana. La conferenza ha suscitato un intenso, interessante dibattito, coordinato da Andrea Manganaro, dell'Università di Catania e del direttivo dell'ADI-SD.
Romano Luperini ci ha fornito un abstract della sua conferenza, che siamo lieti di poter ospitare nel nostro "Bollettino".
  

Nella seconda metà dell'Ottocento vari romanzi e racconti pongono il problema dell'inserimento del ragazzo e del giovane nella nuova società italiana (si pensi a De Amicis, a Collodi, a Capuana di Scurpiddu, a Verga di Rosso Malpelo e I Malavoglia). Verga si differenzia dagli altri perché allarga il discorso e affronta il rapporto giovane-modernità, sia in Eva sia soprattutto nei Malavoglia. La modernità per il Verga dei Malavoglia è ancora un problema; è ancora oggetto di una scelta, è ancora possibile accettarla o rifiutarla. Quando 'Ntoni aspira a inserirsi nelle grandi città moderne si  contrappone alla visione patriarcale del nonno avanzando una diversa idea del tempo: a quello ciclico di padron 'Ntoni oppone un'idea lineare (dunque moderna) del tempo come  sviluppo, riscatto, redenzione, sfiorando addirittura l'approdo al socialismo. Il contrasto fra le generazioni è ideologico.


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Già in Mastro-don Gesualdo la modernità è un dato acquisito e dunque non è più in questione. Dopo quest'opera, col Novecento, essa diventa l'aria stessa che i personaggi respirano. I moralisti vociani (Jahier, Slataper, Boine) sostengono che è necessaria una partecipazione critica alla modernità; bisogna entrare nei suoi meccanismi, anzi questo è un "peccato" necessario (il romanzo di Boine si intitola per questo Il peccato). Per i futuristi la modernità è un presente da accettare ed esaltare, mentre ogni posizione arretrata è passatismo da distruggere. Fra il Verga di padron 'Ntoni, depositario della saggezza, e Marinetti c'è una vera rivoluzione copernicana: con i futuristi si prendono a modello le macchine, che quando sono nuove sono  tecnologicamente superiori alle vecchie, e si applica questa  stessa mentalità al rapporto vecchio-giovane.

Dopo i futuristi il contrasto padre-figlio cessa di essere ideologico. L'opposizione non avviene più in nome di valori ideali diversi o di diverse visioni del mondo, ma per ragioni psicologiche. È nata la psicoanalisi, fondata sul complesso di Edipo e sulla necessità di una uccisione simbolica della figura dei genitori da parte dei figli. In Tozzi il giovane non è più un iconoclasta impetuoso ed esuberante, come nei futuristi, né è costruttivamente impegnato nella società, come nei vociani, ma è ammalato, velleitario, incerto, inetto. Il giovane come inetto è una nuova figura presente in Svevo, in Pirandello, in Tozzi.

Questa figura inquieta e problematica di giovane è anche quella più diffusa oggi. Il primo Novecento segna dunque una svolta che ancora ci riguarda.
Il giovane tozziano, che vive come un drogato, incerto fra allucinazione e realtà, fra sussulti di coscienza e lunghe pause d'incoscienza, che ha reazioni incontrollate, improvvise speranze e lunghi stati di depressione, ed è attraversato da un sentore di morte, annuncia una condizione che ci riguarda, ed è fratello di molti giovani d'oggi.
Ha scritto  Franco Fortini, vent'anni fa, intervenendo sul tema della adolescenza prolungata che qualifica il modo di esistere dei giovani d'oggi e la vita sociale e familiare almeno da un trentennio:

"Alla lettera, non sappiamo più che cosa abbiamo fatto, chi eravamo, che cosa volevamo, un mese, un anno, dieci anni fa. Non sappiamo. Ma viviamo per soprassalti, attraversati da pulsioni memoriali. Come gli ubriachi, siamo tuttavia abbastanza lucidi per eseguire certe sequenze di comportamenti.
Parlo di sonnambulismo ma non è una metafora. Di questa permanente produzione di effimeri psichismi in sospensione aveva già profetizzato e forniti esempi la grande letteratura europea fra il 1915 e il 1935. Quel ventennio aveva così anticipato modi di esistenza che oggi sono cibo ed escremento quotidiano di masse enormi". (F. Fortini, Insistenze, Garzanti, Milano 1985, p. 136).

Tozzi è stato certamente uno di questi anticipatori o profeti.

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