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"Cervelli" all'estero

Edvige Giunta: andate e ritorni tra le due sponde dell'Atlantico

L'esperienza di una studiosa siciliana alla New Jersey University

 
 
30 dicembre 2007
di Maria Grazia Nicolosi
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Tra il fatalismo implicito nell'abusata espressione "fuga dei cervelli" e le recenti iniziative politiche volte a favorirne il 'rientro', è forse possibile immaginare alternative aperte allo scambio e all'arricchimento reciproci. Va inteso così il percorso di Edvige Giunta che l'ha condotta, da giovane promessa dell'Ateneo catanese, al ruolo di professore associato d'inglese presso la New Jersey City University dove insegna, fra l'altro, Letteratura e cultura italo-americane, Memoir e scrittura creativa.

Nel saggio autobiografico Sicilian Lives at the Crossroads la prof.ssa Giunta, traendo spunto dalle riflessioni della studiosa femminista Maria Rosa Cutrufelli, ravvisa nel temperamento siciliano una peculiare vocazione all'esilio. Vede però in quel movimento irrequieto di "andare e tornare, oscillazione perenne", una condizione culturalmente propizia. Edy Giunta riconosce in sé appieno il timore acuto della perdita - così radicato nella mentalità dei siciliani, come dice la studiosa, citando Sciascia - che fa sì che negli allontanamenti si vagheggi la possibilità di ritrovarsi agli "incroci, culturali e geografici, personali e politici, reali e immaginari, biografici e autobiografici".

Proprio questo è accaduto alla prof.ssa Giunta, siciliana "in esilio" ancor prima di lasciare l'isola, e risvegliata ad una precoce coscienza femminista dall''incontro' tra il pensiero italiano e quello anglosassone. Soprattutto, l'"intersezione tra mito e storia" ha inciso profondamente sul 'destino' di coloro che, come la stessa prof.ssa Giunta, come le autrici italo-americane su cui lavora, hanno lasciato l'isola, conservandone però una traccia memoriale indelebile che riaffiora ossessivamente nella loro scrittura. La studiosa ha chiamato queste donne le "figlie di Persefone" in un bel saggio narrativo che lega insieme il "filo di vita" delle esperienze in Italia e in America delle scrittrici meridionali e siciliane.

La storia di Edy Giunta, nata e cresciuta in Sicilia, inizia nella cittadina di Gela. È a Catania però, dove si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia, che si compiono le prime esperienze veramente formative, come la partecipazione al movimento femminista. I genitori le hanno trasmesso l'amore per lo studio come scelta prioritaria di vita; il padre ne incoraggia le ambizioni intellettuali e di carriera. E così, laureatasi in Lingue e letterature straniere nel 1983, Edy decide di frequentare un Master all'Università di Miami, dove mostra subito le proprie capacità intellettuali, tanto che le viene offerto l'incarico di "Teaching Assistant" presso il Dipartimento di Inglese.

Come si legge nel profilo che il "New York Times" le ha dedicato nel 2000, "la prof.ssa Giunta segue il percorso dell'immigrato moderno, non dai campi alla fabbrica, ma dalla laurea alla docenza universitaria". Invece di ritornare in Italia, nel 1991 la studiosa si addottora in Inglese presso la stessa università. Tra il 1991 e il 1995 è "Visiting Assistant Professor" di Inglese allo Union College di New York. Gli interessi didattici e di ricerca di quegli anni, seppur ampi e molteplici, rimangono ancora relativamente ancorati alla tradizione accademica 'classica'.


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L'interesse nei confronti delle scrittrici italo-americane si desta irresistibile nell'ormai lontano 1992, trovandola pronta, quasi a sua insaputa, ad ascoltarle e a comprenderle. E a ricordare come, ai tempi dell'adolescenziale folgorazione per i metodi di ricerca di M. R. Cutrufelli sul lavoro femminile in Sicilia, avesse iniziato a raccogliere ritagli di giornale con le storie di donne oppresse e come la notte, mentre ascoltava musica americana alla radio, ricomponesse i frammenti di quelle vite, quelle storie avevano segretamente scavato un solco carsico ed erano riemerse a sorpresa in quell''altro' luogo. Mentre trae dalle loro - e sue - contraddizioni di siciliana "in esilio" ispirazione e forza, le balena dinnanzi la speranza, fino a quel momento neppure contemplata, di poter saldare l'attivismo femminista alla pratica a lei più consona, la critica letteraria.

Nel 1998 la studiosa fonda con Elizabeth G. Messina il "Collettivo delle donne italo-americane". L'impegno culturale nel "Collettivo" si salda con l'altro filone fondamentale di ricerca coltivato dalla prof.ssa Giunta fin dal 1996, il Memori. Di questo filone, legato genealogicamente alle tradizioni dell'autobiografia e del saggio, Edvige Giunta distingue le potenzialità politiche e pedagogiche, e i processi immaginativi e di scrittura ad esso sottesi: "Il Memoir è un genere letterario straordinario. È molto democratico, tutti hanno una vita; tutti hanno ricordi di quella vita".

In questi anni, da una sponda all'altra dell'Atlantico, la prof.ssa Giunta si è dunque impegnata su un duplice fronte nel 'dare voce a chi non ha voce', non soltanto con la sua produzione, che comprende articoli, recensioni, traduzioni, numerosi saggi dedicati alle autrici italo-americane pubblicati su numeri speciali di riviste accademiche, memoirs e poesie, ma anche contribuendo ad organizzare eventi culturali tesi a diffondere e valorizzare la conoscenza di intellettuali finora trascurate dal grande pubblico negli Stati Uniti e in Italia.

Beneficiaria di numerosi premi e riconoscimenti che la comunità accademica le ha tributato, tanto in Italia quanto in America, per il valore del suo contributo agli "Studi italo-americani"e per la qualità, anche etica, del suo insegnamento, l''accento' italiano nella voce di Edy Giunta risuona nei "luoghi e nei modi più inattesi": non solo nei seminari e negli incontri tenuti più volte in quell'Ateneo catanese da cui tutto è iniziato venti anni fa, ma anche nel lavoro delle giovani ricercatrici ispirate dall'"incredibile energia" della studiosa e dallo spirito di collaborazione a cui è improntato il suo impegno scientifico.

La studiosa gode oggi della doppia cittadinanza, emblema quasi del ruolo tenacemente difeso di "ponte tra culture". Confessando di poter scrivere poesia e memoir solo in inglese: "Vivere in un'altra lingua e un'altra cultura offre una forma di libertà intellettuale e creativa che talvolta il vivere dentro la propria cultura non consente", Edy Giunta ci invita provocatoriamente a riflettere sulla valenza a volte feconda dell'essere 'straniere'.


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In questi anni, da una sponda all'altra dell'Atlantico, la prof.ssa Giunta si è dunque impegnata su un duplice fronte nel 'dare voce a chi non ha voce', non soltanto con la sua produzione, che comprende articoli, recensioni, traduzioni, numerosi saggi dedicati alle autrici italo-americane pubblicati su numeri speciali di riviste accademiche, memoirs e poesie, ma anche contribuendo ad organizzare eventi culturali tesi a diffondere e valorizzare la conoscenza di intellettuali finora trascurate dal grande pubblico negli Stati Uniti e in Italia.

Beneficiaria di numerosi premi e riconoscimenti che la comunità accademica le ha tributato, tanto in Italia quanto in America, per il valore del suo contributo agli "Studi italo-americani"e per la qualità, anche etica, del suo insegnamento, l''accento' italiano nella voce di Edy Giunta risuona nei "luoghi e nei modi più inattesi": non solo nei seminari e negli incontri tenuti più volte in quell'Ateneo catanese da cui tutto è iniziato venti anni fa, ma anche nel lavoro delle giovani ricercatrici ispirate dall'"incredibile energia" della studiosa e dallo spirito di collaborazione a cui è improntato il suo impegno scientifico.

La studiosa gode oggi della doppia cittadinanza, emblema quasi del ruolo tenacemente difeso di "ponte tra culture". Confessando di poter scrivere poesia e memoir solo in inglese: "Vivere in un'altra lingua e un'altra cultura offre una forma di libertà intellettuale e creativa che talvolta il vivere dentro la propria cultura non consente", Edy Giunta ci invita provocatoriamente a riflettere sulla valenza a volte feconda dell'essere 'straniere'.

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