La fitoterapia è considerata, ancora oggi da qualcuno uno strumento della medicina alternativa o non convenzionale, giungendo addirittura a definizioni improbabili come "altra medicina" o "medicina dolce". Bisogna, però, evitare di generare ulteriori confusioni con certe discipline e "pratiche" non appartenenti alla medicina.
L'impiego a scopo preventivo e curativo delle piante medicinali e dei loro derivati costituisce oggi un aspetto della medicina scientifica, che dovrebbe essere patrimonio del medico, così come lo sono le conoscenze di fisioterapia o chemioterapia.
La comunità scientifica internazionale ha riconosciuto alla fitoterapia la caratteristica di non seguire metodologie diagnostiche o terapeutiche diverse da quelle della medicina tradizionale. La fitoterapia ed i fitoterapici fanno quindi parte di quest'ultima.
Con il termine di fitoterapico si definisce in particolare un farmaco a base di una preparazione vegetale, registrato presso il Ministero della Sanità, che si differenzia quindi nettamente dall'integratore dietetico, dall'alimento e dal prodotto erboristico ed è soggetto al controllo di eventuali reazioni avverse (farmacovigilanza) da effettuare secondo le modalità previste per le specialità medicinali.
La realtà della fitoterapia è ormai consolidata, e prove certe ne sono:
· l'esistenza di fitoterapici già registrati come specialità medicinali;
· la farmacopea ufficiale italiana e la Farmacopea europea, che comprendono monografie di piante medicinali e di loro preparazioni;
· le linee guida (Guidelines for theassessment of herbal medicines) dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS);
· le direttive dell'Agenzia europea di valutazione dei medicinali (EMEA - European Medicines Agency);
· i numerosi lavori di ricerca scientifica pubblicati sulla farmacologia clinica e sulla tossicologia di fitoterapici, disponibili in qualsiasi banca dati scientifica;
· la presenza di servizi di fitoterapia in strutture ospedaliere del Servizio Sanitario Nazionale.
L'importanza della fitoterapia si manifesta con grande risonanza scientifica e industriale nel caso dei farmaci antitumorali: la vincristina e vinblastina (principi attivi del Catharantus roseus), l'etoposide (isolato dal Podophyllum peltatum), il paclitaxel (derivato dal Taxus brevifolia).
Tale importanza è inoltre dimostrata, alla luce delle verifiche cliniche attendibili riportate in letteratura internazionale, per i fitocomplessi di Ginkgo biloba, Hypericum sp., Valeriana officinalis, Vitis vinifera, Boswellia serrata e Serenoarepens (solo per citare i più noti), per patologie quali quelle cerebro-vascolari, la sindrome ansioso-depressiva, l'insufficienza venoso-linfatica, le artropatie, l'ipertrofia prostatica benigna.
A questi progressi scientifici non sempre corrispondono adeguamenti del mondo accademico o delle professioni sanitarie. In questi ambiti si è assistito ad una crescita di corsi di formazione relativi alle piante medicinali ed al loro impiego, spesso in forma di corsi E.C.M. Educazione Continua in Medicina o corsi di perfezionamento, o ancora come master. Si tratta comunque di opportunità che vengono fornite a professionisti (farmacisti, veterinari, biologi, ecc.) che già operano nel settore della farmacognosia o della fitofarmacologia.
La fitoterapia è una disciplina molto più complessa di quello che a prima vista possa apparire e richiede la formazione di medici adeguatamente qualificati, a partire dai corsi di laurea. Ritengo pertanto necessario, come già attuato in altri Paesi europei, l'inserimento dell'insegnamento della fitoterapia nei corsi di laurea in medicina e chirurgia, medicina veterinaria ed odontoiatria, e financo l'istituzione di una scuola di specializzazione in Fitoterapia, con i relativi percorsi didattici e formativi.
Indispensabili sono a tale scopo anche i tirocini pratici in strutture specialistiche ospedaliere ed universitarie, relativamente alle materie tecniche ed alla fitoterapia clinica che diventerebbe, pertanto, una disciplina medica specialistica.
Allo scopo di rendere l'iter didattico fluido e completo è utile prevedere, anche nella facoltà di Medicina e chirurgia, degli insegnamenti propedeutici alla Fitoterapia, come la Botanica farmaceutica o la Farmacognosia, discipline peraltro già presenti in diversi altri corsi di laurea (Farmacia, CTF, Scienze erboristiche, Scienze biologiche).
In questa direzione sono risultati concordanti i pareri di diversi colleghi e della presidenza della facoltà di Medicina e chirurgia che ha manifestato la disponibilità ad adottare le suddette discipline, soprattutto in accordo con quanto disposto dal Ministero della Salute per quanto riguarda la segnalazione di reazioni avverse e le interazioni tra farmaci e fitofarmaci. L'intero percorso formativo porterebbe sicuramente alla costituzione di una classe medica più consapevole dei suddetti progressi scientifici, e pronta ad assicurare ai cittadini l'assistenza necessaria alla sicurezza d'uso, all'efficacia e alla tollerabilità dei farmaci di origine vegetale.
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