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Mostre

Le grotte dell'Etna. Un itinerario tra preistoria e mito

"In Ima Tartara", esposizione nell'ex-Quartiere Militare Borbonico di Catania

 
 
30 dicembre 2007
di Orazio Palio
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Il 15 dicembre scorso si è inaugurata a Catania, nei locali dell?ex-Quartiere Militare Borbonico tra via Garibaldi e piazza S. Cristoforo, la mostra ?In Ima Tartara. Preistoria e leggende dell?Etna?. L?inaugurazione è stata preceduta la mattina da due conferenze introdotte dal prof. Vincenzo La Rosa, direttore del centro di Archeologia Cretese e docente di Preistoria e Protostoria presso la facoltà di Lettere e filosofia: la prima, di presentazione dei temi della mostra del dott. Francesco Privitera della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Catania e la seconda, sull?iconografia dei miti dell?Etna (l?altro filone della mostra) del dott. Fabio Caruso dell?IBAM-CNR di Catania. La mostra è stata già presentata in Grecia, nelle sedi di Iraklion (Creta) e di Volos (Tessaglia) nei mesi di giugno e luglio, riscuotendo un notevole interesse.

L?esposizione, che trae il suo nome da un?epigrafe posta da Mario Gemmellaro in fondo alla Grotta delle Palombe di Nicolosi (?Marius Gemmellaro, primus ima in haec Tartara venit?), è dedicata alle grotte di scorrimento lavico dell?Etna, al loro uso durante la preistoria, e ai miti e alle leggende connesse con le grotte ed il vulcano.

L?interesse per queste cavità risale almeno all?inizio del XIX secolo, quando alcune furono esplorate da Gioacchino Basile, allora preside del ?Regio Istituto Enologico? (oggi Istituto Tecnico Agrario ?Filippo Eredia?), nel giardino dello stesso istituto, e da Paolo Orsi, allora soprintendente alle antichità di Siracusa, nella zona di Barriera del Bosco e nel territorio di Biancavilla. Nello stesso suburbio di Catania, all?inizio degli anni ?60 del secolo scorso, Santo Tinè esplorò la grotta Nuovalucello. Dei decenni successivi è l?esplorazione di numerose grotte del territorio di Adrano, e degli anni ?80 è ?90 è quella di diverse grotte d?alta quota poste nel territorio di Maletto e di Bronte, e di alcune importanti grotte del territorio di Castiglione (la grotta di contrada Marca) e ancora di Catania (la grotta Petralia, di Canalicchio).


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Nella maggior parte dei casi, l?uso delle grotte dell?Etna risale alla fine dell?età del Rame o all?inizio dell?età del Bronzo, un periodo compreso tra la metà del terzo millennio e la metà del secondo millennio a.C., anche se non mancano rare attestazioni di frequentazioni risalenti al Neolitico (soprattutto nelle grotte di Adrano e di Bronte).

L?esplorazione della grotta Petralia di Catania ha costituito l?aspetto più significativo della mostra. Lo scavo della grotta, posta in via Liardo, presso via Leucatia, condotto dal dott. F. Privitera e da chi scrive tra il 1992 e il 1994, ha permesso di raccogliere una importante serie di dati relativi alla fruizione delle grotte dell?Etna e all?uso dei materiali in essa deposti. Se delle diverse sepolture presenti nel settore più profondo della grotta non rimanevano che scarse tracce, lo stato di conservazione dei reperti, soprattutto ceramici, ha consentito di avanzare ipotesi assai attendibili e suggestive sui rituali che si svolgevano in occasione del seppellimento dei defunti (che in realtà erano solo adagiati sul pavimento roccioso della grotta).

Tali rituali, schematizzati in una ricostruzione assai suggestiva in uno dei pannelli, prevedevano il consumo o la libagione di liquidi presso i defunti, la frantumazione dei vasi utilizzati e la dispersione dei frammenti in punti anche lontani della grotta. Almeno in un caso uno dei vasi, privato del collo, è stato posto capovolto tra i massi che ostruivano in parte la galleria delle sepolture in seguito ai crolli.


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Oltre ai materiali esposti, provenienti da diverse grotte dell?area etnea (Catania, Adrano, Biancavilla, Castiglione), numerosi pannelli illustrano la geologia del vulcano e i processi fisici di formazione delle grotte di scorrimento lavico. Altri cercano di fornire un quadro sulla preistoria dell?isola da differenti angolazioni: dall?organizzazione degli insediamenti agli aspetti simbolici, funerari, sociali etc. Altri ancora si soffermano su diverse tombe preistoriche, secondo un criterio cronologico e topografico. Sono qui presentate, per la prima volta, le grotte catanesi di via Cecchi e di via Ota, frequentate durante l?età del Bronzo, o quelle di alta quota come la grotte delle Femmine. Diversi tabelloni sono dedicati alla grotta Petralia.

Un aspetto suggestivo e non secondario della mostra riguarda i miti le leggende sulle grotte e sull?Etna, dall?antichità classica all?età medievale e moderna, che hanno trovato un?eco nelle creazioni architettoniche di Sebastiano Ittar e nelle pagine di scrittori moderni come Roidis, Ritsos, e Consolo.

Nelle tre immagini:

in alto: La grotta Petralia.
al centro: Frammenti di pathos ancora in situ nella grotta Petralia.
in basso: brocca deposta presso le sepolture della grotta Petralia.

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