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Scienza

A lezione di scienza meridionale, passata e presente


 
 
28 novembre 2008
di Mario Alberghina
malber@unict.it
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Dal 13 al 17 ottobre 2008, a Giardini Naxos e a Reggio Calabria, un convegno sul tema "La Scienza nel Mezzogiorno dopo l'Unità d'Italia" è stato organizzato dal Comitato Nazionale "La Scienza nel Mezzogiorno, dall'Unità d'Italia ad oggi".
Il convegno ha rappresentato le tappe siciliana e calabrese di una serie di manifestazioni pubbliche nelle regioni meridionali, in prospettiva delle celebrazioni del centocinquantenario dell'Unità d'Italia. L'obiettivo è stato presentare il programma del Comitato Nazionale, istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali su proposta dell'Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, dell'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia, della Società Italiana per il Progresso delle Scienze e del Centro di Ricerca "Guido Dorso", e sostenuto dalla Direzione Generale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali ed il Diritto d'Autore. Analogo convegno era già stato tenuto in febbraio a Napoli.

Nel corso degli incontri è stato presentato il volume in tre tomi "La Scienza nel Mezzogiorno dopo l'Unità d'Italia" curato dal Comitato Nazionale ed edito da Rubbettino, Soveria Mannelli. Grazie alla collaborazione di eminenti studiosi, attraverso una ricognizione per grandi aree dello sviluppo scientifico meridionale all'indomani dell'unificazione nazionale fino ai giorni nostri, l'opera editoriale ha inteso offrire un contributo alla storia scientifica delle regioni del Mezzogiorno che 150 anni fa, insieme alle regioni centro-settentrionali, diedero vita all'unità politica della nazione.

Si tratta di un'impresa inedita nel panorama storiografico del nostro Paese, soprattutto per il suo intento di intrecciare la riflessione del pensiero politico meridionalistico con indagini più puntuali sulla storia e contemporenaità dello sviluppo scientifico e tecnologico del Mezzogiorno post-unitario.


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Nella ricorrenza del centenario del terremoto siculo-calabro del 1908, il convegno ha dato ampio spazio alle cause geologiche del terremoto, alla sua dinamica ed in particolare al successivo tsunami. Sono state evidenziate le conseguenze sull'ecosistema dello Stretto e sull'ambiente economico-sociale delle due zone costiere colpite dal sisma. Una stagione, quella del sisma, non priva di forti ripercussioni sulla ricerca scientifica messinese perchè spense improvvisamente gli studi sperimentali a carattere medico-naturalistico.

L'iniziativa culturale ha avuto indubbiamente due benemerenze: la promozione di un incontro e confronto interdisciplinari fra studiosi di un vasto arco d'interessi e di pratica, e l'interruzione di un digiuno di adunanze scientifiche e di ricerca epistemologica, purtroppo divenute sempre più rare nel panorama italiano.
Il convegno è iniziato con gli interventi di Antonio Maccanico, presidente del Comitato Nazionale, di Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, presidente dell'Accademia Nazionale delle Scienze, di Gerardo Bianco, presidente dell'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d'Italia nonché vice-presidente del Comitato Nazionale, e con interventi sui vari indirizzi disciplinari che hanno avuto particolare sviluppo nelle università e istituzioni scientifiche meridionali.

Il 15 ottobre sono stati esposti i risultati della ricerca mineraria che, nel secondo Ottocento, aveva reso la Sicilia il primo produttore di zolfo del mondo e, nel Novecento, il primo produttore europeo di sali potassici. Ma il nucleo centrale degli interventi, quello più prezioso, ha riguardato la storia della scienza, dedicato alla vicenda umana e professionale di Alberto Monroy, di Stanislao Cannizzaro (foto in alto a destra), di Giambattista Grassi (foto in basso a destra), dei protagonisti del circolo matematico di Palermo e degli zoologi siciliani.


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Il convegno ha esaminato inoltre la vita delle Accademie scientifiche e letterarie che nell'isola operano da secoli; la ricerca di una nuova scienza naturalistica nel passaggio al XX secolo come conseguenza del transito in Sicilia di botanici e biologi europei viaggiatori e dell'apprendistato di giovani studiosi all'estero, l'analisi delle moderne ricerche agronomiche, zootecniche e di patologia vegetale. Di più forte impatto culturale sono stati gli scambi di opinioni nell'uditorio sul rapporto tra scienza e filosofia.

Nel Mezzogiorno pre-unitario fino all'età umbertina, come nel resto d'Italia, il quadro generale dello stato degli studi scientifici, particolarmente di carattere medico-naturalistico, era relativamente modesto. La modestia si accompagnava, inoltre, ad un contesto territoriale di arretratezza e ad un tessuto economico-sociale molto povero, privo di ogni aspirazione o possibilità concreta di una rivoluzione industriale. Queste condizioni sono sufficienti a spiegare la scarsa partecipazione degli intellettuali e degli scienziati meridionali nell'accogliere l'arrivo delle idee filosofiche associate al positivismo.

Mancava, infatti, il cemento ideologico espresso dalla borghesia capitalista ed industriale così ben evidente in Francia e Germania. Inoltre, la constatazione del perdurare, nel passato postunitario come a tutt'oggi, del filo spezzato tra scienza e politica, dello iato esistente tra conquiste tecnologiche, influenza sull'azione politica e sostegno alla ricerca, è stato un sentire comune nei partecipanti all'incontro.
Il dibattito si è spostato a Reggio Calabria, presso l'Aula Magna dell'Università Mediterranea, negli incontri del 16 e 17 ottobre.

Il convegno è stato organizzato con il contributo della Fondazione Banco di Sicilia e con la partecipazione di studiosi delle tre università siciliane, delle università calabresi, delle tre università di Roma, dell'Università degli Studi di Padova, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dell'Istituto di Tecnologie Avanzate per l'Energia "Nicola Giordano" del CNR, dell'Istituto per la Microelettronica e Microsistemi del CNR, del Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia.