ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
AD AUGENDUM, FIRMANDUM, ET EXORNANDUM SICULORUM GYMNASIUM, CATINÆ IN URBE CLARISSIMA, VETUSTA BONARUM ARTIUM SEDE
Studenti

I "Diplomatici" intervistano gli ambasciatori

Incontro con Emanuele Scammacca del Murgo e Paolo Fulci

 
 
21 aprile 2008
di Ass. Diplomatici
Diplomatici-FULCI & SCAMMACCA.jpg
Da otto anni è attiva presso l'Università di Catania l'associazione di studenti universitari e giovani professionisti denominata Diplomatici (www.diplomatici.it), il cui scopo principale è la preparazione degli studenti ai Model United Nations (MUN), meeting internazionali che hanno per oggetto la simulazione del meccanismo di funzionamento degli organi delle Nazioni Unite. Alla rete dei MUN sono collegate oltre 250 università e 200 scuole superiori rappresentative di tutti i Paesi del mondo. Momento topico dell'attività formativa intrapresa ogni anno da "Diplomatici", grazie anche al supporto fornito dal comitato scientifico costituito dai docenti dell'Università di Catania Maurizio G. Caserta, Isidoro Mazza, Francesco Milazzo e Rosario Sapienza, è l'incontro con personaggi della scena diplomatica italiana e straniera.
Quest'anno, il 29 febbraio, presso l'aula magna del Rettorato, hanno parlato agli studenti, dopo una breve presentazione del prof. Milazzo - che ha anche portato il saluto del Rettore Recca e del presidente di "Diplomatici" Claudio Corbino -, gli Ambasciatori d'Italia Paolo Fulci e Emanuele Scammacca del Murgo. Personaggi siciliani dai curricula eccezionali, dei quali ci limitiamo a ricordare il ruolo di Ambasciatore in Canada, alla NATO e all'ONU del primo e alla Santa Sede, a Bruxelles e a Mosca del secondo. L'incontro ha costituito un'occasione per aprire un dibattito sui nuovi scenari internazionali, al quale gli studenti hanno partecipato con interesse e competenza, tanto da riscuotere l'apprezzamento degli importanti ospiti, ai quali, preliminarmente, è stato possibile porre alcune domande, che qui riportiamo con le relative risposte.

A causa della situazione politica instabile negli ultimi tempi il nostro paese ha ricevuto numerose critiche da parte di alcune testate giornalistiche straniere. Inoltre la situazione dei rifiuti in Campania ha avuto un'eco negativa a livello internazionale. Secondo voi, quanto l'immagine dell'Italia è stata danneggiata da tutto questo?

Scammacca:
Il presidente del Consiglio ed il ministro degli Esteri hanno più volte affermato nel corso di questi mesi che l'Italia ha ritrovato con il governo che si è recentemente dimissionato quella statura internazionale desiderabile. E' molto facile fare delle critiche, quindi è opportuno prima di esprimersi su un argomento così delicato prendere del tempo per meditare: certo è che per fare una politica estera veramente sentita ed efficace è necessario avere le cose a posto a casa nostra e bisogna anche dare affidamento ai massimi alleati. L'Italia fa molto all'estero e ciò viene dimostrato dalle nostre missioni pacifiche di natura militare e da quanto diamo alle Nazioni Unite per il bilancio. Di più si potrebbe fare, soprattutto sul piano europeo, dove non vedo da molto tempo iniziative volte a rafforzare il nostro ruolo nella comunità. Su altri temi certe discordanze di ordine interno finiscono per rendere la nostra azione meno efficace.
Fulci: La politica estera dell'Italia si è sempre basata su tre pilastri: anzitutto la Nato per la sicurezza, l'UE per il futuro e il multilateralismo, in quanto l'Italia crede fermamente nelle Nazioni Unite, dando un contributo fortissimo e concreto fatto anche di lacrime e di sangue. Non scordiamoci che 150 italiani sono morti nelle operazioni di pace dell'ONU. Il quarto pilastro dovrebbe essere la nostra politica del Mediterraneo che non viene messa sempre in risalto. Su queste grandi costanti credo ci sia sempre stato accordo tra i governi, quale ne sia stato il colore. Semmai, è su certe sfumature che ci possono essere diversità di vedute, ma non sui principi basilari. Non sempre un governo debole nuoce alla politica estera: dipende da chi esegue questa politica.  
Per quanto riguarda la situazione in Campania, purtroppo è qualcosa che sfigura la bellezza del nostro paese e arreca sicuramente danno, anche perché questo induce molti stranieri a credere che da soli non siamo capaci nemmeno di organizzare i problemi della quotidiana sopravvivenza.  Questo è davvero un problema molto serio e dobbiamo fare molto di più: non possiamo sempre confidare sull'aiuto dello straniero che porta e mette ordine in casa nostra: è necessario avere uno scatto d'orgoglio.

Nel novembre di quest'anno verrà eletto il nuovo presidente degli Stati Uniti. Barak Obama viene dato per favorito, ma notizie recenti parlano di minacce e addirittura del timore di una nuova Dallas. Secondo voi, gli Stati Uniti sono davvero pronti per un presidente di colore ?

Fulci: Non è una domanda facile, perché lo stesso identico quesito si pose all'epoca per J. F. Kennedy, che era cattolico e molti dicevano che mai i wasp ( protestanti) avrebbero permesso ad un cattolico di diventare presidente degli Stati Uniti. Poi in realtà Kennedy, nonostante questi dubbi, riuscì a diventare presidente.
Se vuole la mia opinione, io credo che i giochi siano tutti aperti e molto dipenderà dalle primarie che si svolgeranno in Texas e in Ohio, stati che raccolgono un numero notevole di delegati: è chiaro che chi vince in quei due stati pone un'ipoteca importante sulla vittoria finale.
C'è anche da aggiungere che, dal momento che Mc Cain è già riuscito a rafforzarsi come il candidato repubblicano, gode anche di un indubbio vantaggio nei confronti degli altri due che continuano a lacerarsi reciprocamente ed anche pubblicamente. Mc Cain proprio per questo motivo è risalito nei sondaggi. Sulla politica americana giocheranno inoltre un ruolo fondamentale il fattore economico, quello della sicurezza e della criminalità che negli Stati Uniti è avvertito non meno che altrove, e i problemi di politica estera relativi alla situazione in Iraq: molta gente preme affinché ci sia un disingaggio da queste operazioni di pace e indubbiamente se questo non viene fatto con una notevole dose di equilibrio e saggezza si potrebbe destabilizzare tutto.
Scammacca: credo che ci sia poco o niente da aggiungere a quanto già detto. Certamente guarderei con molta attenzione al candidato repubblicano.

Oggi i Paesi africani spingono affinché l'Assemblea Generale dell'ONU diventi un organo legislativo. Al momento questa ipotesi appare impossibile. Ritenete che magari in futuro questo cambiamento possa essere realizzabile? Si può immaginare, secondo voi, un diverso rapporto tra la sovranità degli Stati membri e l'attività dell'Assemblea?  

Scammacca: Di recente è uscito un libro di Attali, a suo tempo uno dei consiglieri di Mitterand, che dice che il mondo si trova ora in uno stato di "iperlotta" al quale seguirà un periodo più tranquillo, e che finalmente tra 100 anni si arriverà all'iperstato. Credo che le formulazioni di questa natura siano le uniche che possano darci un inquadramento sulla domanda fatta, perché in questo momento la conflittualità è operante ovunque persino nelle regioni considerate più tranquille come per esempio il Belgio. L'iperconflitto non può durare per sempre, e infatti Attali prevede un periodo di maggiore serenità individuale quando si giungerà all'iperstato. Bisogna lavorare in questa direzione.
Fulci: Temo che sia utopistico questo desiderio dei Paesi africani e più in generale dei Paesi del terzo mondo: bisognerebbe infatti cambiare l'intero impianto dello statuto delle Nazioni Unite in base al quale l'Assemblea Generale non è il governo del mondo ma la somma delle volontà politiche dei suoi 192 stati membri. Contano le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, mentre quelle dell'Assemblea Generale hanno il valore di raccomandazioni e non vi è alcun obbligo di seguirle. Il desiderio di questi Paesi si scontra inoltre con la realtà statutaria delle Nazioni Unite, secondo la quale non può essere apportata alcuna modifica al sistema attuale se non c'è il consenso di ciascuno dei cinque membri permanenti. Con il diritto di veto si ha il potere di assoluta inamovibilità: quindi temo che questa aspirazione dei paesi del terzo mondo si scontri con la dura realtà ancorata al diritto di veto.

Pochi giorni fa Raul Castro è subentrato al fratello Fidel nella guida di Cuba. Ccredete che in futuro la situazione di Cuba possa rimanere invariata o ci potrà essere un'apertura verso la democrazia. Come immaginate il futuro di Cuba?

Fulci: Io non ho mai creduto allo status quo perenne, quindi può darsi che questo cambio di guardia possa essere utile e che non si risolva come l'attuale situazione in Russia dove Putin, passando il potere al proprio delfino, ha semplicemente, con una operazione "cosmetica", mantenuto il potere e rispettato allo stesso tempo la costituzione russa. Può darsi che anche qui succeda la stessa cosa e non cambi niente, ma è possibile che ci sia anche un'apertura, considerando che il vecchio Castro è ammalato e questo potrebbe consentire delle aperture che magari al fratello maggiore non erano concesse. Credo inoltre che da parte americana si dovrebbe guardare con più fiducia alla situazione di Cuba e non sbattere subito la porta in faccia.
Scammacca: Io non sono tra i tantissimi che ammirano la figura di Fidel Castro per motivi che a me sono di difficile comprensione. Effettivamente, è da ritenere che il fratello minore possa essere meno dittatoriale e meno duro di lui. Di più, in questa fase, è difficile dire: ma non dimentichiamo che Castro ha collaborato con la dittatura in Etiopia con Menghistu, che ha proceduto a tutta una serie di atti violenti e con tutto ciò viene adorato e ammirato da molte persone.

In Russia Dimitry Medved, il successore indicato da Vladimir Putin, veniva già considerato il nuovo presidente ancora prima delle elezioni . Credete che la situazione in Russia possa destare preoccupazione e configurarsi come una minaccia per il mantenimento della democrazia? 

S
cammacca: Io ho lasciato la Russia nove anni fa e seguo con attenzione ed interesse ciò che avviene in quel paese. Non c'è alcun dubbio che Putin sia riuscito ad essere un presidente popolare nell'ambito della Federazione grazie ai notevoli progressi economici che ha dato ai suoi concittadini e grazie al fatto che il popolo russo ama il leader, ama essere governato da un personaggio di forte tempra e potere. Il presidente Putin ha più volte lanciato minacce ed usato espressioni che non sono proprio quelle consuete alla politica internazionale europea e a quella del mondo di oggi, ma una parte di queste sue prese di posizione va vista alla luce della sua necessità di consolidare il potere interno. Egli adesso continuerà a governare per interposta persona. Certo è un segnale interessante che abbia accettato di andare a Bucarest in aprile alla riunione del consiglio Russia - NATO dove non era mai andato di persona.
Fulci: Condivido in pieno l'analisi dell'amico Scammacca. Vorrei solo aggiungere che nell'animo di molti russi esiste ancora la nostalgia per quello che era il grande passato della Russia: non scordiamoci che l'Unione Sovietica faceva parte del mondo bipolare e di colpo la Russia ha visto questo mondo ridursi. I russi non amano essere umiliati e un grande errore da parte dell'Occidente può essere il dar loro questa impressione. La Russia si considera alla stessa altezza dell'Unione europea e non pensa neppure lontanamente di poterne essere inglobata.

Il nostro sistema universitario è spesso criticato per la propria inefficienza. Quale suggerimento vi sentireste di dare per il miglioramento dell'università italiana?

Fulci: Internazionalizzare l'università. Il grande handicap dell'università italiana è il fatto di essere ancora afflitta da provincialismo. Gli studenti devono incominciare dall'imparare l'inglese, che oggi è quello che ieri era il latino: la lingua veicolare universale per eccellenza. Se non facciamo questo, saremo sempre afflitti da un enorme complesso di inferiorità.
Scammacca: Io credo che le parole dell'ambasciatore Fulci siano quelle che indicano la principali necessità delle università italiane, le quali sono tra l'altro diventate tante, ponendo un problema abbastanza evidente relativo alla qualità.

Tantissimi ragazzi si mostrano interessati alla carriera diplomatica. Qual è secondo voi, oltre alla dovuta preparazione, l'elemento peculiare utile per poter accedere a questa carriera?

Scammacca: La passione per il servizio e l'amore di patria.
Fulci: A mio avviso resta assolutamente la più straordinaria, meravigliosa professione del mondo. È quella che apre gli orizzonti e consente di sviluppare qualsiasi curiosità intellettuale. Questa professione è come un ventaglio: la si può aprire al massimo, sfruttando tutte le occasioni, oppure richiudere in sé stessa. Sono necessarie la passione e altre due doti importanti: la versatilità e l'adattabilità, due requisiti assolutamente fondamentali per svolgere bene la carriera diplomatica. 

Credits