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Università e territorio

Les petites villes

Il ruolo delle piccole città nell'insediamento urbano contemporaneo

 
 
21 aprile 2008
di Maria Albèrgamo
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Intervista allo storico Denis Bocquet (Institut français - Dresda)

Il carattere fortemente straniante della fotografia di Fréderick Froument, cheUni(di)versité ha scelto per comunicare il ciclo di incontri italo-francesi dedicato alla riflessione sulle città, tradisce la concezione della vita urbana elaborata dall'artista che, significativamente intitola la raccolta, da cui l'immagine fotografica è tratta, New Babylon stories. Passeggiate nell'Oniropolis. Quasi a voler presentare una Cosmopoli senza autonomia di senso, in cui un uomo, vestito semplicemente della sua nudità, rivolge le spalle ad un urbanesimo risolto nel rumore silenzioso del cemento e dei grattacieli o in quello chiassoso delle automobili e del traffico metropolitano. Ma la città è inscritta su di lui, in una rappresentazione in cui convivono due spazi, non umanità e natura, cui volgersi con kantiano sublime sentimento, ma  umanità vs umanità, individuo vs collettività spaziale e urbana,racchiusa però in una logica globale che, in virtù della capacità di astrazione insita nei suoi modelli ideali, sembra voler prescindere dai contesti plurali e singolari, concreti e reali; gli unici che, con le loro sfaccettature e particolarità, possono costituire il quadro dei popoli, degli idiomi e delle culture che la compongono.

Anche innanzi a tale concezione visuale e immaginifica, sorge la consapevolezza della necessità, forse non ulteriormente rinviabile, di una riflessione approfondita e scientifica sul destino della vita urbana che Uni(di)versitè propone all'interno di un'interessante cooperazione universitaria franco-italiana, nell'ambito della quale urbanisti, geografi, storici, architetti, filosofi e accademici si sono confrontati sul significato dello spazio urbano, in una serie di incontri tematici tenutisi in diverse città d'Italia.


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"Réflexions autour des petites villes en France et en Italie" è il titolo del convegno di studi tenutosi il 21 e il 22 febbraio scorsi, presso le sedi delle Università di Catania e Ragusa, e promosso dall'Ufficio culturale dell'Ambasciata di Francia, dalle Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Architettura, Lettere e Filosofia, dall'Ordine degli Architetti di Ragusa e dall'Alliance française de Catane.

Ciò che è emerso come dato particolarmente significativo, comune denominatore a tutti gli interventi, è stata la difficoltà della definizione del limite, della soglia che fa di un insediamento urbano un piccolo centro.
Cosa vuol dire "piccola città" in un tessuto urbano caratterizzato da un'ipermobilità automobilistica, da un'ipercomunicazione di reti informatiche e mass medianiche, da scelte economiche da parte delle imprese di localizzarsi in contesti diversi dalla grande città, in cui le dinamiche di agglomerazione, mobilità e centralizzazione hanno assunto forme molto diverse rispetto al passato. La piccola città, oggi, può essere ridefinita e ridisegnata solo a partire da trame spaziali globalizzate, e il suo ruolo è identificabile esclusivamente nella trama di relazioni che la legano alla grande città. Per cui il modello metodologico di riferimento, evidenziato dalla geografia urbana, è quello reticolare, in cui l'analisi della piccola città è dunque uno studio di relazioni economiche, sociali, mediali.

In Pour une sémiotique topologique (1976) Algirdas J. Greimas intende lo spazio urbano come un complesso di stratificazioni di sistemi semi-simbolici, che si può leggere sulla base di una serie di opposizioni valoriali, come, ad esempio, privato/pubblico, sacro/profano, esterno/interno, intese come l'insieme delle qualità, su cui lo spazio costruito nelle sue espressioni di organizzazione e costruzione traduce la cultura, le abitudini, i valori di riferimento di chi lo abita. Dunque l'opposizione tra grande e piccola città può essere riferita ad un contesto spaziale che inglobi le due entità, vale a dire il più ampio concetto di territorio urbano all'interno del quale esse acquistano nuovo significato nelle loro reciproche relazioni. E in questa opposizione valoriale, lo spazio contemporaneo è fortemente connotato dai flussi della mobilità sempre più accelerati e da esigenze di comunicazione immateriale rese possibili dalla nuova tecnologia. Diviene pertanto poliforme: un individuo, nella propria quotidianità, può decidere di andare al cinema in un centro per poi consumare una cena in un altro posto. Tali pratiche di vita snaturano il problema del limite della città, che perde rilevanza, mentre se ne afferma un altro connesso al senso della territorialità e all'estensione, soprattutto mentale e psicologica, della dimensione urbana nel territorio. La semiotica contemporanea sposta difatti il campo d'indagine dai sistemi di significazione alle pratiche di significazione, dalla langue alla parole, dai linguaggi ai discorsi, evidenziando la necessità di esaminare le pratiche concrete messe in opera quotidianamente dagli individui nel loro relazionarsi con lo spazio urbano.


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Ma gli spazi urbani costituiscono anche lo scenario delle storie letterarie e delle narrazioni; les petites villes, che nella pregnanza semantica dell'idioma francese richiamano alla mente immagini, opposte allo scenario straniante della sconosciuta metropoli, di luoghi contrassegnati da un legame quasi materno con l'elemento terrestre e declinati alla luce di un riappropriamento del territorio, capace di promuovere le potenzialità della dimensione locale dell'abitare. Adottando tale angolazione prospettica, la prof.ssa Carminella Sipala, nel suo intervento, ha illustrato il ruolo assunto nell'immaginario letterario da Balbec, piccola città di villeggiatura, di proustiana memoria, capace di indurre l'animo umano alle lussuriose inclinazioni che solo una piccola città di provincia può suscitare. Oppure, su suggerimento della prof.ssa Maria Teresa Puleio, si potrebbe pensare alla dimensione dell'io narrante di Albert Camus che identifica nella sua piccola città natale la propria innocenza e la solitudine riflessiva.

La mancanza e l'incertezza del limite nell'idea di città contemporanea assume anche una connotazione urbanistica nelle definizioni degli architetti dell'Ordine di Ragusa presenti al convegno, declinata nel contesto periferico provvisorio, in cui la realizzazione del non-finito caratterizza le periferie delle cittadine del Sud e della Sicilia.
Il limen periferico sarà oggetto di discussione nel corso del prossimo convegno, ultima tappa di questi incontri dedicati alla città e incentrati su temi delicati e importanti. Un'altra soglia, dunque, al centro delle prossime riflessioni.  

Un doveroso e sentito ringraziamento va alla gentile disponibilità della prof.ssa Carminella Sipala, che ha messo a disposizione le foto del convegno e a Julien Lemarchand.

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