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Dossier/ Il ruolo dell'Università per lo sviluppo di una cultura ambientale

La logica patrimonialista e il governo delle risorse ambientali


 
 
28 gennaio 2009
di Pierluigi Catalfo
catalfo su ambiente.jpg

L'impegno finanziario delle amministrazioni pubbliche per la gestione delle risorse ambientali è stato purtroppo generalmente interpretato come elemento eventuale di un percorso che nella maggior parte dei casi si  è limitato alla considerazione dell'impatto di interventi sporadici e slegati tra di loro.

L'esigenza di intervenire sull'utilizzo e la gestione delle risorse naturali ha stimolato nel tempo la creazione di modelli di intervento che si indirizzavano alla complessa materia della protezione ambientale. Si è anche considerato da un lato il corposo capitolo della rilevanza tecnico-fisica del fenomeno ambientale e dall'altro quello della valutazione delle conseguenze in chiave di rapporto tra la concretezza  dell'intervento deciso e l'impegno finanziario richiesto. In altre parole, quindi, si è generata una logica che scollava il concetto di continuità della gestione dal valore delle risorse naturali determinato nella sostanza dalle dinamiche antropiche che lo governano.

Attraverso un percorso, intrapreso in tempi recentissimi, si è cominciato a considerare il sistema delle risorse naturali di un luogo come la sua specifica ricchezza, il suo patrimonio ambientale, e quindi gli attori istituzionali, pubblici e privati. Tali soggetti devono strutturare politiche di gestione dell'ambiente che mantengano un bilanciamento tra impegno finanziario assunto ed effetti delle decisioni realizzate in ordine al complesso valore del patrimonio ambientale.
Logiche queste che dovranno interessare in misura crescente non solo gli enti locali chiamati a gestire il processo di policy making ma anche istituzioni come quella universitaria, che nel territorio esercitano funzioni di gestione importanti in quanto assorbono e trasformano risorse e governano la gran parte dei processi di creazione e gestione della conoscenza.

Certamente, l'efficacia di questi percorsi di costruzione e di operatività della sensibilità ambientale dipendono non solo dal livello di ramificazione ma anche e soprattutto dall'estensione della sensibilità sulla questione dell'impatto dell'attività antropica sulle risorse naturali.

Per questa strada il rilievo che i policy makers hanno in relazione alla loro azione non è solo di carattere educativo. I governi, attraverso i loro ministeri, gli enti locali e le municipalità, amministrando le risorse pubbliche, esprimono concretamente queste logiche. La loro economicità e opportunità non si quantificano esclusivamente attraverso le valutazioni di impatto ma implicano la considerazione di un  valore oggettivo delle stesse risorse naturali.
L'esigenza di portare la variabile ambientale al centro degli interessi della gestione e, quindi, la necessità di affrontare in modo razionale e cosciente l'attività di management ambientale, impongono, sotto un profilo operativo, la creazione di un processo di riorientamento delle finalità e delle strumentazioni del sistema informativo.

Quest'ultimo permetterebbe, infatti, di identificare il rapporto tra l'impegno finanziario come espressione concreta delle politiche individuate e l'incidenza degli interventi valutati in ragione di parametri fisici. La questione, in prima battuta, si traduce, quindi, nell'esigenza di superare l'approccio puramente cognitivo di tanta tradizione di contabilità ambientale e di altrettanta "rendicontazione" fisica. Occorre fare assumere alla problematica rilievo più correttamente gestionale e al contempo, alla dimensione comunicativa, la duplice valenza di un approccio capace di segnalare i valori finanziari impiegati nella gestione e i risultati ottenuti sotto il profilo fisico-oggettivo.

La contabilità e il bilancio ambientale sono nella prospettiva patrimonialista uno strumento di analisi, valutazione, monitoraggio, comunicazione e informazione (interna ed esterna) che segue una logica di integrazione e di correlazione tra dimensioni tecnico-fisiche e dimensione tradizionalmente economico-finanziarie. Grazie ad essa, è possibile misurare la consistenza, i flussi e le variazioni che intervengono nel processo di gestione delle risorse naturali valutando gli effetti delle azioni umane sull'ambiente, e, infine, comprendere la qualità delle decisioni prese in ambito economico-ambientale. La contabilità ambientale secondo la nuova accezione patrimonialista, dunque, cerca di identificare nuove grandezze associate alle unità fisiche delle risorse naturali che si originano da un determinato processo di gestione.

A ciò si aggiunge "contabilmente" la necessità di considerare il patrimonio naturale come una forma di ricchezza a disposizione della collettività e, pertanto, chi la "detiene" è chiamato a gestirla in maniera tale da rendere conto all'esterno delle politiche e delle azioni ambientali che ne determinano variazioni significative. In tale ottica, la contabilità ambientale di accezione patrimonialista  sopperisce  ad una incapacità dei sistemi contabili convenzionali di rispondere, in maniera adeguata, alle esigenze integrate di conoscenza, controllo e comunicazione ambientale di cui la politica economica e sociale non può più fare a meno.

In estrema sintesi la contabilità ambientale nelle sue diverse forme dovrebbe permettere di fornire agli amministratori le informazioni necessarie per individuare le situazioni critiche e per scegliere le politiche da attuare, e fornire a tutti gli stakeholders (operatori dello sviluppo locale, famiglie, studenti, imprese) presenti su un determinato territorio. Indicazioni funzionali all'allocazione ottimale delle risorse a disposizione e alla valutazione dell'operato del decisore pubblico (nel nostro caso gli Enti Locali). Così, relativamente al primo e al secondo punto, la contabilità ambientale diventa uno strumento di decisione e di controllo in mano agli amministratori; relativamente al terzo, invece, assume le caratteristiche di uno strumento indispensabile per la partecipazione e il coinvolgimento di tutti gli attori sociali nella gestione sostenibile del territorio.

Va sottolineato che da tempo si pensa ad una possibile revisione e alla istituzione di principi contabili ambientali nel tentativo di creare una nuova contabilità che incorpori direttamente gli aspetti ambientali di matrice fisica. In questa direzione la nostra università e in particolare la facoltà di Economia ha fornito interessanti elementi di riflessione anche a livello internazionale attraverso lavori che hanno raggiunto anche l'interesse di commissioni ministeriali incaricate di sviluppare operativamente la tematica.
Il radicamento di questi modelli di contabilità nei principi di accounting theory garantisce un solido background  per l'avanzamento nelle logiche di controllo della variabile ambientale e offre all'ateneo stesso una strada per l'affermazione di una più decisa politica di gestione patrimoniale delle sue risorse ambientali.