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Facoltà

I diritti processuali per la vittima

Una prospettiva internazionale

 
 
28 gennaio 2009
di Nicoletta Parisi*
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Il 4 e il 5 dicembre scorsi, illustri giuristi hanno affrontato l'ampio e controverso tema della condizione processuale della vittima, alla luce della disciplina interna e internazionale. L'incontro si è tenuto, il primo giorno, nell'aula magna della facoltà di Giurisprudenza, il secondo giorno a Siracusa, nella sede dell'Osservatorio permanente sulla criminalità organizzata (OPCO).

Della vittima si parla sempre più spesso e in termini corrivi: è vittima chi soffre le conseguenze di atti di  terrorismo e di altri fenomeni di criminalità organizzata; di violenze domestiche e di lesione nei suoi diritti per il compimento di reati bagatellari, chi si trova coinvolto in conflitti interni e internazionali, in catastrofi naturali determinate o non da comportamenti irresponsabili, imputabili a privati e alla pubblica amministrazione,.. Inoltre, quello di vittima è un concetto che, sul piano scientifico, può essere affrontato da diverse prospettive: quella onnicomprensiva della vittimologia; ma anche quelle, settoriali, antropologico-culturali, sociologiche, psicologiche, psicanalitiche e giuridiche.

E' su quest'ultimo terreno che si sono collocati i lavori del convegno. In questo contesto, la riflessione sulle modalità, secondo le quali offrire protezione alla vittima, si sviluppa fondamentalmente lungo tre direttrici. Ci si interroga, anzitutto, sulle modalità secondo le quali deve predisporsi l'assistenza alla vittima, non esclusivamente nell'immediato, ma anche nella fase cosiddetta della "vittimizzazione secondaria": questione non esclusivamente interna alle scienze psicologiche, ma riguardante anche il mondo del diritto, se non altro per le competenze degli organi di polizia, per quelle giudiziarie e per le modalità di amministrazione del processo.

Si lavora, in secondo luogo, nella direzione di configurare un diritto soggettivo della vittima al risarcimento monetario, azionabile nei confronti non soltanto del reo, ma anche dello Stato; nonché al risarcimento morale, in funzione sanzionatoria.

Infine, si riflette sulla disciplina giuridica indirizzata a valorizzare il ruolo processuale della vittima e dei suoi poteri nell'ambito del processo. Ciò si fa in adempimento al precetto che pretende il rispetto della dignità della persona perché non avvenga ciò che purtroppo talvolta e non di rado si verifica, ovvero che il processo diventi il luogo di nuove offese per chi è già vittima di altro fatto. Si tratta - è importante sottolinearlo - di un precetto stabilito nella nostra Carta costituzionale, nonché in tutti gli strumenti internazionali che, dal secondo dopo-guerra, sono stati adottati a tutela dei diritti fondamentali della persona: per citare soltanto alcuni di essi, occorre pensare al Patto internazionale sui diritti civili e politici (1966), alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo (1950), alla Carta sui diritti fondamentali dell'Unione europea (2000).


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I lavori del convegno hanno scelto di privilegiare la dimensione squisitamente processuale. La storia del processo penale moderno è la storia del reo e della sua sottrazione alla vendetta privata. E' una storia che si inserisce nella dinamica di consolidamento della sovranità, la quale si struttura, sul fronte interno, entro l'equazione "autorità del sovrano / obbedienza del suddito", fondamento della convivenza civile. In questo contesto si inserisce la giustizia penale: l'attribuzione del potere sanzionatorio, in via diretta ed esclusiva, allo Stato ne rappresenta il corollario; il reato cessa di essere apprezzato come la lesione grave  della sfera dei diritti di una persona per divenire la violazione dell'ordine costituito. Ciò significa anche dire che la vittima diviene una "comparsa" nell'ambito di quel fatto rituale rappresentato dal processo; e la soddisfazione di essa costituisce un effetto indiretto del processo stesso. Tanto è vero che, nella tradizionale e consolidata impostazione concettuale, l'offeso diventa protagonista solo sul piano civilistico, tramite la previsione dell'eventuale risarcimento del danno subito. Tuttavia, la vittima è parte - certamente involontaria, ma - necessaria del conflitto penale: essa esiste e chiede tutela indipendentemente dalle logiche che presiedono al processo.

Il "filo rosso" dell'incontro si è dipanato a partire da questo assunto. La prima sessione - presieduta dal dott. Giovanni Tinebra, Procuratore generale di Catania -, dopo i tradizionali saluti ai relatori e al pubblico (espressi dalle autorità accademiche e dagli organizzatori dell'iniziativa), si è proposta di verificare quale ruolo abbia nel processo penale italiano la persona offesa dal reato (prof. avv. T. Rafaraci), nonché di valutare la condizione processuale del minore quali vittima particolarmente vulnerabile (prof.ssa avv. L. de Cataldo) e, infine, la permeabilità dell'ordinamento nazionale alle norme stabilite dalla Convenzione europea del 4 novembre 1950 a tutela dei diritti fondamentali della persona (prof. avv. A. Giarda).


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Sulla falsariga di quest'ultimo tema, i lavori sono proseguiti il giorno successivo quando sotto la presidenza del prof. avv. G. Grasso oggetto delle relazioni è stata la politica penale europea in favore delle vittime di reato, come stabilita dal Consiglio d'Europa (dott. E. Selvaggi, sostituto Procuratore generale della Corte di Cassazione) e dall'Unione europea (dott. G. M. Armone, magistrato), con una particolare attenzione al fenomeno della criminalità organizzata (dott. R. Alfonso,sostituto Procuratore nazionale antimafia della DNA).

L'attenzione si è poi concentrata sul processo penale internazionale: si è verificato come la sua disciplina necessariamente originata dall'esperienza processuale nazionale di Paesi appartenenti a famiglie giuridiche anche molto diverse - sia stata capace, di elaborare standard suscettibili di influenzare gli stessi modelli processuali interni. Hanno riferito - sotto la direzione del prof. F. Pocar, già Presidente del Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia e ora giudice dello stesso - la prof.ssa F. Lattanzi (che ricopre in quest'organo la qualità di giudice ad litem) e l'avv. G. Acquaviva (legal Officer). A chiusura dei lavori congressuali è stata tracciata una valutazione di sintesi (prof. F. Pocar).

I lavori arricchiti dal dibattito svoltosi con il pubblico intervenuto sono stata assai interessanti, tanto da determinare gli organizzatori alla pubblicazione degli atti, che usciranno per i tipi della Giuffrè nella collana dell'OPCO.