«Una volta mi hanno chiesto se essere siciliano sia un limite, per me non è stato così. Essere siciliani è un grosso vantaggio, non un limite». A dirlo è Luca Parmitano mentre, in collegamento skype dallo studio della sua casa di Houston, inaugura la rassegna di film in lingua originale dell'Università di Catania, Learn by Movies.
Se una personalità di rilievo doveva dare il bentornato al Learn by Movies, nessuna sarebbe stata più adatta di Parmitano. Non solo per l'affinità tematica con il film che di li a poco sarebbe stato proiettato, Gravity, che l'astronauta paternese invita a «godersi per quello che è, uno sforzo cinematografico con qualche, perdonabile, errore di meccanica orbitale»; ma soprattutto perché Luca Parmitano incarna a tutti gli effetti lo spirito dell'iniziativa.
La rassegna, da sempre, è un'occasione per entrare in contatto con le lingue straniere e di commistioni linguistiche Parmitano se ne intende. La stazione spaziale internazionale ospitava, oltre a lui, tre russi, due statunitensi e un giapponese, quasi una barzelletta sottolinea scherzando egli stesso. Nello spazio la lingua convenzionalmente usata è l'inglese ma, spiega Parmitano, ci si rivolge nella lingua con cui si ha più confidenza. Si parla russo con i russi, si dialoga in inglese, magari si è salutati, ad ogni occasione, "buongiorno signora", dal collega americano che ama l'Italia.
L'astronauta ha intrattenuto la sala del cinema Alfieri con il breve racconto della sua esperienza nello spazio, trascorsa tra intensi turni nei laboratori e i serali contatti con i cari, interessando e trasmettendo quel senso di tranquillità che deve pervadere chi si trova in quegli sconfinati silenzi.
«Non ho mai avuto momenti di tensione in cui ho desiderato di isolarmi - ammette -. Nello spazio per 166 giorni la vita non è tutta rose e fiori, sono stato fortunato nell'assegnazione dei colleghi con cui si è creato un tipo di rapporto familiare».
Le parole più importanti, quelle che hanno strappato gli applausi, Parmitano le ha rivolte agli studenti ricordando, ad una generazione forse troppo scoraggiata dai venti di crisi, quanto sia importante amare quello che si fa: «Il modo migliore di avere successo è di amare quello che si fa, perché amandolo si riesce ad essere bravi nel proprio campo e avere soddisfazioni».
Ha esortato i giovani a non tirarsi indietro davanti alle difficoltà o alla paura di abbandonare i propri confini: «Da parte nostra è importante, pur restando siciliani, pur restando catanesi, pur mantenendo la nostra identità culturale, ricchissima e importantissima, lasciare la nostra comfort zone».
Agli studenti dà appuntamento al dipartimento di fisica e astronomia per il 17 aprile. Incontro a cui tiene tanto e per cui sta lavorando alacremente negli ultimi giorni per poterlo confermare.