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Razza Diritto Esperienze

A Giurisprudenza un convegno a settant'anni dalle leggi razziali

 
 
21 ottobre 2008
di Giuseppe Speciale
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Nell'Italia del 1938, nel cuore della civilissima Europa, il legislatore limita la capacità giuridica dei cittadini sulla base della loro appartenenza ad una razza/religione e produce un articolato corpus di norme che conduce al compiuto e perfetto isolamento - ancor prima che all'annientamento fisico - dei membri della minoranza ebraica.  Lo stato mette in moto una complessa e invasiva macchina amministrativa per attuare tale legislazione. L'opinione pubblica, adeguatamente preparata da un'attenta e ben orchestrata campagna di stampa, accoglie, nella sua larga maggioranza,  le novità legislative con acquiescenza cinica, opportunistica, timorosa se non  convinta o quanto meno solo conformista.

Quanto succede in quegli anni è un elemento costitutivo della nostra identità di italiani ed europei.
Nel 2001 così scrive Tina Anselmi, Presidente della Commissione per la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebrei da parte di organismi pubblici e privati: «. Nessuna storia saprà raccontare ciò che uomini e donne hanno vissuto quotidianamente con il conseguente peso d'angoscia, di umiliazione e di miseria. Certamente è questo il debito che si deve pagare, che è stato pagato in tutte le guerre e di cui molti hanno sofferto. Ma nel nostro caso ciò è avvenuto in attuazione di leggi e di regolamenti discriminatori che hanno violentemente isolato una parte della nostra popolazione per il solo fatto della nascita».

La legge del 20 luglio 2000, n. 211, istituisce il Giorno della memoria al fine di «ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati». L'obiettivo è quello di  «conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere».
Purtroppo non basta conservare la memoria di avvenimenti tragici per evitare che essi si ripetano e, inoltre, l'istituzionalizzazione del giorno della memoria con l'inevitabile corredo retorico può condurre, in alcuni casi, a pericolosi fenomeni di "rigetto".

A settant'anni dalle leggi razziali perché vale ancora la pena di occuparsi di quanto accadde allora?
Le motivazioni non vanno ricercate nella cronaca dei nostri giorni in cui pure assistiamo all'acuirsi di un razzismo sempre subdolamente latente nella nostra società e a un  continuo - e a volte sfacciatamente volgare - tentativo di riscrivere la storia di quegli anni. Il primo fenomeno smentisce, purtroppo, la tesi che il razzismo sia appannaggio delle sole società incolte e poco evolute e che non possa allignare in società in cui le masse siano istruite. Il secondo fenomeno - il cosiddetto revisionismo -  anche nella sua più estrema espressione negazionista, propone nuove ricostruzioni estranee allo statuto epistemologico della scienza storica che, forse è il caso di ricordarlo, è per sua natura "revisionista", in quanto - mai appagata dei risultati conseguiti - è sempre impegnata nella conquista di  nuove frontiere.
Il discorso sulle leggi razziali merita di essere ripreso, allora,  per ragioni di fondo, slegate dal  nostro momento storico.

Le leggi razziali costituiscono uno straordinario spunto di riflessione per storici e giuristi circa il  ruolo della legge, intesa come espressione della volontà del legislatore e pura forma. Altro profilo di analisi è rappresentato dal ruolo del giurista, non solo tecnico che interpreta  quella volontà, e quelle forme in cui essa è consacrata,  ma anche sapiente costruttore e custode di ordinamenti. Come reagirono i giuristi italiani all'irrompere del concetto di razza nel nostro ordinamento, nella legislazione razziale e nel codice civile? Come considerarono quelle leggi? Come le interpretarono all'interno dell'ordinamento?


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Il convegno "Razza Diritto Esperienze. A settant'anni dalle leggi razziali", promosso dalla Facoltà di Giurisprudenza e dal Dipartimento Seminario Giuridico, si svolgerà tra Catania e Ragusa nei giorni 29, 30 e 31 ottobre, con il patrocinio del Senato e della Camera dei Deputati e con il sostegno del Rettore dell'Università degli Studi di Catania, della Facoltà di Lettere e Filosofia, del Timad (Centro di Ricerca sulle tecnologie informatiche e Multimediali Applicate al Diritto), della Provincia Regionale di Catania, della Provincia Regionale di Ragusa, del Comune di Ragusa (Assessorato all'Università) e della Fondazione Banco di Sicilia.

Il profilo giuridico e storico giuridico, anche in prospettiva comparatistica; l'irrompere del concetto di razza nell'ordinamento giuridico italiano, nella cultura giuridica e nella società degli anni Trenta; le reazioni della Chiesa cattolica;  la complessa attività dispiegata dall'amministrazione nell'attuazione dell'articolatissima legislazione; l'applicazione giurisprudenziale; le concrete esperienze degli ebrei; i profili più squisitamente storico-politici, storico-antropologico-filosofici del razzismo; la sorte degli avvocati ebrei; l'interpretazione che i giudici contabili della Repubblica italiana hanno dato alla legislazione risarcitoria nel secondo dopoguerra; i risultati della commissione Anselmi (2001) saranno oggetto delle relazioni di Emilio Gentile (Roma Sapienza), Michael Stolleis (Max Planck Institut für europäische Rechtsgeschichte e Univ. Frankfurt a. Main), Aldo Mazzacane (Napoli "Federico II"), Alessandro Somma (Ferrara), Paolo Cappellini (Firenze), Paolo Caretti (Firenze), Ferdinando Treggiari (Perugia), Silvia Falconieri  (Napoli "Federico II" e Goethe Univ. Frankfurt a. Main), Antonella Meniconi (Roma Sapienza), Ruggero Taradel (Washington, Seattle, WA., USA), Giuseppe Speciale (Catania), Silvano Di Salvo (Corte dei Conti), Michele Sarfatti (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Milano). Le riflessioni conclusive sono affidate ad Angelo D'Orsi (Torino) e Laurent Mayali (Berkeley, California, USA).

Un volume raccoglierà gli atti del convegno e sarà dato alle stampe entro il primo semestre del 2009. Il sito del convegno, www.lex.unict.it/radies, in cui è già possibile consultare materiale (norme, sentenze, documenti) utile per chi voglia studiare la materia, continuerà a essere implementato anche dopo la conclusione del convegno.