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Presente e futuro della facoltà di Medicina

Incontro con il presidente del Consiglio universitario nazionale Andrea Lenzi (Leggi anche: Lenzi, "nessun timore della valutazione")

 
 
06 dicembre 2007
di Mariano Campo
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Rapporto tra formazione, ricerca ed assistenza, ristrettezza di risorse e tagli minacciati di "posti-letto", riforma delle scuole di specializzazione mediche e del dottorato di ricerca, reclutamento dei ricercatori e concorsi per associati e ordinari. Su tutti questi argomenti, alcuni dei quali "scottanti" oltre che attuali, si è soffermata l'attenta disamina del prof. Andrea Lenzi, presidente del Consiglio universitario nazionale, intervenuto mercoledì sera alla seduta della Conferenza permanente dei presidenti dei corsi di laurea magistrali in Medicina e chirurgia - di cui è anche il coordinatore nazionale - i cui lavori si sono svolti nei giorni scorsi a Catania, nell'aula magna della facoltà etnea, al Policlinico.

Lenzi ha anche raccolto - prima di intervenire - le numerose sollecitazioni provenienti dal rettore Antonino Recca, dal preside della facoltà Nunzio Crimi e dal presidente del cdl Gaetano Catania, interessati ad avere notizie di prima mano sullo stato dei principali provvedimenti messi in cantiere dal Ministero dell'Università e sull'iter delle riforme annunciate dallo stesso Mussi, illustrando poi tutti questi punti ad una platea composta da una quarantina di presidenti di cdl provenienti da ogni parte d'Italia e ad una cospicua rappresentanza di docenti catanesi.

"In questo momento l'università italiana - ha premesso il presidente del Cun, organo consultivo del Ministero, eletto da docenti e personale degli atenei italiani, di cui fa parte anche il ricercatore catanese della facoltà di Agraria Attilio Toscano - sta subendo attacchi furiosi da diverse parti sociali, come si può apprendere da tutti i mass media. Forse perché è uno dei pochi soggetti istituzionali che sta provando a navigare, pur a fatica, verso un nuovo modello di sviluppo. Non ci nascondiamo le difficoltà, ma è pur vero che la politica, i politici in generale, non ci hanno aiutato e non ci aiutano moltissimo". In ogni suo passaggio, Lenzi ha rivendicato con orgoglio l'appartenenza alla comunità universitaria e alla facoltà di Medicina in particolare: "I nostri corsi di laurea - ha spiegato - si autovalutano da tempo, per migliorare la qualità e il servizio agli studenti, anticipando così anche le attività della futura agenzia di valutazione istituita dal ministero. Per questo possiamo dire che le facoltà di Medicina oggi sono all'avanguardia, e stanno compiendo passi importanti in direzione dell'autonomia, dell'innovazione e della sperimentazione nella didattica, ancor più di tante altre realtà solitamente più celebrate".


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Il rettore Recca ha posto con forza il problema dei nuovi fondi per il reclutamento di ricercatori: "In molti casi - ha detto - rischiano di non poter essere utilizzati, a scapito delle università che si sono dimostrate virtuose nel recente passato". E si è detto anche perplesso sull'annuncio dato da Mussi relativamente allo sblocco dei concorsi per ordinari ed associati: "Se si vuole fare in fretta, occorre intanto applicare la vecchia legge Moratti, e successivamente approvare un nuovo provvedimento". Su questo punto è intervenuto anche l'onorevole Giuseppe Palumbo, membro della commissione Sanità della Camera: "Siamo disponibili a promuovere un accordo parlamentare per varare dei correttivi alla normativa attuale, approvandoli già in sede legislativa. Altrimenti temo che per far partire i concorsi serviranno 4 o 5 anni". Recca, infine, ha auspicato una maggiore autonomia delle università per quanto riguarda la gestione dei Policlinici, sia dal Sistema sanitario nazionale, sia dalla politica, "dato che, per la loro missione peculiare legata anche alla didattica e alla ricerca, non possono essere considerati in nessun modo come normali aziende ospedaliere".

Il preside Crimi ha invece lamentato lo "scarso peso" in cui vengono tenute le facoltà di Medicina in sede di valutazione per i finanziamenti, a causa della ridotta quantità di studenti dovuta al numero programmato: "Ci sono tanti altri fattori qualitativi che non vengono tenuti in considerazione come dovrebbero dai criteri nazionali, ad esempio il rapporto privilegiato tra studenti e docenti, la grande attrattività che i nostri corsi riscuotono e l'altissimo numero di allievi che giungono alla laurea".


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Lenzi ha quindi commentato la proposta di nuovo regolamento per il reclutamento dei ricercatori avanzata da Mussi, che intendeva rivoluzionare la normativa della Moratti e "sostanzialmente emendata sia dal Consiglio di Stato che dal Cun: era troppo complessa, oserei dire 'barocca'. La riscrittura che abbiamo suggerito mi sembra migliore, poiché normative troppo arzigogolate, seppur in nome della trasparenza, sono difficilmente applicabili e creano anticorpi all'interno del sistema, anche se per non perdere 20 milioni di euro già stanziati Mussi sta facendo bandire concorsi con le vecchie regole".

Il presidente del Cun ha inoltre deprecato lo stallo dei concorsi di 1° e 2° fascia: "In questo momento, l'unico modo per fare carriera è quello di ricorrere alle misure per il rientro dei cervelli, e questo non va bene". Infine ha annunciato una bozza di decreto, da lui definita "molto interessante" sulla riorganizzazione del dottorato di ricerca, "perché non possiamo pensare che i dottorandi abbiano come unico sbocco la carriera universitaria, ma devono poter affermarsi, con la loro alta professionalità, anche nel sistema delle imprese e della pubblica amministrazione", e l'imminente varo della riforma globale delle scuole di specializzazione, che contempla pure la compatibilità tra percorso specialistico e dottorato: "Sia chiaro però - ha precisato - che sulla gestione delle scuole non tollereremo eventuali 'scippi' alle nostre facoltà da parte della Sanità, specie se subdolamente consentiti da normative inserite in finanziaria".

Gli ultimi passaggi dell'ampia panoramica del presidente Lenzi sono stati dedicati alla temuta modifica dell'età pensionabile per i docenti di Medicina ("E' stata scongiurata, resta valida la previsione della Moratti"), alla soluzione trovata per consentire agli abilitandi di partecipare ai concorsi per le scuole di specializzazione a marzo e alla stabilizzazione dei calendari degli esami di Stato, e sul ritardo prevedibile con il quale verrà attuata la riforma delle classi di laurea nelle facoltà mediche italiane: "Solo pochissimi 'coraggiosi' partiranno nel prossimo anno accademico, poiché ci sono ancora molti dubbi su come distribuire i crediti nei corsi di studio, in particolare per le cosiddette attività affini, integrative ed elettive. L'unico dato certo è che non vi saranno più di 36 esami".