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Dossier/ Il ruolo dell'Università per lo sviluppo di una cultura ambientale

'Greenways' come strumento di valorizzazione territoriale


 
 
25 febbraio 2009
di Maurizio Spina
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Le città dei nostri giorni soffrono di problemi di disagio ambientale quali il traffico, l'inquinamento, la pericolosità degli attraversamenti, la mancanza di spazi verdi e ricreativi. Diffondere strumenti strategici - le cosiddette greenways - che incentivano la mobilità alternativa su vie protette che attraversino la città e la colleghino con la campagna, è un'occasione per rivisitare i tradizionali criteri di progettazione urbana.

Il termine green(verde)non è relativo solamente alla presenza di vegetazione, ma si riferisce a tutto ciò che è pregevole dal punto di vista ambientale, naturalistico, paesaggistico, storico-architettonico e culturale.

Le greenways sono "strumenti" della pianificazione per la riqualificazione non solo su scala territoriale, ma anche urbana. In quanto coinvolgono emergenze sia naturali che antropiche, esse possono essere adottate anche in ambito urbano, relazionando in tal modo città e territorio circostante. Con il termine way(strada)si indica un collegamento fisico lineare tra elementi, mulattiere, fiumi, valli, antichi tracciati ferroviari, aree industriali dimesse, zone vincolate o di rispetto, rimandando all'idea di movimento, fruizione e comunicazione.

Il concetto di riqualificazione generato dalle "vie verdi" culmina nella riscoperta di luoghi dimenticati, o difficilmente accessibili, da restituire al contesto urbano-territoriale. Le greenways forniscono, inoltre, nuove occasioni per la riscoperta della campagna ed offrono nuove modalità di spostamento.

Per operare una tutela ed una riqualificazione del sistema città-territorio servono strumenti semplici nella realizzazione ma complessi per le interrelazioni coinvolte e che, inoltre, siano adattabili alle diverse situazioni. Le "vie verdi" rispondono, per loro natura, a queste esigenze di valorizzazione delle risorse che sono legate al termine "bene culturale".

Il concetto originario di bene culturale, relativo solamente alle singole emergenze architettoniche, generava una visione statica della città, senza far riferimento all'aspetto sociale, economico, culturale e al legame con il territorio e l'ambiente circostante.

Già nei primi anni del novecento, il pensiero innovativo dello scozzese Patrick Geddes (1854-1932), introduceva nello scenario urbanistico una visione più dinamica del concetto di città, sostenendo l'intima ed inscindibile relazione con il territorio limitrofo. Egli, inoltre, era convinto che città e territorio si evolvessero continuamente, condizionandosi a vicenda. La visione allargata di Geddes e la multidisciplinarità da lui invocata nello studio della città e del territorio, ampliarono il concetto di "bene da tutelare".

I beni culturali della città non sono più solamente quelli legati alla memoria storica ed intesi come deposito di tradizione (monumenti, usi e costumi), ma comprendono anche elementi naturalistici (flora, fauna, scorci panoramici, antichi sentieri, tracciati) ed urbani (interi tessuti), e quant'altro contribuisce a rendere la città "unica ed irripetibile".

A partire dagli anni sessanta il termine bene culturale si iniziò ad estendere a tutti gli elementi del centro storico inteso, adesso, come un'unica grande risorsa, comprendente taluna edilizia minore, anche se recente.

Cominciò, così, a farsi strada l'idea di città intesa come "città vivente" (Wright 1958), in continua "evoluzione" (Geddes 1915).

Solo recentemente si è riconosciuta un'identità storica, economica, sociale e culturale al territorio, degna di essere tutelata e valorizzata nelle sue risorse, secondo criteri di eco-compatibilità e sostenibilità.

Il processo di riqualificazione che le "vie verdi" mettono in atto, non si limita solo al recupero fisico degli elementi che coinvolge, ma possiede anche finalità ecologiche, economiche e sociali.

A livello ecologico promuovono un sistema di mobilità leggera, in alternativa a quella veicolare, attraverso percorsi pedonali, ciclabili, a cavallo e con l'uso di pattini.

Dal punto di vista economico viene incentivato il commercio, l'artigianato locale e favorito lo sviluppo di attività agricole, agrituristiche e la diffusione di prodotti tipici. Strumenti di tutela e valorizzazione come le greenways sono, inoltre, "economicamente sostenibili", poiché non comportano costi di realizzazione eccessivamente onerosi per le comunità; i terreni e gli elementi interessati, infatti, spesso sono già di proprietà delle pubbliche amministrazioni.

La valenza sociale delle "vie verdi" si manifesta nella destinazione a fruitori di ogni ceto, ai quali si offre la possibilità di compiere itinerari turistico-ricreativi, naturalistici e storico-culturali, e per le relazioni spontanee che vengono stimolate.

Le greenways non sono solo un mezzo di comunicazione, ma rivestono anche fini pedagogici, poiché offrono e contribuiscono a formare nell'individuo un nuovo modo di relazionarsi con l'ambiente naturale ed antropico. In ambito urbano esse devono consentire anche ai residenti, oltre che ai turisti, di potersi muovere con sicurezza durante i loro spostamenti quotidiani e, nel contempo, garantire "quote di campagna" alla città.

Le "vie verdi" rappresentano oggi un'occasione di sviluppo e valorizzazione del territorio, capace di connettere le popolazioni con le risorse del luogo e con i centri vitali degli insediamenti urbani. Esse sono in grado di incoraggiare uno sviluppo integrato per combattere fenomeni di declino delle attività tradizionali, anche agricole, tessendo legami e relazioni culturali, ecologiche, produttive ed infrastrutturali. L'obiettivo primario è, quindi, l'integrazione tra le esigenze di conservazione e quelle di sviluppo sostenibile.

Questo strumento di pianificazione, finalizzato alla tutela e allo sviluppo, risulta semplice, poiché non richiede la realizzazione di opere complesse e l'impiego di ingenti capitali; è "flessibile" perché si adatta a condizioni urbane e territoriali di volta in volta "uniche ed irripetibili" e nel contempo è anche "strategico", in quanto non deriva dalla rigida applicazione di principi predefiniti, ma a seguito di uno studio accurato della realtà, valorizza le risorse, naturali ed antropiche presenti sul territorio, facendo partecipare direttamente la popolazione alla "cura". Inoltre, il possibile coinvolgimento di soggetti privati nella realizzazione delle attrezzature (maneggi, agriturismi, piccole strutture produttive), oltre a rappresentare un'occasione per incentivare e promuovere nuove attività economiche e commerciali, garantisce una gestione condivisa ed attenta all'utilizzo (diversamente dallo spreco) delle risorse.

Essendo interessati tutti gli elementi che costituiscono patrimonio, la progettazione avrà una metodologia olistica (dove si sostiene l'irriducibilità dei sistemi complessi alla mera somma delle loro parti) che si riterrà compiuta quando darà luogo ad un sistema territoriale "integrato e multiattrattivo".