Era il salotto degli incontri importanti, in casa Grimaldi, quello che oggi raccoglie le testimonianze dei fermenti artistici che hanno attraversato le terre della contea lungo il '900, perché non vengano disperse. Perché di Enrico Maltese e di Orazio Spadaro, per esempio, o di Beppe Assenza e di Rodolfo Cristina rimanga ancorato alla memoria quel "fare" dell'arte, che nella origine greca della parola è radice di poesia.
La sala della pinacoteca, appunto, martedì 30 dicembre, a Modica, era affollata di cittadini e autorità, ricorrendo il novantesimo anniversario della morte del prof. Giovan Pietro Grimaldi, che la sua Fondazione ha voluto ricordare, grazie alla iniziativa del presidente prof. Orazio Sortino. Il quale ha introdotto i lavori e sintetizzato l'ampio programma, impreziosito da una ordinata esposizione di pubblicazioni, di documenti e di appunti autografi, tratti dall'archivio storico della Fondazione.
Anche il prof. Valerio Abbate è intervenuto, per portare il saluto del Magnifico Rettore dell'Università di Catania, prof. Antonino Recca. Il prof. Abbate ha ricordato che l'università è a Modica da almeno venti anni, da quando il Magnifico Rettore prof. Gaspare Rodolico scoprì nell'atrio di palazzo Grimaldi una lapide che, ricordando Giovan Pietro, certificava un impegno di presenza dell'Università di Catania nella città di Modica.
Una cerimonia sobria per rievocare lo scienziato che nell'ateneo catanese iniziò, dopo la laurea in fisica conseguita nel 1885, la sua carriera accademica, sviluppatasi in seguito nelle sedi universitarie di Palermo, Roma, Cagliari e Parma.
Nel 1893 Grimaldi venne chiamato a Catania e poco dopo diventò ordinario di Fisica sperimentale.
Nell'agosto del 1905, dopo essere stato preside della facoltà di Scienze, fu eletto Magnifico Rettore dell'università, carica che mantenne fino al 1908, quando ritornò ai suoi studi, consapevole che le precarie condizioni di salute non gli avrebbero consentito un ulteriore impegno nel governo dell'università, né concesso un tempo lungo per i suoi progetti scientifici.
Fu così che nel suo villino di via Androne a Catania cominciò a riflettere sul testamento, che sottoscrisse nel 1912; con esso destinò i suoi beni ad una fondazione che avrebbe portato il suo nome e della quale aveva già predisposto lo statuto. Alcuni legati furono lasciati alla sua Facoltà e all'Accademia Gioenia.
Inoltre, all'Accademia destinò un quarto della rendita della Fondazione, per sostenere le spese di pubblicazione degli Atti e dei lavori di fisica; in particolare, per istituire un premio quinquennale da assegnarsi al miglior lavoro di fisica prodotto in una delle università siciliane.
Nel corso dei lavori, a questo riguardo, è stato proposto di rendere biennale il premio - prossimo al quarto appuntamento - e di aumentarne la dotazione. Se la ricerca soffre per insufficienza di finanziamenti, la Fondazione, per quanto le compete, può e deve fare la sua parte.
Borse di studio, assegnate dall'Università di Catania, per i giovani modicani meritevoli, e assistenza ospedaliera gratuita, per gli anziani in stato di bisogno, completano l'impianto dell'Ente morale che fu riconosciuto nel 1922, quattro anni dopo la morte del professore, ma che diventò operativo solo nel 1963, quando si verificò il consolidamento del patrimonio. Giovan Pietro Grimaldi volle che il rettore dell'università fosse membro di diritto del consiglio di amministrazione, diventandone quindi la guida morale.
Il prof. Antonino Recca e i rettori che negli ultimi decenni lo hanno preceduto, si sono impegnati a seguire con particolare attenzione la vita non sempre facile della Fondazione, ora direttamente, ora tramite i loro delegati, fra i quali piace ricordare, per la puntigliosa collaborazione, i professori Salvatore Foti e Francesco Milazzo. Valerio Abbate come delegato e come presidente della Fondazione ha contribuito a consolidare le mutate relazioni fra l'ente e l'università, ormai regolate dal nuovo statuto.
Infatti, fra il 1982 e il 1986 maturò e si concluse il progetto di modifica dello statuto, funzionale all'esigenza di adeguarne il testo alla diversa realtà sociale e legislativa. Allora, il rettore Gaspare Rodolico, con il piglio di chi sa guidare e orientare gli eventi nelle situazioni difficili, ma anche con illuminante saggezza, incoraggiò la svolta e favorì il cambiamento. E si avvalse della solidale complicità del suo amico e collega di Torino, Giorgio Cavallo, legato a Modica, città del padre.
In attuazione di quanto disposto dal nuovo statuto, furono firmate convenzioni fra l'università e la Fondazione. Fu così possibile istituire a Palazzo Grimaldi il diploma universitario in produzioni animali e organizzare la sede decentrata della sezione di scienze agronomiche del dipartimento di Scienze agrarie, chimiche e delle produzioni animali, con uffici e laboratori per lo svolgimento delle attività di studenti e ricercatori.
Sono trascorsi esattamente cento anni dal rettorato Grimaldi. Dall'altro secolo sembrano rimbalzare le raccomandazioni consacrate nello statuto: favorire e incrementare la ricerca scientifica, curando, con essa, la formazione di giovani che, per condizioni economiche e serietà di studi, siano particolarmente meritevoli.
Molto lavoro è stato fatto, ma tanto resta da farne: bisogna aprire un altro varco e dissodare un altro campo.
Intanto, per l'occasione di questo novantesimo anniversario, il premio annunziato è stato assegnato alla dott.ssa Marta Palazzolo, che si è laureata a Venezia, studiando gli ordinamenti giuridici internazionali, comunitari e nazionali che hanno determinato la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio architettonico tardo barocco del Val di Noto e della città di Modica.
Al suono di un violino si è concluso il lungo pomeriggio dedicato al ricordo di Giovan Pietro Grimaldi, mentre Simonetta Cartia e Alessandro Romano leggevano versi inediti del Padrone di casa.