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Dossier/ Il ruolo dell'Università per lo sviluppo di una cultura ambientale

Fra turismo sostenibile e tutela dell'ambiente: i bioagriturismi


 
 
25 febbraio 2009
di Marco Platania - Donatella Privitera
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Il turismo è una fra le principali attività economiche a livello mondiale: siamo di fronte ad un settore in grado di coinvolgere annualmente circa cinque miliardi di persone, producendo un fatturato annuo che si aggira attorno al 5% del PIL mondiale (ISTAT 2007). Anche nel settore turistico è possibile introdurre i concetti relativi alla sostenibilità ambientale nella misura in cui venga considerato l'insieme di fattori naturali, economici, sociali, culturali che caratterizzano il territorio "turistico". La tutela ambientale è infatti necessaria per valorizzare il capitale turistico e, viceversa, quest'ultimo permette di sviluppare, mantenere e valorizzare l'ambiente e il territorio. In tal senso è importante l'atteggiamento dei "fruitori" dell'ambiente (il "consumatore-turista") nei confronti dei quali sono indirizzati gli sforzi per far maturare una sensibilità ambientale e un maggior rispetto del territorio.

I comportamenti eticamente ed ecologicamente sostenibili devono essere anche degli imprenditori, ed in tal senso la cultura ambientalista è frutto anche di una formazione specifica, rispetto alla quale un ruolo importante è giocato dai luoghi di ricerca e di studio. Lo sviluppo di specifiche figure in questo campo (come quelle progettate all'interno dei corsi di laurea orientati al turismo) sono sicuramente iniziative efficaci per avviare un percorso di costruzione e diffusione della sensibilità ambientale fra i futuri operatori del settore.

Fra le offerte turistiche caratterizzate da un evidente legame con le tematiche ambientali vi è l'agriturismo, che nel nostro Paese è riuscito a ritagliarsi uno spazio non trascurabile nell'ambito dei cosiddetti "turismi non tradizionali" (turismo naturalistico, turismo rurale, ecoturismo, ecc.), tanto da far registrare, negli ultimi anni, una crescita interessante e che suscita attenzione anche per le sue potenzialità di sviluppo. Se è vero che tale attività genera redditi che si aggiungono a quelli dell'attività agricola vera e propria, occorre sottolineare che l'apertura all'agriturismo produce effetti legati alla tutela del paesaggio e al miglioramento della qualità dei prodotti aziendali. Si tratta di una forma di attività caratterizzata da un legame fra l'uso delle risorse ambientali per l'offerta dei servizi turistici e la conservazione e il recupero delle medesime risorse ambientali. La struttura che caratterizza tali aziende permette di partecipare direttamente alla vita agricola e di acquistare e scegliere direttamente "alla produzione".

Fra gli agriturismi è possibile distinguere quelli che svolgono un'attività ricettiva di tipo "tradizionale" da altri - i "bioagriturismi"- che, grazie ad una certificazione, hanno la possibilità di produrre e vendere prodotti agricoli biologici. Il marchio ad essi attribuito, rilasciato dall'AIAB (Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica), già dal 1998 garantisce che si tratta di aziende controllate non solo sul rispetto delle regole dell'agricoltura biologica (legate all'obbligo di adottare i regg. CEE 2092/91 e 392/04), ma anche su quello di norme etiche ed ecologiche nella gestione delle attività ricettive, loro imposte e verificate attraverso appositi controlli svolti dall'ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale). La sinergia di una doppia certificazione conferisce alla variabile ambientale una funzione strategica nell'attività agrituristica.


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Il bioagriturismo è inteso dunque come strumento di integrazione tra tutela dell'ambiente e offerta di servizi turistici nel pieno rispetto della sostenibilità. Esso infatti obbliga l'imprenditore ad azioni verso la conservazione del patrimonio ambientale, storico e socio-culturale ed al recupero delle zone rurali. La gestione dell'azienda è finalizzata alla tutela ambientale attraverso il risparmio energetico e l'utilizzo razionale delle risorse con la produzione e lo sfruttamento di fonti energetiche alternative. Inoltre l'azienda bioagrituristica attua, attraverso la scelta di soluzioni tecnologiche, un programma di risparmio idrico, di depurazione e riciclaggio delle acque reflue, e fornisce mezzi di trasporto ecologici ai propri ospiti o indirizza questi verso metodi di mobilità "lenta". L'azienda bioagrituristica si contraddistingue infine anche per una funzione didattico-ecologica promuovendo tra i giovani una sensibilità ambientale necessaria per tutelare, valorizzare, scoprire  la natura, il paesaggio, le opere e la cultura dell'uomo.

Per avere una comprensione sulla reale dimensione dei bioagriturismi la fonte BIO Bank riporta l'esistenza di 1.002 aziende registrate al 2007. Fra le regioni, quelle maggiormente presenti sono la Toscana con 234 aziende, le Marche con 109 aziende e l'Umbria. Seguono a breve distanza il Piemonte, la Lombardia e la Sicilia (4,3% del totale).

Il bioagriturismo pertanto interpreta e riassume perfettamente una strategia integrata del fare attività turistica in ambito rurale. La funzione dell'impresa viene intesa anche come presidio del territorio, del paesaggio, della qualità ambientale. Inoltre, attraverso l'agriturismo, l'azienda agricola ha la possibilità di "spiegare"  "saperi" e "competenze" circa la qualità superiore dei prodotti biologici, contribuendo non solo alla valorizzazione contingente, cui prima si accennava, ma anche ad una sostanziale educazione del consumatore che determina comportamenti di acquisto, nel lungo periodo, favorevoli al prodotto biologico stesso. Appare chiaro che combinando la certificazione biologica con quella di processo produttivo affidabile e tradizionale prevista nei disciplinari per i riconoscimenti DOP (Denominazione d'Origine Protetta) e IGP (Indicazione Geografica Protetta), si raggiunge la soddisfazione del consumatore, coniugando la qualità del gusto, la sicurezza alimentare e le tradizioni locali.