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Alla scoperta della "Bibbia di Catania"

Quasi un migliaio di visitatori, al termine della seconda sessione del "Cortile dei Gentili", per scoprire o rivedere uno dei tesori più preziosi della città: la Bibbia miniata del Cavallini  custodita nella Biblioteca Ursino Recupero

 
 
20 marzo 2016
di Mariano Campo
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"La Bibbia realizzata da Pietro Cavallini, custodita a Catania, è uno dei capolavori assoluti della miniatura italiana del Trecento". Lo spiega lo storico dell'arte Pierluigi Leone De Castris, docente all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, uno dei maggiori studiosi dell'opera del maestro romano.
Quasi un migliaio di visitatori hanno atteso questa mattina con trepidazione che si aprissero le porte della Sala Vaccarini della Biblioteca Ursino Recupero, splendidamente restaurata, per poterla ammirare da vicino, luminosa e 'fresca' a dispetto dei suoi sette secoli di vita, adeguatamente protetta da una teca di sicurezza. Straordinaria anche la "colonna sonora" che ha fatto da sfondo dell'esposizione: l'esecuzione di una rara edizione dei 'Mottetti Sacri' di Alessandro Scarlatti da parte dell'ensemble cameristico del Coro Lirico siciliano. L'ultima 'ostensione' della "Bibbia di Catania" risale al 1999, proprio all'interno della biblioteca che la custodisce. Prima ancora era stata esposta soltanto a Roma nel 1954 e a Bruxelles nel 1965.
L'occasione per questo vero e proprio evento è stata offerta, grazie alla disponibilità della direttrice della Biblioteca Rita Angela Carbonaro, dal 'Cortile dei Gentili', la manifestazione che l'Università di Catania ha promosso insieme con il Pontificio Consiglio della Cultura, che si è conclusa sabato sera al Monastero dei Benedettini . La riscoperta del capolavoro miniato, che nel 1700 venne ad arricchire l'imponente biblioteca dei padri benedettini di San Nicolò l'Arena, è stato uno dei momenti clou del ricco programma. Un tesoro che finora è stato quasi una fugace 'cometa' nel cielo etneo ma che, d'ora in poi, per merito della  complessa opera di digitalizzazione condotta dall'Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr diretto dal prof. Daniele Malfitana, potrà essere facilmente consultata su supporto multimediale. "La digitalizzazione - ha aggiunto il prof. De Castris, parlando nell'aula magna del Dipartimento di Scienze umanistiche gremita pubblico - consentirà certamente ai ricercatori di acquisire nuove ed essenziali informazioni sul testo: molti aspetti della sua origine, ad esempio il committente (forse un prelato del casato Brancaccio di Napoli), rimangono ancora misteriosi o incerti".

"Il codice - ha detto lo storico dell'arte napoletano - è stato realizzato probabilmente tra il 1310 e il 1320, in parte dallo stesso Cavallini, in parte da amanuensi della sua scuola. Dell'autore, il maggiore artista romano del tardo Medioevo, purtroppo, non restano che poche tracce biografiche, nonostante abbiamo ancora oggi molti dipinti nelle chiese della Capitale e altre opere di pregio realizzate per conto del re angioino. Ma sappiamo per certo che, in quell'epoca, i miniatori erano considerati, anche da personaggi come Dante e Petrarca, artisti del tutto paragonabili a pittori come Giotto e Cimabue. Il loro 'dono' era quello di riuscire a far 'ridere le carte': illuminarle, cioè rendendo ancor più comprensibili i testi".

Quella stessa luce che ha certamente colpito i fortunati visitatori del prezioso volume è stata al centro della riflessione sulla dicotomia tra luce e tenebra svolta ad inizio mattinata dal cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e dal biblista Dionisio Candido dello studio teologico San Paolo di Catania, introdotti dall'arcivescovo metropolita di Catania Salvatore Gristina e moderati dal direttore del dipartimento di Scienze umanistiche Giancarlo Magnano San Lio.

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Un viaggio intenso all'interno delle Sacre Scritture, con moltissimi riferimenti alla filosofia antica e moderna e 'sconfinamenti' leciti nella letteratura e nell'arte. "Tutte le grandi religioni hanno al proprio interno il simbolismo luminoso, perché attraverso la luce esprimono le due componenti essenziali del concetto di divinità: trascendenza e immanenza", ha detto il cardinale Ravasi, ricordando che all'inizio della Bibbia si trovano due verbi dalla notevole dimensione metaforica: "ascoltare" e "vedere" e che in tutto il sacro testo è presente un "contrappunto armonico" fra queste due azioni, espresso significativamente nel libro di Giobbe, che al culmine della sua esperienza di autentico credente arriva a dire, rivolgendosi a Dio: "Io ti conoscevo per sentito dire, ora i miei occhi ti vedono. L'approdo delle esperienze di un autentico credente è quindi la visione, che va oltre il sentir dire o l'ascoltare: per questo, la luce, che rappresenta l'irrompere dell'essere, diviene il vertice più alto del nostro itinerario". "Che ruolo ha la luce nella Bibbia?", si è chiesto monsignor Candido ricordando che questo termine "è inserito 122 volte nell'Antico Testamento, e 73 nel Nuovo, per non parlare dei verbi collegati alla luce e delle metafore luminose". La luce è variamente utilizzata nei testi biblici, soprattutto per indicare "il contrasto fra il bene e il male, o fra la libertà e schiavitù, la sapienza e la stoltezza", fino all'ultima pagina del libro dell'Apocalisse, in cui "diventa metafora della salvezza operata da Dio. La luce trova il suo fulgore proprio in mezzo alle tenebre".

Sempre ispirate al tema cardine della manifestazione, la luce, sono le opere degli artisti del Gruppo di Scicli - Piero Guccione, Sonia Alvarez, Carmelo Candiano, Giuseppe Colombo, Franco Polizzi, Giuseppe Puglisi, Franco Sarnari e Piero Zuccaro -, visitabili nella sala Vaccarini della Biblioteca da domani e fino a venerdì prossimo (dalle 9 alle 13), e le immagini del fotografo Giovanni Chiaramonte nelle Cucine del Monastero, visitabili da domani fino a sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18.
Un appuntamento denso di eventi e significati, la tappa catanese de 'Il Cortile dei Gentili', fortemente voluta dal Rettore Giacomo Pignataro perché incentrata su una visione "laica" del dialogo tra credenti e non credenti e sul confronto, di altissimo livello, tra fede, scienza e arte. Per realizzare questo appuntamento di rilievo nazionale, l'Ateneo ha potuto contare sulla fattiva collaborazione del Comune, dell'Arcidiocesi, del Rettorato di San Nicolò,  delle Biblioteche riunite Civica e Ursino Recupero, dell'Ibam Cnr e del Teatro Massimo Bellini.

Scheda/ La Bibbia Cavallini
Il codice in folio, consta di 440 carte (Vecchio e Nuovo Testamento, con le Epistole a Prologhi di San Girolamo) disposte su due colonne di 56 linee, di accurata scrittura gotica, con titoli rubricati e decorata con iniziali istoriate e con fregi marginali costituiti da steli che fanno da cornice al racconto biblico, adorno da figurine umane e grottesche, spesso racchiuse in medaglioni.
Le lettere istoriate sono iscritte in pannelli azzurri o aurei, spesso scompartiti in rombi rossi e azzurri, entro i quali sono iscritte crocette bianche. Grazie all'altissima risoluzione delle immagini acquisite con lo scanner planetario SupraScanT Quartz A1, il capolavoro di Cavallini potrà finalmente essere consultato e apprezzato in tutti i suoi dettagli da studiosi e da semplici curiosi, che riusciranno ad ammirarne tutto l'apparato decorativo, l'esaltazione del colore, la suggestiva alternanza di luce e ombre e i passaggi tonali. Attraverso l'impiego delle tecnologie più sofisticate, infatti, l'Ibam-Cnr di Catania, diretto da Daniele Malfitana, in collaborazione con le Biblioteche riunite e con alcuni studiosi del dipartimento di Scienze umanistiche dell'Ateneo, sta offrendo - grazie alla digitalizzazione del prestigioso patrimonio librario, manoscritto e iconografico ivi custodito - un apporto straordinario alla libera fruizione di tesori rari e preziosi, finora noti soltanto a pochi specialisti, che saranno presto messi a disposizione di un vasto pubblico.