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Ateneo

A Scienze politiche il ministro Alfano presenta il suo libro sulla lotta all'Isis

"Combattiamo il terrorismo nel rispetto del diritto di preghiera dei musulmani che non alimentano odio e violenza"

 
 
14 marzo 2016
di Giuseppe Melchiorri
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"Questo libro è dedicato a tutti coloro che sono morti per regalarci la pace e la libertà ed è un modo per dire che la nostra generazione ha un compito: difenderla a tutti i costi. E' un omaggio alla libertà e alla difesa del nostro stile di vita, dei nostri valori e della nostra cultura, un modo per dire ai terroristi che noi non vogliamo arretrare di un millimetro rispetto al nostro diritto di libertà".
Con queste parole il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha concluso il suo intervento nel corso del convegno promosso ieri dal dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Catania, in collaborazione con l'associazione socio culturale Haruka, in occasione della presentazione del volume dello stesso Ministro Alfano "Chi ha paura non è libero. La nostra guerra contro il terrore", edito da Mondadori.

L'incontro, coordinato dal giornalista del Corriere della Sera Francesco Verderami, è stato aperto dagli indirizzi di saluto del rettore dell'Ateneo catanese Giacomo Pignataro, del sindaco di Catania Enzo Bianco, del direttore del dipartimento Giuseppe Barone e dalla presidente di Haruka Caterina Campochiaro, e ha visto la partecipazione del procuratore generale di Catania Salvatore Scalia, del presidente della Commissione Lavoro dell'Unione avvocati europei Roberto Cosio, del presidente del Tribunale del Lavoro di Milano Pietro Martello e dei dirigenti scolastici dei Liceo Mario Cutelli e Galileo Galilei di Catania Raimondo Marino e Gabriella Chisari.

"Chi ha paura non è libero: è un titolo evocativo che sintetizza alla perfezione la strategia dei terroristi - ha affermato il rettore Pignataro: colpirci nella nostra quotidianità per spaventarci e impedirci di viverla con tranquillità e naturalezza. Ma la paura, in una grande democrazia come la nostra, non deve trasformarsi in una scusa per cedere all'odio razziale. Il nostro compito principale come Università è insegnare ai nostri studenti ad essere più forti dell'odio: solo così potremo auspicare alla realizzazione di una società multiculturale e integrata".
"Per noi è un onore ospitare il ministro, siamo orgogliosi che abbia scelto il nostro dipartimento per presentare il suo libro - ha affermato il prof. Barone -. Viviamo in una grande democrazia e nonostante la minaccia terroristica, non abbiamo paura di vivere la nostra vita perchè sappiamo che lo Stato fa di tutto per proteggere la nostra libertà".

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"Il libro - ha poi spiegato il ministro - è il frutto della rielaborazione di relazioni da me tenute in Parlamento o di lezioni e conferenze svolte sull'argomento in diversi Atenei. La mia esperienza al ministero dell'Interno è molto affascinante, ma al contempo complessa, in quanto viviamo al tempo del più grande flusso di profughi e della più grande minaccia terroristica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. E in questi anni ho capito che non c'è ancora la piena consapevolezza di quello che stiamo vivendo e della pericolosità dell'organizzazione contro la quale ci stiamo battendo, che ha ambizioni, soldi e uomini che nessuna organizzazione criminale in precedenza ha mai avuto".

"Ambizioni - ha spiegato Alfano - perché è la prima organizzazione terroristica che si autodefinisce "Stato", pretendendo di raccogliere l'eredità di un Califfato; uomini, perché riesce a fare proselitismo grazie all'utilizzo di strategie complesse che prevedono l'utilizzo dei più moderni mezzi di comunicazione. In questo senso, durante il nostro semestre di presidenza Ue, ho incontrato i più grandi colossi del web per chiedere il loro aiuto in questa nostra guerra. Infine soldi: il "PIL del terrore" si finanzia con il mercimonio di opere d'arte, con la vendita del greggio e con le tasse dei cittadini".

"Gli attentati di Parigi - ha poi sottolineato il ministro Alfano - hanno rappresentato una svolta drammatica della strategia terroristica: si è passato dal colpire gli obiettivi sensibili ai cosiddetti "subtarget". Colpendo cinema, stadi, teatri, ristoranti e altri luoghi pubblici i terroristi intendono cambiare le abitudini dei cittadini: è per questo che ormai non esiste un Paese a rischio zero. La minaccia terroristica si dilata nella sua estensione sempre di più, come dimostrano anche i recenti attentati in Costa d'Avorio".

"La nostra risposta a questa minaccia deve essere forte - ha aggiunto Alfano -, sempre però distinguendo chi prega da chi spara: dobbiamo colpire i secondi, ma sempre tutelando il diritto di culto del milione e mezzo di musulmani presenti in Italia e che pregano il loro Dio senza istigare all'odio e alla violenza".

Il ministro ha poi concluso parlando del problema immigrazione: "Nessuno di noi è in grado di sapere con certezza se tra gli immigrati esistono terroristi infiltrati, non si possono sovrapporre le due questioni. Serve una politica comune con gli altri Stati europei perché gli immigrati non vogliono marcare la frontiera italiana ma quella europea. E' necessario quindi un diritto di asilo europeo grazie al quale ricollocare gli immigrati in tutti i Paesi, non solo in Italia".