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Università

Il presidente della Conferenza dei rettori scrive al ministro Giannini

Gaetano Manfredi: «Il blocco degli scatti può incidere sull'intera vita lavorativa dei docenti e sul loro futuro trattamento pensionistico»

 
 
02 febbraio 2016
di Alfio Russo
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La conclusione del regime di blocco degli scatti stipendiali del personale docente delle Università, disposto dal decreto legge 78/2010 (legge di Stabilità), potrebbe non bastare per risolvere definitivamente le "criticità" dei giovani ricercatori e dei docenti relative alla retribuzione e al trattamento pensionistico.
Lo sostiene, con una nota indirizzata al ministro Stefania Giannini, il presidente della Conferenza dei rettori, Gaetano Manfredi, il quale, a un mese dallo sblocco degli scatti di stipendio, fermi da 5 anni, ritiene "necessario e urgente avviare le possibili azioni da mettere in campo per affrontare le criticità della questione retributiva della docenza universitaria e, in particolare, la neutralizzazione degli effetti futuri del blocco degli scatti stipendiali".

Manfredi, intervistato dal Sole 24 ore Scuola, invita pertanto la responsabile del Miur ad accelerare sugli scatti di stipendio (scatto immediato, senza aspettare la scadenza che varia a seconda dell'anzianità oppure scatti da triennali a biennali) e a studiare forme di previdenza complementare visto che i giovani - stabilizzati tardi nelle università - rischiano di ritrovarsi, quando smetteranno di lavorare, con una pensione misera. Per Manfredi, si tratta di soluzioni "necessarie per abbattere il peso del lungo blocco degli scatti di stipendio e della stabilizzazione in età già avanzata degli studiosi italiani". Un tema che, dopo alcuni incontri informali, sarà oggetto di un tavolo tecnico al Miur.

Nella lettera, Manfredi evidenzia inoltre il ruolo dei docenti universitari che "come e forse più di altri comparti del settore pubblico, hanno contribuito, in questi anni, al risanamento della finanza pubblica italiana, come e` giusto che sia in un momento di difficolta` del Paese". "Ciò che non può essere giusto - aggiunge il presidente della Crui - e` che quel contributo produca effetti sproporzionati, che vanno ben oltre il tempo limitato del blocco degli scatti, proiettandosi in maniera rilevante sull'intera vita lavorativa dei docenti nonché sul loro futuro trattamento pensionistico. Questi effetti danneggiano maggiormente i giovani ricercatori e i docenti nella progressione iniziale della carriera, incidendo, peraltro, su un quadro retributivo della docenza universitaria italiana fortemente penalizzato e penalizzante rispetto ad altri Paesi europei, che mina significativamente l'attrattività del nostro sistema nei confronti delle eccellenze della ricerca".