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Ateneo

Come valorizzare il patrimonio culturale, Benedettini best practice nazionale

Una ricerca Csac-Sole 24 ore cita il partenariato tra Ateneo e Officine culturali come modello virtuoso di gestione

 
 
22 dicembre 2015
Foto tratta dal sito www.monasterodeibenedettini.it
Foto tratta dal sito www.monasterodeibenedettini.it
Il partenariato tra Università di Catania e l'associazione Officine Culturali per la valorizzazione del Monastero dei Benedettini è tra i modelli virtuosi di gestione dei beni culturali e dei patrimoni artistici in dote agli atenei del Paese. Lo rivela una ricerca del Centro studi e Archivio della Comunicazione dell'Università di Parma realizzata in collaborazione con la Business School del Sole 24 Ore e ArtEconomy24-Plus 24, i cui risultati sono stati evidenziati nei giorni scorsi dal quotidiano economico.
L'indagine - condotta su 71 atenei italiani dagli allievi del Master in Economia e Management dell'Arte e dei Beni Culturali di Milano - sottolinea come il 'modello Benedettini', citato a più riprese tra le best practices insieme con i musei dell'Università di Siena, le collezioni e gli archivi dell'Università di Parma e l'organizzazione gestionale de La Sapienza di Roma, dimostri una apprezzabile capacità di rendere economicamente remunerativo il patrimonio storico-artistico.

L'analisi porta infatti alla luce l'enorme patrimonio rappresentato dalle collezioni presenti negli atenei, composte da pittura, scultura, arti decorative, disegni, fotografie e archivi d'arte, oltre ai 'beni' immobili veri e propri, per un totale di circa 12 milioni di 'pezzi' con un valore economico da inventario intorno ai 356 milioni di euro. Un vero e proprio giacimento sepolto, gestito localmente con sistemi e competenze diversificate, grazie a risorse interne o a donazioni, in presenza di servizi museali o accessori e di più o meno sviluppate iniziative di comunicazione.

"Vedere citato il partenariato tra l'Ateneo di Catania e Officine Culturali come primo tra i casi evidenziati dalla ricerca - commenta Francesco Mannino, presidente dell'associazione, che sottolinea il lavoro realizzato in collaborazione con la delegata al Sistema museale universitario Agata Copani -, ci rende molto orgogliosi e conferma la nostra convinzione che stiamo andando, insieme, nella direzione corretta anche per quanto riguarda gli impatti sociali prodotti".  

"Da quando è entrata in possesso del Monastero, grazie alla lungimiranza del professor Giuseppe Giarrizzo e alla paziente opera di recupero guidata dall'architetto Giancarlo De Carlo - aggiunge il rettore Giacomo Pignataro -, l'Università di Catania non ha certo risparmiato energie e risorse per restituire tale patrimonio alla città: il nostro impegno non mira soltanto ad incentivare lo sfruttamento turistico dell'inestimabile complesso monumentale, bensì a consentire a tutti i cittadini, anche ai bambini e agli studenti, di goderlo in maniera innovativa tramite eventi culturali e scientifici che mettono insieme cultura, storia e visita dei luoghi. Il Monastero è visitato oggi da circa 55mila persone l'anno di cui 25mila accompagnati da Officine Culturali (e di questi il 35% alunni di scuole di ogni ordine e grado), con un incremento nell'ultimo anno del 20%". "Quanto ci viene riconosciuto da quest'ultima indagine accademica sui 'tesori degli atenei' - conclude il rettore, strenuo sostenitore del modello di collaborazione che adesso comincia ad essere studiato in altre parti d'Italia e di recente è stato esteso anche all'Orto botanico e al nuovo Museo di Archeologia - deve spronarci a fare, se possibile, ancora di più e meglio".