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Scienze politiche e sociali

Comprendere il fenomeno mafioso per contrastarlo

Inaugurato il modulo europeo Jean Monnet 2015 sulla lotta alla criminalità organizzata

 
 
24 novembre 2015
di Chiara Racalbuto
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Legalità, cittadinanza, analisi del fenomeno mafioso e un'inevitabile riflessione sul tema urgente del terrorismo internazionale: sono questi i punti cardine del Modulo europeo Jean Monnet 2015 "Nuove competenze per nuove sfide: politiche nazionali ed europee per la lotta alla criminalità organizzata", inaugurato venerdì 20 novembre nell'aula magna del Palazzo Centrale dell'Università. Ad introdurre l'evento  il rettore dell'Università di Catania Giacomo Pignataro, il direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali di Catania Giuseppe Barone e la coordinatrice del modulo Francesca Longo, ordinario di Scienza politica del dipartimento di Scienze politiche e sociali.

"Questa attività rientra nell'impegno dell'Ateneo nei confronti della società e del territorio in cui opera - ha sottolineato il rettore Pignataro-. Il nostro dovere oggi è quello di far sì che l'università sia vicina alla società in questo momento critico e le fornisca gli strumenti scientifici per affrontare e debellare il fenomeno criminale". Una società stravolta dall'incombente minaccia terroristica, che ha mostrato ancora una volta la sua efferatezza con i tragici eventi di Parigi, e logorata dai mali antichi della mafia e della corruzione.
"Non dobbiamo coltivare l'illusione, nella pace apparente delle guerre mafiose, che la mafia sia scomparsa - ha proseguito il rettore -: questa ha sempre dimostrato di avere una natura camaleontica. Oggi non è più legata solo al fattore criminale, ma è business, conduce affari illegali a livello non solo territoriale, ma anche nazionale e internazionale. L'impegno dell'Università è di essere parte attiva nella lotta alla criminalità, fornendo un'analisi approfondita dei fenomeni e una seria formazione trasversale, perché la mafia si combatte in modo serio, partendo da una forte coscienza civile".

Il modulo, cofinanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del programma Erasmus Plus (Azione Jean Monnet), in collaborazione con l'associazione "Libera, nomi e numeri contro le mafie" e con il Centro internazionale di studi Luigi Sturzo (Ciss), è destinato a studenti e universitari di primo e secondo livello, professionisti, operatori del settore ma anche a semplici cittadini che vogliano approfondire i temi della giustizia e della lotta al crimine. 

L'Ateneo intende, dunque, offrire ai partecipanti gli strumenti per contrastare la criminalità organizzata, con particolare riguardo alle seguenti tematiche: la politica dell'Unione Europea di contrasto alla criminalità organizzata, il sequestro e la confisca dei capitali illeciti, il riutilizzo dei beni confiscati ai gruppi criminali, la misurazione statistica delle ricadute economiche e finanziarie della confisca, l'educazione alla Cittadinanza attiva.

"Questa non è un'attività retorica- ha spiegato la prof.ssa Longo-, è invece un corso in cui cercheremo di fornire una chiave di lettura del complesso fenomeno mafioso e, visti gli avvenimenti recenti, anche di affrontare il delicato tema del terrorismo di matrice islamica". Conoscere, capire, per poter combattere e contrastare i fenomeni a partire dalla loro analisi: "L'Università è la platea ideale per questo lavoro di studio e di riflessione - ha sottolineato il prof. Barone -: le mafie non hanno patria, le recenti dinamiche transnazionali hanno dato vita a una sorta di internazionale criminale che le politiche nazionali, da sole, non possono avversare. Ci vogliono grandi operazioni di intelligence ma anche di analisi scientifica per capire e contrastare il fenomeno. Da questo punto di vista l'Università di Catania ha dato un contributo importante, negli ultimi anni, alla conoscenza e allo studio del fenomeno mafioso, insieme ad associazioni come Libera, che operano attivamente sul territorio".

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Il Modulo Jean Monnet 2015 nasce proprio dalla collaborazione attiva fra Università di Catania e l'Associazione "Libera - nomi e numeri contro le mafie", che, nel 2013, hanno siglato un  accordo di cooperazione culturale sui temi della legalità e della lotta al crimine e alla corruzione. Il coordinatore dell'Associazione Libera Sicilia, Umberto di Maggio, nel corso della sua relazione su Legalità e migrazione, ha spiegato che "Libera non è un'università: noi vogliamo continuare ad essere un movimento che, però, mette insieme docenti, ricercatori, studenti, professionisti. Siamo convinti, infatti, che la lotta alla mafia ha bisogno di professionisti, di persone che abbiano la capacità di fare analisi sul sistema criminale. La mafia teme questo tipo di approccio non superficiale. Per questo collaboriamo in questi luoghi di pensiero, dove le analisi scientifiche del fenomeno devono tradursi in azioni concrete". Dello stesso avviso anche il coordinatore di Libera Catania, Dario Montana, intervenuto sul tema Legalità e Cittadinanza: "L'Università è il posto giusto per affrontare questo discorso, perché dove vi sono studio e cultura si formano anche la coscienza civile e il rispetto della cittadinanza. La cittadinanza, infatti, è volere il bene altrui, operare per la convenienza del gruppo sociale, in contrasto con la logica egoistica mafiosa".

Su cosa si fonda la cittadinanza? "La cittadinanza si fonda non solo sul rispetto dell'altro, ma anche sulla memoria- ha sottolineato il prof. Rosario Mangiameli parlando di Memoria e Cittadinanza -. Oggi si rischia una delegittimazione della nostra memoria nazionale. Noi possiamo tentare un'operazione di recupero del nostro criterio di cittadinanza rendendolo, al tempo stesso, più aperto e inclusivo".

Sull'importanza di una collaborazione fra le parti per sconfiggere la criminalità organizzata è tornato Carlo Umberto Cannella, componente della sezione Misure Prevenzione del Tribunale di Catania, nell'introduzione al suo intervento sull'utilizzo della confisca come mezzo di prevenzione del fenomeno mafioso: "Ringrazio l'Ateneo per avere coinvolto in questo progetto anche il Tribunale di Catania. E' importante perché la magistratura non deve avere un ruolo di chiusura all'interno del palazzo, ma deve essere aperta e dare un contributo conoscitivo della nostra attività quotidiana alla lotta alla criminalità".

Nel corso dell'incontro, infine, sono state presentate dai rispettivi docenti le cinque unità tematiche in cui sarà articolato il modulo: La politica di contrasto alla criminalità organizzata nell'Unione Europea, responsabile prof.ssa Francesca Longo; Il sequestro e la confisca dei beni provenienti da attività illecite, responsabile prof.ssa Anna Maria Maugeri; Il riutilizzo dei beni confiscati, responsabile prof. Salvatore Cosentino; Statistica e analisi degli effetti economici e finanziari della confisca, responsabile prof. Benedetto Torrisi; Educazione alla Cittadinanza, responsabile prof.ssa Roberta Piazza.