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I grandi della Terra intervengano per salvare i siti archeologici nel Nordafrica e in Medio Oriente"

Accorato appello dell'archeologo Paolo Matthiae, ospite dell'Università di Catania in un incontro promosso nell'ambito delle iniziative d'ateneo per la pace e per la salvaguardia del patrimonio culturale nei Paesi del Mediterraneo e del Vicino e Medio Oriente

 
 
21 maggio 2015
di Mariano Campo
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"Siria, Iraq, Libia, Afghanistan, Pakistan, Libano, Tunisia. Viviamo giorni cruciali per la salvaguardia  del patrimonio culturale non solo di queste regioni, ma del mondo intero. Se i potenti della Terra non interverranno per evitare questo scempio, avranno sulla coscienza questa gravissima colpa". Proprio mentre Paolo Matthiae, archeologo di fama internazionale, pronunciava queste parole, in un affollatissimo auditorium dei Benedettini, le agenzie battevano la notizia che la città siriana di Palmira era caduta nelle mani dei miliziani dell'Isis, e che centinaia di statue e preziosi reperti venivano in fretta e in furia rimosse e messe al sicuro dal dipartimento delle antichità siriano.

Matthiae, scopritore di Ebla, da diverso tempo ormai documenta e sensibilizza l'opinione pubblica occidentale sull'inestimabile valore dei beni culturali e archeologici distrutti e scempiati dalle truppe jihadiste in Libia come in Afghanistan, Siria e Iraq: "Saccheggi e distruzioni sono avvenuti a Ninive, Hatra, Nimrud. Vengono distrutte testimonianze del passato perché, secondo la logica integralista dell'Isis, anche il culto degli uomini insigni viene considerato fautore di politeismo, e non soltanto per un affronto contro l'Occidente che si vuole respingere: vengono minacciati anche monumenti memorabili del mondo islamico. E' ora che l'Onu intervenga con una dichiarazione solenne di condanna di questi crimini, magari mandando i Caschi blu a presidiare i siti più importanti e interponendosi a difesa del patrimonio culturale".

"L'Università di Catania - ha ricordato il rettore Giacomo Pignataro, aprendo l'incontro promosso nell'ambito delle iniziative d'ateneo per la pace e per la salvaguardia del patrimonio culturale nei Paesi del Mediterraneo e del Vicino e Medio Oriente - si è fatta promotrice di un appello, perché ritiene che oltre al dramma delle vittime di barbare uccisioni di ostaggi e genocidi vada affrontato anche quello legato alla distruzione dei beni culturali: in questi tragici fatti, c'è la volontà di affermarsi da parte di un totalitarismo estremista che vuole annientare la memoria e le identità dei popoli. Questo non possiamo e non dobbiamo accettarlo, in nome dell'integrazione, del dialogo e della pace, che sono tra i valori fondanti del nostro Statuto".

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"Sognavamo un Mediterraneo che fosse solcato da ponti di pace e di scambio - ha aggiunto il prof. Antonio Pioletti, tra i promotori dell'appello, non certo un triste cimitero. I nostri strumenti sono quelli della cultura, e facendo leva su questi chiediamo una forte interlocuzione politica affinché si intervenga con azioni concrete per salvaguardare questo grande patrimonio millenario di storia e civiltà".
Matthiae ha poi reso omaggio alla grande tradizione archeologica dell'Ateneo catanese, sottolineandone la posizione strategica rispetto al Mediterraneo e chiamando ad una mobilitazione immediata il mondo della cultura e della politica. "Dobbiamo far capire al mondo cosa rischiamo di perdere - ha affermato -. Nel corso dei secoli, dalle crociate alla rivoluzione francese, anche l'Occidente cristiano si è macchiato di questi gesti di barbarie, tra saccheggi, depredazione di opere d'arte ai vinti delle guerre ed efferatezze come quelle a cui assistiamo oggi, che puntano all'annientamento totale del nemico in nome della condanna della memoria, per motivazioni etniche, religiose o ideologiche. Soltanto di recente si è sviluppata una sensibilità condivisa, che oggi ci fa affermare con convinzione i principi sanciti dall'Unesco, sull'universalità, l'uguaglianza e l'eternità delle opere del patrimonio mondiale".

All'incontro sono intervenuti anche i professori Alfredo Petralia (coordinatore del progetto "Gettiamo un ponte di amicizia per i giovani del Mediterraneo") e Francesco Tomasello (direttore della missione archeologica dell'Università di Catania a Leptis Magna) e l'ex direttore  dell'Istituto Italiano di Cultura di Tripoli Rubens Piovano.