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Dipartimento di Scienze politiche e sociali

La "comunicazione vicina" di Papa Francesco, incontro con il direttore del Centro Televisivo Vaticano

Monsignor Viganò ospite del dipartimento di Scienze politiche e sociali per parlare del rapporto tra Sua Santità e i fedeli

 
 
14 aprile 2015
di Alfio Russo
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"Lo stile conversazionale finalizzato a creare un dialogo con i fedeli anche durante gli Angelus e la capacità di creare una quotidianità eventizzata non programmata rendono la comunicazione di papa Francesco unica e soprattutto di successo tra la gente". Con queste parole monsignor Dario Edoardo Viganò, direttore del Centro Televisivo Vaticano dal 2013, ha aperto la conversazione sul tema "Il Papa venuto da lontano e la Sua comunicazione vicina" che si è tenuta ieri nell'aula magna del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Catania (via Vittorio Emanuele 49).

Una conversazione in cui - dopo i saluti istituzionali di Giuseppe Barone, direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali - monsignor Viganò, nato in Brasile da genitori brianzoli emigrati negli anni '50, ha sviscerato aneddoti e segreti della comunicazione vaticana e del successo di papa Francesco, "il primo papa gesuita, sudamericano, o meglio venuto da lontano come ha sottolineato, e che si chiama Francesco - ha spiegato monsignor Viganò - ma soprattutto che ha colpito tutti con quel "Buonasera" ad inizio pontificato da cui abbiamo capito che c'era qualcosa di nuovo per la sua comprensibilità, per le sue parole semplici che raccontano una verità profonda proprio perché la sua persona è radicata in una grande cultura e spiritualità e poi perché ama il contatto con la gente perché i fedeli ormai vengono a Roma non più per ascoltare il pontefice, ma per il contatto con il pontefice".


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A tutto ciò si aggiunge anche il fatto che "papa Francesco stia godendo di una grande vicinanza col mondo non ecclesiastico, ed un po' meno di quello ecclesiastico, proprio perché sta sbaraccando la struttura di una Chiesa imperiale e cortigiana per far si che rimanga la Chiesa di Gesù, d'altronde papa Francesco è un gesuita, ma non un rivoluzionario - ha aggiunto il direttore del Ctv - ovviamente chi non è testimone credibile del vangelo, così come parte del mondo ecclesiastico, non subisce il fascino del nuovo papa, il quale, in questo momento molto particolare per la Chiesa, sta rinnovando solo spiritualmente la Chiesa".
E sulla "comunicazione" del papa, mons. Viganò ha evidenziato che "papa Francesco non è uno stratega della comunicazione, è un uomo semplice che ha rotto le logiche comunicative classiche della chiesa ben lontana da quelle mondane tradizionali basti pensare alle parole sul genocidio degli Armeni". "Chiunque avrebbe fatto un riferimento solo in generale, ma papa Francesco ha parlato in modo molto specifico per un motivo molto semplice, far riconciliare il popolo armeno e turco - ha sottolineato mons. Viganò - credo che da questo punto di vista siamo di fronte ad una comunicazione forte perché papa Francesco ha capito che solo così la Chiesa potrà essere vicina alla sua comunità. Bergoglio vuole una Chiesa povera anche nella sua quotidianità, ricca di gesti sobri e questo sta rendendo la Chiesa più credibile".

E sul "rapporto" del papa Francesco con le telecamere del Centro Televisivo Vaticano, "le uniche autorizzate a riprendere le visite e gli incontri di papa Francesco a fini documentaristici e per la trasmissione a tutte le emittenti televisive, ormai non più ammesse nelle occasioni ufficiali - ha evidenziato mons. Viganò - Bergoglio riesce sempre a creare un'imprevedibilità all'interno di eventi pianificati così come ad esempio quando a Betlemme, in occasione dell'incontro già pianificato con Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli, papa Francesco ha fermato l'auto davanti al muro di separazione ed ha messo la mano sul muro stesso trasformando il gesto in un evento storico, un'autentica icona".