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Ateneo

Il dipartimento di Scienze del Farmaco incontra le imprese del settore

Alla Cittadella si è svolto il "Pharmaday", una giornata per la promozione della sinergia tra ricerca e aziende del territorio

 
 
20 febbraio 2015
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Interazione tra Università ed aziende farmaceutiche per potenziare la ricerca, lavorare allo sviluppo del territorio e dare lavoro ai giovani laureati in Farmacia. Sono gli obiettivi che si sono posti stamattina l'Università di Catania e Federfarma Catania promuovendo la manifestazione "DSF - Pharma Day" che si è svolta questa mattina nei locali del dipartimento di Scienze del Farmaco e rivolta principalmente alle aziende di settore (oltre 30 le presenti provenienti anche dal nord-Italia).
E proprio il rettore Giacomo Pignataro, alla presenza del direttore di dipartimento di Scienze del Farmaco, prof. Giovanni Puglisi, ha tracciato la strada da seguire evidenziando che "solo tramite la concertazione con le aziende farmaceutiche e con le altre istituzioni è possibile progredire nel campo delle conoscenze, delle innovazioni e dei processi di ricerca e, di conseguenza, vista la situazione del nostro territorio duramente colpita dalla crisi, ridurre il fenomeno della fuga dei nostri cervelli nel resto d'Italia e all'estero ed evitare l'indebolimento del settore farmaceutico a Catania".

"L'Ateneo di Catania, al fine di migliorare l'interazione con le aziende farmaceutiche, metterà a disposizione le proprie strutture anche dei soggetti imprenditoriali - ha aggiunto Pignataro riferendosi ai laboratori di Nanotecnologia e Biotecnologia presenti all'interno della Torre Biologica -, oltre al neonato Distretto di Alta Tecnologia Bio-Medico. L'Università è pronta a ricoprire il ruolo di attore principale di questo processo di interazione tra enti e catalizzatore di finanziamenti esterni", ha concluso Pignataro sottolineando "come l'Italia, rispetto al resto d'Europa, investa poco o nulla nel campo della ricerca e della formazione e per questo appare indispensabile anche la collaborazione con i privati".

Un invito immediatamente accolto dal presidente di Federfarma Catania, Gioacchino Nicolosi, il quale ha evidenziato che "il settore farmaceutico necessita di un sostegno da parte del mondo universitario ed in particolar modo il potenziamento della sinergia con l'Università di Catania, già avviata da tempo, può essere determinante per uscire dalla crisi del settore che sarà investito da nuovi tagli statali". "A Catania - ha aggiunto Nicolosi - possiamo contare su un'industria farmaceutica tra le più importanti d'Italia, ma necessita di un aiuto ed in tal senso l'invito dell'Ateneo catanese sarà accolto".

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Sulla stessa linea la prof.ssa Stefania Stefani, delegata del rettore alla Ricerca, la quale ha spiegato che "solo tramite l'autovalutazione, l'innovazione, la ricerca di finanziamenti ed il potenziamento tecnologico e delle infrastrutture è possibile ridurre il gap con il resto dell'Italia ed eliminare la fuga di cervelli". "Proprio la fuga di cervelli testimonia che sul piano della didattica non siamo inferiori a nessuno - ha aggiunto la prof.ssa Stefani - e per combattere questo fenomeno dobbiamo coinvolgere le aziende farmaceutiche al fine che investano sulla formazione ed in particolar modo sui dottorati di ricerca ovvero giovani altamente formati e qualificati a disposizione delle stesse aziende farmaceutiche".

Un tema, quello dell'occupazione dei giovani laureati nelle aziende farmaceutiche, su cui si è soffermato Concetto Vasta, delegato di Farmaindustria: "Solo il 55,6% dei laureati in Farmacia lavora nelle aziende a testimonianza della fuga di cervelli all'estero che sarà ancor più accentuata se il settore farmaceutico sarà colpito da altri tagli con la nuova legge di stabilità". "Eppure - ha aggiunto il dott. Vasta - il settore in Italia è in attivo basti pensare che lo Stato registra ogni anno una spesa di 11,8 miliardi di euro di spesa pubblica in farmaci e quindi all'industrie farmaceutiche a fronte di un contributo della Farmaceutica e indotto pari a 13,1 miliardi di euro (6 miliardi di stipendi e contributi, 4,2 miliardi di imposte e 2,9 miliardi di investimenti in produzione. A questi bisogna aggiungere che le aziende farmaceutiche italiane, che contano 62.300 addetti diretti del settore per un totale di 222.000 lavoratori con l'indotto, ricavano 17,2 miliardi di euro di export". Ma Vasta ha posto l'accento anche "sul rapporto ricerca-salute perché abbattendo il numero di malati e delle eventuali complicazioni possiamo si abbatte anche la spesa pubblica, per questo occorre potenziare la ricerca".

A seguire il prof. Ettore Novellino, presidente della Conferenza dei direttori dei dipartimenti di Scienze farmaceutiche, ha tenuto una lectio magistralis intitolata "Nutraceutici: farmaci per le persone sane". "Si tratta di una nuova disciplina avviata nel 2005 che si occupa dello studio di alimenti che si suppone abbiano una funzione benefica sulla salute umana - ha spiegato il prof. Novellino - tutte le malattie sono il prodotto della dieta e dello stile di vita non corretti, pertanto soltanto mangiando bene e con uno stato di benessere fisico e mentale possiamo avere una popolazione sana o quanto meno con un minor numero di malati".