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Digesa

Progetto LIFE+ Leopoldia, gli interventi per la tutela delle dune di Punta Braccetto

Salvaguardia ambientale degli habitat costieri della Sicilia meridionale

 
 
23 agosto 2014
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Anche questa estate chi si è recato nelle spiagge della Sicilia sud orientale ha trovato arenili sempre più ristretti. La linea della costa arretra, il mare invade i lidi, le dune si assottigliano.
Un grave danno ambientale oltre che economico.Uno studio effettuato dal progetto LIFE Leopoldia ha stimato, sulla base di foto aeree, che negli ultimi 50 anni nella zona di Macconi di Gela la linea di costa ha subito un fortissimo arretramento con picchi di circa 250 m. Del resto basta interrogare i bagnanti, che ricordano spiagge in media più ampie di almeno 30 metri.

Considerando che parliamo di più di 80 km di costa, tra Gela e Pozzallo, ci rendiamo rapidamente conto di quanti ettari di terra sia stata erosa dal mare negli ultimi anni, terra coltivata o utilizzata per scopi turistici e il fenomeno non accenna ad arrestarsi. Perché questo succede? E perché invece fino agli anni '50 queste stesse spiagge avanzavano? L'arretramento della linea di riva è frequentemente associato alla demolizione delle dune, all'abusivismo nelle zone costiere e demaniali, allo sbarramento di corsi, torrenti ed alvei che impedisce l'apporto di sabbie per i litorali.

I sistemi dunali costituiscono allo stesso tempo un argine naturale alle acque alte, una protezione per gli ambienti di retrospiaggia e un accumulo di sabbia in grado di alimentare la spiaggia e quindi di contrastare in parte gli effetti dell'erosione. Da qui l'importanza della salvaguardia o ricostruzione delle dune costiere. Le dune sono un sistema mobile ed estremamente fragile, la rimozione della vegetazione, il calpestio o addirittura lo sbancamento provocano l'ingresso di vento e acqua che portano la sabbia verso l'entroterra dove sono sorte strade, costruzioni che non sono in grado di trattenerla.


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Cosa fare?
Le soluzioni tecniche per difendere la costa non sono semplici e non sempre sono attuabili, almeno nell'immediato. La cosa più importante sarebbe cambiare il nostro modo di guardare al territorio costiero e pensare ad interventi su larga scala di ricostruzione del cordone dunale. I costi sono sicuramente altissimi, molte strade costiere, parcheggi  e altre opere pubbliche dovrebbero essere rimosse, molti privati dovrebbero rinunciare a parte dei loro terreni. L'alternativa però è che queste stesse cose le faccia il mare in qualche anno e nel frattempo sono enormi i costi di manutenzione di strade e opere sul mare.

Dimenticare il problema non lo risolve, agire con più lungimiranza oggi, come 10 anni fa, ci permetterebbe di godere di un patrimonio intatto. Ci auguriamo che pubblico e privato si incontrino per realizzare un grande obiettivo di recupero di tutta la costa meridionale della Sicilia.

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Il progetto Life-Leopoldia - di cui è partner anche l'Università di Catania tramite il Digesa - prevede alcuni interventi all'interno del Sito di interesse comunitario "Punta Braccetto-Contrada Cammarana", per la tutela del cordone dunale e degli habitat presenti.
Gli ambienti costieri costituiscono una categoria di habitat di eccezionale interesse biologico: nonostante possano sembrare inospitali, quasi privi di vita, rivestono una enorme importanza sia per la conservazione della biodiversità, in quanto ospitano specie e comunità specializzate a vivere in condizioni ecologiche estreme, sia per le ricadute economico-sociali, giacché l'uso sostenibile di questi ambienti garantirà alle generazioni presenti e future di esercitare in maniera ottimale le attività turistico-balneari.

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Gli habitat costieri sono quindi un esempio di come l'interesse di conservazione della biodiversità dovrebbe coincidere con l'interesse di uno sviluppo economico duraturo grazie all'uso sostenibile di risorse non rinnovabili, quali i sistemi complessi delle dune e delle coste rocciose (E. Farris & R. Filigheddu, 2014).
I sistemi dunali europei hanno subito un declino medio del 70%, in Italia il processo è stato anche più intenso, con una perdita fino all'80%, da 45.000 ha nel 1900 a 9.000 alla fine del xx secolo (Feola et al., 2011).

A partire dall'autunno 2014, a Punta Braccetto, si procederà alla eradicazione delle specie invasive attualmente presenti e alla successiva piantumazione di specie autoctone, coltivate all'interno del vivaio di Randello. Saranno inoltre realizzate una passerella per accedere alla spiaggia di Randello e una recinzione in legno, per segnalare la presenza di habitat importanti e impedire il calpestio della vegetazione. Tali interventi sono direttamente connessi alla gestione del SIC.


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L'eradicazione riguarderà essenzialmente una specie esotica proveniente dai giardini privati, il Carpobrotus edulis, che si è naturalizzato costituendo una grave minaccia per la flora autoctona.
L'area dei "Canalotti" sarà quindi interessata da una ripiantumazione di specie autoctone scelte in funzione dei diversi habitat esistenti e/o potenziali. Per poter procedere a questa azione è stata redatta una nuova carta degli habitat presenti ad una scala più dettagliata.
Nello specifico saranno piantumati prevalentemente: Limoniastrum monopetalum, Lycium intricatum, Suaeda vera, Juniperus macrocarpa, Ephedra fragilis, Rhamnus alaternus, Retama reatam subsp. Gussonei, per un totale di circa 7000 piante.

E' prevista la realizzazione di una passerella in legno che permetta un agevole collegamento pedonale dalla strada che si attesta sul costone roccioso alla spiaggia di Randello e l'attraversamento delle dune senza alterazione dello strato superficiale, consentendo l'innesco di processi evolutivi della vegetazione, che riducano i fenomeni erosivi.

La presenza di un tratto di strada sterrata inoltre favorisce il calpestio della scogliera dove si sviluppa il Limonietum hyblaei, associazione alofila molto peculiare dove riscontriamo anche la subassociazione con la rara Crucianella rupestris. La strada consente inoltre il parcheggio in aree dove esiste un pericolo di crollo della falesia.
In quest'area è dunque prevista una recinzione delle aree naturali residue, realizzata con pali di castagno e funi in cotone, che segnali la presenza di specie vegetali da salvaguardare. Ci si augura che questo accesso veicolare possa nel tempo essere dismesso, consentendo solo l'accesso pedonale e ciclabile alle aree.

Ad intervento ultimato verranno collocati dei pannelli esplicativi che informeranno sul programma LIFE Natura e sulla Rete Natura 2000, sul funzionamento dei sistemi dunali, sulle specie da tutelare. L'auspicio è che queste buone pratiche possano essere potenziate inserendole all'interno di un piano più generale di fruizione della costa e che si diffondano in tutte le aree dunali della Sicilia meridionale.


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