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Cus

Università, certezza per il futuro d'Italia

Convegno alla Cittadella universitaria

 
 
03 maggio 2014
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Certi temi hanno bisogno di essere continuamente riconsiderati, perché in essi si rappresentano i momenti più importanti di una società e del suo sviluppo etico, economico e sociale. Fra questi quello trattato nell'aula magna del Cus Catania sabato 3 maggio, alla Cittadella universitaria, nel corso del convegno dal titolo "Università, certezza per il futuro d'Italia".

L'evento è stato sicuramente di grande rilievo. Il convegno organizzato dal prof. Pietro Giovanni Suriano per il Gruppo siciliano dei Consultori e per la Ispettoria delle Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon, che ha fatto da moderatore, con il patrocinio dell'Università di Catania e del Cus, alla sua seconda edizione. Tra gli ospiti d'onore, il presidente nazionale dell'associazione dei Consultori del Regno, prof. Pier Luigi Duvina -  presente a tutte e due le edizioni - , e il presidente del Cus Luca Di Mauro, che ha porto gli indirizzi di saluto.
Diversi i docenti delle Università di Catania e di Messina impegnati nel dibattito. Per le analisi dei problemi universitari, il prof. Mauro Guarino, filosofo, rispondendo all'interrogativo su quali frontiere si prospettino nella formazione e nel pensiero delle nuove generazioni, ha offerto una duplice risposta: pessimistica, la prima, stimolante la seconda. Una vita precaria incerta, da un lato, con l'abilità di sapersi sbarazzare delle cose che non acquisirle. Dall'altro lato, visione ottimistica, il tentativo titanico di reinserire i valori dell'eticità e della dimensione politica nelle economie della formazione e delle professionalità. La precarietà, allora, potrebbe rivelarsi come positivo e creativo gioco delle diversificazioni continue e più produttive. 

Fortemente motivata, la prof.ssa Marinella Coco, fisiologa, ha difeso il ruolo della ricerca universitaria, necessaria al processo economico e sociale di una nazione. La ricerca di base  e la libertà di ricerca sono fondamentali. Da ciò la necessità di rifondare l'Università, le sue strutture didattiche, il rapporto docenti - discenti e i nuovi saperi. Non solo istruzione, ma condivisione dei saperi oltre, anche, l'aula. 
Articolata la posizione del prof. Guido Bellinghieri, nefrologo, che si è chiesto cosa e come scelgono i giovani. Poco "tutorati", sono abbandonati a criteri e scopi, spesso, sbagliati. Il prof. Vincenzo Savica, nefrologo, ha aggiunto, che, purtroppo, bisogna fare i conti con una questione meridionale dell'Università, che è causa di disoccupazione e fuga di cervelli. A differenza delle università del Nord, quelle meridionali sfornano professionisti in fuga perché più precari, non al passo con i tempi del progresso tecnico ed economico e di conseguenza meno retribuiti. 

Lo storico Luciano Granozzi ha rilanciato, sostenendo che "non si può rimanere chiusi nelle vecchie questioni: le lamentele sono tante, ma bisogna passare ai punti critici essenziali per potere ripartire. Vi è, attualmente, una campagna contro l'Università, vessata anche da manovre politiche avverse. Gli effetti negativi stanno emergendo anche nelle professionalità che si vanno creando. Interrotto, per molti anni, il ricambio della docenza e della sua formazione, si sta subendo, per colmare il vuoto, l'invasione di professionisti provenienti da altri Paesi. L'impegno finale ad intervenire nelle nuove riformulazioni scientifico didattiche e a ritrovare l'equilibrio nella parte migliore della nostra società: l'Istruzione". 

Ha chiuso i lavori il prof. Pietro Suriano, angiologo, che ha sottolineato come, "pur nell'appartenenza a linee politiche differenti, si possa giungere ad unici intenti, legati dal comune interessi della conoscenza e dell'amore verso la medesima, oltre a quello verso il proprio Paese".