"Fresia", docu-film dedicato al primo processo svolto in Italia contro un criminale della dittatura di Pinochet, ha inaugurato lunedì 10 marzo la rassegna "Incontri" dedicata a "Diritto rappresentazione e memoria", organizzata dal dottorato in Scienze politiche del dipartimento di Scienze politiche e sociali, in collaborazione con Laposs e I.S.V.I.
Fresia è una delle tante vedove "presunte" dei desaparecidos, una donna che non si è arresa ed è riuscita a portare in un tribunale italiano, il militare ritenuto responsabile di aver torturato e ucciso il marito, Omar Venturelli. Il processo al militare diventa, nel corso della narrazione, un processo esistenziale che descrive i rapporti tra il diritto e la giustizia e tra questi e la vita.
Alla presentazione sono intervenuti il regista Corrado Punzi e l'avvocato Marta Vignola.

Il film, girato tra l'Italia e il Cile, documenta i tre anni del processo avviato a Roma in seguito all'arresto e alla successiva estradizione del procuratore Alfonso Podlech, e si snoda attraverso il lavoro dell'avvocato Vignola, che con Fresia ha consolidato un rapporto umano cominciato dieci anni prima nella città cilena di Temuco.
L'opera di Punzi guarda con lucidità al processo e ai suoi protagonisti, "come regista - precisa Punzi - ho cercato di non fare un film politico ma di far un film politicamente, sarebbe stato molto facile guardare la tragedia dal buco della serratura, fare della pornografia della tragedia". Le immagini raccontano la memoria del singolo, Fresia, che è memoria di un popolo, quello cileno; una memoria che il governo tenta di cancellare accondiscendendo ad una sorta di complotto del silenzio, istituzionalizzato con la "commissione per la verità e la riconciliazione".

Il docu-film, però, va oltre la stessa denuncia dei diritti negati durante la dittatura di Pinochet, in esso emerge con forza il contrasto, tra la giustizia per Fresia e la giustizia per il diritto, tra ciò che è verità per Fresia, e la verità del diritto. L'assoluzione di Podlech, è corretta per il diritto perché il processo non ha potuto dimostrarne la colpevolezza ma, dall'altra parte, dimostra l'estraneità del diritto alle ragioni di giustizia etica. È lo stesso regista a precisare questo aspetto: "Io con Heinz von Foerster credo che la verità è l'invenzione di un bugiardo e che in questo caso il bugiardo sia il sistema del diritto che ha costruito la sua verità, che è diversa dalla verità storica e dalla verità di Fresia. Il diritto ha trasformato la tragedia in commedia, ed è quello che ho cercato di mostrare la commedia del diritto".