ATTENZIONE!!!SI STA NAVIGANDO UNA VECCHIA VERSIONE DEL SITO
CLICCARE QUI PER LA VERSIONE ATTUALE DEL BOLLETTINO D'ATENEO
Notizie
Giorno della Memoria

Bruno Maida e la Shoah dei bambini: «Ricordare per acquisire consapevolezza»

Lo storico dell'Università di Torino ospite dell'Ateneo di Catania presenta il volume sulla persecuzione dell'infanzia ebraica in Italia

 
 
29 gennaio 2014
di Alessia Di Pietro
Maida.jpg
In occasione della Giornata della Memoria, martedì 28 gennaio  nell'auditorium del Monastero dei Benedettini di Catania Bruno Maida, ricercatore di Storia contemporanea dell'Università di Torino, ha presentato il saggio "La Shoah dei bambini. La persecuzione dell'infanzia ebraica in Italia (1938-1945)".
Con occhi di bambino,  nell'incontro organizzato dall'Università di Catania per la significativa ricorrenza, Maida ha ripercorso 7 anni di storia, dal 1938 al 1945. Una storia, però, che si avvale di un punto di vista diverso e singolare, quello dei bambini, degli innocenti, che sono cresciuti (oppure no) negli anni delle persecuzioni razziali.  
«Per l'infanzia è una storia drammatica. Se per tutti fu un periodo lunghissimo e drammatico, per i bambini fu peggio perché definirono la loro persona nel terrore, nel sentirsi in colpa» racconta Maida, «i bambini deportati dall'Italia ad Auschwitz furono circa 900, altri 7000 si nascosero, trovarono aiuti e genitori straordinari, capaci di fare scelte drammatiche. Quel nascondersi fu un altro pezzo importante di questa storia».

Maida2.jpg
Secondo il ricercatore torinese non è importante tanto il ricordare ma il «come si ricorda, mettendo bene in relazione storia e memoria» e tenendo bene in considerazione «il tasso di complessità» che riguarda e caratterizza tutti i passaggi che hanno portato dalla costruzione del nemico alla sua distruzione, passando attraverso il suo isolamento e indebolimento (soprattutto culturale).
La scuola è stata un'arma importante nelle mani del potere fascista che ha potuto, attraverso la gestione dell'educazione, non solo controllare lo sviluppo ideologico del nuovo uomo fascista ma anche eliminare ogni segno di ebraicità dai libri, dalla storia e così dalla realtà.
Maida spiega, inoltre, che non è corretto parlare solo di vittime e carnefici, bisogna valutare, piuttosto, i complessi processi psicologici ai quali tutti furono sottoposti e che spesso determinarono cambi di direzione e scelte contraddittorie.
Di questa storia, di questi 7 terribili anni «la cosa che più impressiona è il vuoto, il vuoto dei corpi, la loro assenza», l'eliminazione delle prove tangibili dell'esistenza di vite umane.
Lo studioso ha concluso il suo intervento affermando che «la memoria non serve per ricordare ma per sapere, per acquisire la consapevolezza di quello che è successo».